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Ventimila letti sulle montagne

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Il modello di ospitalità è decisamente spartano: si va a letto presto, non c’è la piscina, le tovaglie sono a quadretti e nei bagni gli sciacquoni hanno ancora la catenella.
Tuttavia, il Club Alpino Italiano rimane la prima struttura alberghiera del nostro paese.
Forse il fatturato è poco significativo, ma in termini numerici abbiamo a che fare con una sorta di colosso: 22 mila posti letto in oltre 700 rifugi e bivacchi, appollaiati sui dorsali delle nostre montagne.
Se ne è parlato all’ultima Borsa Internazionale del Turismo; i rifugi, nella loro essenzialità e nella loro capacità di fornire un servizio capillare, sono dei punti di riferimento imprescindibili per tutti gli appassionati di montagna, e per chi si cimenta nell’escursionismo.
Ognuno ha la sua storia e molti sono entrati nella leggenda  dell’alpinismo. Alcuni sono vere e proprie opere di alta ingegneria: realizzati in luoghi di difficile accesso con materiali sofisticati.
Altri si presentano come costruzioni semplici ed essenziali. Alcuni possono ospitare centinaia di persone, altri pochissime. Alcuni sono custoditi, altri non hanno un gestore.
Un esempio è la Capanna-osservatorio Regina Margherita, il fiore all’occhiello dei rifugi Cai. Situato a 4554 metri di altezza a Punta Gnifetti, sul Monte Rosa, è il rifugio più alto d’Europa.
I rifugi oggi offrono opportunità lavorative e formative importanti per i giovani, e continuano ad esercitare il ruolo di presidio nelle aree montane di tutela della penisola. Nei rifugi del Cai non esiste obbligo di consumazione e le tariffe per il pernottamento sono prefissate.
Tutto si basa sul rispetto reciproco dei visitatori e di chi gestisce le strutture. Un rispetto che la montagna continua ogni giorno a esigere e insegnarci.
Articolo tratto dal mensile cartaceo Terra Nuova Aprile 2013, disponibile anche come eBook

 

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