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Il teatro civile di Stefano Lucarelli

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Approda al Terra Nuova Festival il teatro civile di Stefano Lucarelli, che il 4 giugno proporrà il suo spettacolo dal titolo “Scarti”. Un appuntamento che si affianca ad una ricchissima proposta: non mancate dal 2 al 5 giugno a Camaiore.
Il prossimo 4 giugno alle 21.15 il Terra Nuova Festival (2-5 giugno Villa Le Pianore, Camaiore) avrà l’onore di ospitare lo spettacolo di Stefano Lucarelli dal titolo “Scarti”. Si tratta di un monologo sul riuso, sul riciclo, sull’opulenza dei gadget, sul bisogno di avere per farsi riconoscere, per essere rappresentati, per non essere “normali”. «E’ un mondo di cose, quello di cui ci circondiamo. Utili e inutili, indispensabili e irrinunciabili – spiega lo stesso Lucarelli parlando dello spettacolo – Ma è proprio così? Siamo sicuri che tuttoserve? E poi: se una bella caffettiera tornasse improvvisamente ad essere resuscitata dalla caduta del 31 dicembre? Quando ancora e per molti anni addietro, era d’uso buttare le cose vecchie dalla finestra? E comunque, ogni volta che gettiamo robe, cosa rimane di noi? Dei nostrirestie dei nostriavanzi? Cosa rimane di tutte le parole, di tutti i gesti corse, e viaggi e amori? In questi anni di  “emergenza” rifiuti, è questa la misura che mi colpisce. Quanto di noi c’è dentro quei cassonetti strabordanti, tra quelle buste verdi, celesti o rosa che andiamo riempiendo, occupando i marciapiedi e che dobbiamo scavalcare per uscire di casa. Cosa pensiamo una volta gettato il rifiuto sulla strada?  Per non parlare di tutte le cose inutili e apparentemente indispensabili con cui ci troviamo a convivere, perché convinti dell’assoluta indispensabilità. Oggetti e cose che hanno un tempo di durata preciso e che non hanno più pezzi di ricambio.
Nella stesura del testo, come sempre, è dall’interno di me stesso che sono partito per capire quanto di me era ancora utile, buono, sano e incontaminato. E tra queste senz’altro le parole: importanti, perché possono separare o unire, salvare o uccidere, accusare o perdonare. Una bellaraccolta differenziatache ci aiuterebbe a sottrarre il linguaggio ad una babele insulsa di luoghi comuni e di sciocchezze da bar innalzate al livello di un sentire comune o di una linea politica condivisibile. E perché parole comeri-cicloeri-usovenghino ad essere considerate un valore. Sarebbe bello riappropriarsene attraverso gesti e segni che portino da un’altra parte, che indichino un’altra strada perri-costruireeri-pensareuna maniera di essere e fare comunità».

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