Tutto ha inizio negli anni ’60, quando Bruno, classe 1937, insieme alla moglie Marisa, inizia a costruire l’Osteria ai Pioppi. Siamo nel 1969 e la struttura non era altro che un prefabbricato in lamiera che disponeva di un tavolo in legno.
Da allora i proprietari si sono dedicati con entusiasmo e creatività alla costruzione di giostre nel boschetto di pioppi. Oggi rimangono solo cinque o sei di quegli alberi che allora fungevano da cornice al parco giochi, al momento circondato da carpini, castagni e querce. Attualmente è presente un’osteria con molti posti a sedere, circa 1200, al coperto e non, dove con 10 euro si mangia avvolti da un’atmosfera che ricorda quella delle sagre di paese. Oltre all’osteria è presente un ristorante, al piano superiore, dove con 25 euro si pranza o si cena e si possono anche organizzare feste, battesimi e comunioni. All’esterno si estende il
parco giochi gratuito con circa 40 attrazioni, interamente costruite a mano, omologate, che funzionano con pochissima corrente elettrica.
«La nostra filosofia è quella di risparmiare sulla corrente elettrica e quasi tutte le giostre funzionano manualmente, dall’altalena al tirapugni. Nel corso degli anni ci siamo specializzati e abbiamo imparato a lavorare il ferro. Quella di creare Ai Poppi non è stata una decisione ma una conseguenza. Dopo le prime giostre siamo andati avanti…», spiega Bruno, con una passione e un’allegria travolgenti.
Le giostre che popolano il parco hanno uno stile retrò: gli scivoli, il pendolo, le altalene, una teleferica, una ruota ispirata all’uomo vitruviano, il tirapugni, le gabbie, le catenelle… Il pendolo è l’unica attrazione dotata di un motore, che spinge un carrello per poi fargli raggiungere la velocità di 100 km/h. «Ma attenzione” ricorda Bruno “il pendolo funziona sì con l’elettricità, ma non come a Gardaland dove tutto e automatico: la corrente serve solo per spingere in alto il carrello, che però poi scende da solo!». La struttura è sviluppata su un’area di circa trenta mila metri quadri, di cui circa otto/dieci mila sono dedicati al parco e il resto alle altre strutture, ed è aperta solo nei week end, da aprile a novembre. «A Montello, (l’area rurale dove si trova Ai Pioppi, n.d.a.) bisogna venire apposta – dice Bruno – e d’inverno non ci sono visitatori».
Il Luna Park è a libero accesso: si può andare alla scoperta delle attrazioni e giocare senza pagare il biglietto d’entrata. I Ferrin chiedono però di preferire le specialità della casa al proprio cestino da picnic, perché anche un caffè può contribuire all’economia della struttura. «Noi siamo contenti, il lavoro non ci manca, i nostri soldini li guadagniamo e tiriamo avanti. Siamo una famiglia modesta». Le scolaresche e i gruppi di ragazzi vengono invece accolte, con gite e escursioni, anche durante la settimana. «Soprattutto nel periodo primaverile, da aprile fino a giugno, numerosi sono i gruppi di giovani che visitano il parco e che, in questo caso, possono anche portarsi il “pranzo al sacco” ed essere liberi completamente» afferma Ferrin.
Tutte le attrazioni sono omologate e a norma e vengono sottoposte ad una continua manutenzione da parte dello staff dei Pioppi. Il progetto delle giostre nasce nella mente del capofamiglia, autodidatta, che adora inventarle e che poi le costruisce manualmente. Per quelle più grandi, come lo scivolo lungo o il pendolo invece, la famiglia si affida ad uno studio di professionisti e ingegneri.
«Io spiego loro quello che vorrei. L’ingegnere butta giù l’idea al computer e quando allo schermo vedo quello che mi può soddisfare, mi faccio dare il disegno con le misure e poi cerco di realizzarlo. In alcuni casi per la fabbricazione vera e propria ci appoggiamo ad una piccola officina artigiana del paese e io e mio nipote andiamo là a tagliare e a modellare”, ci racconta Il Signor Bruno. In questo caso un’idea, come quella iniziale della costruzione di un’altalena per bambini, ha portato alla luce una realtà alternativa, originale e avviata, perché come dice Bruno “la passione è il segreto”».