Parcheggi o pedaggi a pagamento non risolvono la situazione. Fermato l’eliski sulla Marmolada.
Per accedere alla montagna basta pagare. In elicottero, in funivia, o in automobile: con un po’ di denaro e di petrolio, i versanti scoscesi delle Alpi prestano il fianco a ogni genere di invasione. Da alcuni anni si stanno diffondendo esperienze di ecopass più o meno mascherate, con l’obiettivo «dichiarato» di limitare il traffico sui passi alpini o in ambienti delicati delle montagne italiane. Questo è avvenuto sulle Tre Cime di Lavaredo, dove il comune di Auronzo (Bl) ha posto un pedaggio di 18 euro per l’accesso automobilistico. Anche in Piemonte la soluzione sembra essere quella del parcheggio a pagamento, applicato sia a Pian del Re (Cn) che a Pian della Mussa (To). Il risultato evidente è che i ricchi possono permettersi la gita sulle Alpi, marcando un privilegio sui meno abbienti e, alla fine, andare a piedi o in bicicletta diventa quasi un’attività da sfigati, più che una scelta ecologica da premiare.
Secondo l’associazione Mountain Wilderness, la montagna assomiglia sempre più alle nostre spiagge, dove si paga ogni servizio. Le misure introdotte dalle amministrazioni, invece di risolvere il problema dell’accesso
alle alte quote con le auto, rimpinguano le casse comunali, estendendo la percorribilità fino ai limiti di aree glaciali. «Se questi sono gli obiettivi che si raggiungono» scrive il consiglio direttivo «cioè se l’accesso alla montagna con le auto non trova limitazioni nemmeno con i severissimi pedaggi previsti in Austria o sulle Tre Cime di Lavaredo, è dunque necessario trovare altri strumenti».
Mountain Wilderness invita le amministrazioni a trovare altri strumenti per fermare le auto nei fondovalle, con più servizi ai cittadini e ai lavoratori che frequentano i passi. Tra gli strumenti che propone ci sono servizi navetta e predisposizione di fasce orarie più rigide per l’accesso. «L’obiettivo politico delle amministrazioni pubbliche» continua l’associazione «non deve consistere nel fare cassa, ma nel ripulire le montagne dalla presenza di estensioni di parcheggi sempre più invadenti che producono il diffondersi dell’inquinamento da traffico anche in montagna e rischiano di mettere a repentaglio la sua natura reale, pulita e capace di ricostruire spazi e momenti di silenzio e riflessione».
L’associazione intanto incassa una vittoria su un altro fronte: la limitazione dell’eliski sulla Marmolada. Questa pratica prevedeva che i turisti più facoltosi decollassero da località dolomitiche poco distanti, come Passo Gardena e da Monte Cherz, atterrando a Punta Rocca, per scendere poi a valle sugli sci. Dopo almeno un decennio di battaglie ambientaliste, sulla regina delle Dolomiti sarà bandito l’eliski. I primi beneficiari saranno i camosci e i galli forcelli, che svernano sui versanti soleggiati e venivano invece costretti a spostarsi in luoghi dove fanno molta più fatica ad alimentarsi.
Il fenomeno tuttavia è tutt’altro che estinto e mette in pericolo molti altri habitat presenti su tutto l’arco alpino. Purtroppo, come ha dichiarato il capofila trentino di Mountain Wilderness, la lobby degli elicotteristi, sostenuta da quelle dei maestri di sci e delle guide alpine, ha sempre impedito l’approvazione di una legge nazionale. Nel lontano 1998 il Parlamento era arrivato a un passo dal traguardo, ma la proposta è caduta nel vuoto. I soldi fanno gola a molti operatori turistici, ma se viene meno il rispetto della montagna potrebbe venire meno anche il suo antico fascino.