Autonomia e autogestione da 40 anni
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All’inizio, i quartieri ospitavano roulotte e caravan, carrozzoni da circo, autobus e camion, con la funzione di alloggio. Col trascorrere del tempo la comunità ha realizzato le prime case con materiali di riciclo, materiali locali e soluzioni architettoniche in legno e paglia, oltre all’adozione di yurte, le tradizionali tende mongole.
Le abitazioni, pur non essendo legali, sono state piuttosto tollerate dai vicini e dalla pubblica amministrazione, anche se il Belgio è uno stato particolarmente rigoroso sulle regole di pianificazione urbana. Nel 1985 è stato richiesto e poi concesso lo status di area sperimentale, data l’originalità e qualità dei progetti realizzati e in via di realizzazione.
L’autocostruzione
La riappropriazione del tempo e dello spazio
La vita comunitaria
Il basso costo di funzionamento
La gestione collettiva
Questi valori, sono oggi alla base di molti progetti di economia solidale e collaborativa, di sostenibilità ambientale e umana. Non è più possibile ignorare la portata di queste serimentazioni che uniscono alla ricerca di un minor impatto ambientale, un complesso lavoro sulle relazioni umane, indispensabili per la sopravvivenza del progetto. Lo sviluppo del villaggio, inoltre, è stato ampiamente supportato da numerosi volontari che in 40 anni di storia hanno donato energie economiche e lavorative, ricevendo in cambio la possibilità di viversi un’utopia in un contesto relazionale assai diverso dalla società tradizionale. Un bilancio positivo per tutti, alla fine.
L’esempio di La Baraque dimostra che nulla è impossibile, se c’è coraggio, fatica, investimenti e forti relazioni umane.
Fonte:
Vers l’autonomie: https://verslautonomie.wordpress.com
Mr mondialisation: https://mrmondialisation.org/ils-vivent-en-autonomie-sur-un-terrain-experimental-depuis-40-ans