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L’accesso al mare è un diritto violato

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La maggioranza delle spiagge italiane sono privatizzate e cementificate, con difficoltà di accesso al mare da parte dei cittadini, che devono sempre pagare. I  Verdi hanno realizzato un manuale di autodifesta dei bagnanti
Le spiagge italiane sono sempre meno accessibili. La Penisola ha un’estensione di coste per 7.500 km, ma gli italiani per andare al mare devono pagare. L’accesso alle spiagge è diventato molto difficile: cancelli, reti, siepi o stabilimenti impediscono di arrivare al mare, privando i cittadini di un diritto fondamentale, su cui si è pronunciata anche la Corte di Cassazione.
I Verdi Italiani hanno realizzato un manuale in difesa dei bagnanti, che affronta tutte le questioni pratiche e giuridiche, aiutando il cittadino a difendersi di fronte alle violazioni della legge.
La Finanziaria del 2007 aveva stabilito che “è fatto obbligo ai titolari di concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione”. Ma la legge viene trasgredita regolarmente e la spiaggia pubblica è diventata ormai un lontano ricordo: tra ombrelloni, lettini, chioschi e spogliatoi, i gestori dei lidi stanno privatizzando il mare. E spesso i concessionari che gestiscono gli stabilimenti infrangono anche le regole più fondamentali, come l’obbligo di offrire percorsi accessibili per disabili fino alla battigia.
 
«Andare al mare sta diventando per gli italiani un lusso e un privilegio, una diritto rubato a chi non può permettersi di pagare ombrellone e lettino. La spiaggia libera è ormai diventata un miraggio mentre gli stabilimenti balneari continuano a fare affari d’oro pagando canoni di concessione irrisori», spiega il leader ecologista . Che aggiunge: «Non molti sanno che uno stabilimento balneare di 8000 metri quadrati che rende milioni di euro generalmente paga un canone di 1,20 euro per metro quadro. Circa 10 mila euro l’anno, 800 euro al mese ossia meno di quanto costa il fitto di un appartamento per una famiglia. Una vera e propria vergogna se si considera che ogni giorno il governo chiede sacrifici ai cittadini». Ma non solo. «L’Italia è l’unico paese al mondo in cui per andare a mare in alcune significative località come Roma viene imposto il pagamento di un biglietto d’ingresso, una vera e propria tassa sul mare – continua il leader verde -. Tutto questo nonostante la legge del 2006 che stabilisce il libero e gratuito accesso anche ai fini della Balneazione dica il contrario. La non applicazione di questa legge ha portato alla quasi totale privatizzazione delle spiagge italiane».
Ma in Italia c’è anche chi la pensa diversamente. Il presidente veneto di Confturismo e Federalberghi ha recentemente proposto di abolire la gratuita delle ultime spiagge rimaste, che rappresentano comunque un costo per le amministrazioni.
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