Una firma per salvare i ciclisti

Impressionante, poi, la quantità di ore spese in coda: solo nella capitale si trascorrono tre anni di vita nel traffico! Qualcosa però sta cambiando.

Il prezzo della benzina sempre più alto (dieci anni fa costava 1,061 euro al litro), la crisi economica e una maggiore consapevolezza dei cittadini fanno riscoprire la bicicletta come mezzo di spostamento urbano.

Non è un caso che nel 2011 le vendite delle biciclette abbiano superato quelle delle automobili1. In effetti, non c’è da meravigliarsi: la bicicletta permette di spostarsi rapidamente da un posto all’altro della città, è salutare, non inquina, fa riscoprire il paesaggio, dona buonumore, riporta a ritmi più umani e fa bene al portafoglio. Si stima che scegliere di muoversi in bicicletta, invece che con l’auto, faccia risparmiare in media tra i 700 e i 2500 euro l’anno, con effetti positivi anche per la collettività.

Pedalare quindi fa bene all’economia, ma anche all’occupazione. C’è chi ha tramutato la propria passione per la due ruote in una esperienza di lavoro: sono i ciclo corrieri, in inglese bike messenger, che con un occhio attento all’ambiente effettuano consegne di pacchi in modo veloce e puntuale, trasportando fino a circa 10 chili di peso e utilizzando per le merci più pesanti delle particolari biciclette chiamate cargobike. Un elenco aggiornato delle città dove è attivo il servizio dei pony express in bicicletta lo trovate qui: www.bicizen.it/bici-e-lavoro.

Tutto bene quindi? Non esattamente.

Il rapporto Aci-Istat 2011 sull’incidentalità ci dice che sulle strade continuano a morire troppi ciclisti e pedoni. Analizzando il fenomeno, si scopre che quasi sempre la causa principale è l’eccessiva velocità.
Basterebbe imporre il limite a 30 km/h nei centri urbani per vedere drasticamente ridotto il numero di incidenti. In attesa che la politica faccia la sua parte, non ci resta che pedalare.

Articolo tratto dal  mensile Terra Nuova Febbraio 2013, disponibile anche come eBook.

 

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