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Cambiare vita a 40 anni

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A qualunque età cambiare vita non è facile. Lasciare tutto e ricominciare da zero è un atto che per lo più viene attributo ai pazzi o ai disgraziati. E invece no. Sempre più persone, di età diverse, scelgono di fare un cambio perchè spinti “da dentro”. E’ il caso di Ermanno Salvini, fondatore ed abitante dell’ecovillaggio Tempo di Vivere, che si racconta in questo articolo.
“Ma chi te lo ha fatto fare?” Quante volte si ripete questa domanda negli ecovillaggi! Per chi visita queste realtà è naturale porsi il quesito, sopratutto se l’interlocutore, raccontandosi, spiega che prima di scegliere l’ecovillaggio aveva buoni rapporti con amici e familiari, un lavoro soddisfacente e una certa sicurezza economica. Eppure, qualcosa deve essere successo. Perchè cambiare sennò? Riproponiamo un testo tratto dal blog di Ermanno Salvini, che a 40 anni ha deciso con la moglie e figli di cambiare totalmente vita e fondare l’ecovillaggio Tempo di Vivere. Restando grato a tutto ciò che ha ricevuto dalla vita fino a quel momento, ha preso coraggio e si è tuffato nell’ignoto per riscoprire il sapore della vita, il calore di rapporti autentici e sentire l’odore della Terra.
“Quando le persone vengono a trovarci qui in ecovillaggio una delle curiosità più grandi è “Perché hai deciso di cambiare vita a 40 anni?”.
Spesso vado a pensare cosa sia successo, se ci sia stato un innesco particolare o se qualche personaggio strano vestito tutto di nero mi abbia offerto di scegliere tra una pillola blu o una rossa, ma pur concentrandomi non ricordo eventi particolari che possano avermi spinto verso questo nuovo percorso.
So solo che per me il cambiamento è un cammino lungo fatto di piccoli e grandi passi che portano a modificarci fino al momento in cui, guardandoci dentro, non ci sentiamo la persona che eravamo prima.
L’immagine che mi viene in mente è quella di una barca che per tanto tempo è rimasta in porto al “sicuro”, con la chiglia nell’acqua, ma immobile. Ecco, io, a un certo punto della mia vita, mi sono sentito proprio così.
Ma una barca nasce con un altro fine: quello di navigare.
Quando lasci il porto e ti addentri in mare aperto tutto cambia: si modifica la visuale, si perdono le certezze di un approdo sicuro, scopri nuove paure, senti nuove emozioni che ti salgono alla gola, ma, più di tutto, ti accorgi che proprio in quel momento la tua vita inizia a dipendere solo ed unicamente da te e da come tu deciderai di condurre la tua barca.

Dopo anni di lavoro da dipendente, di legami familiari e sociali condizionanti, in un modo o nell’altro, ho sentito crescere in me un senso di insoddisfazione e di non completezza.
Avevo una moglie che amavo, due figli favolosi, una casa, un lavoro che, in fin dei conti, non mi spiaceva nemmeno, insomma, avevo tutto ciò che la società riconosce e indica come importante, ma ugualmente sentivo che mi stava mancando qualcosa.
Quella sensazione lentamente si è fatta spazio dentro di me e ad un certo punto ho sentito che quello che mi sembrava “perfetto” alla fine forse non lo era, quella che mi sembrava una vita “piena” forse non lo era, o meglio, non lo era PER ME!
In quel momento mi sono sentito meno sicuro e ho iniziato a mettere in discussione le situazioni che mi sembravano fino a poco tempo prima ovvie.
Ho avuto la grande fortuna di non essere solo nell’affrontare questo processo di cambiamento. Anche Katia, mia moglie, aveva iniziato a chiedersi se la Vita, quella vera, fosse tutta in quella quotidianità che, in molti, ci invidiavano, ma che a noi iniziava a stare stretta. Camminare uno accanto all’altra in questo percorso ci ha permesso di comprenderlo, di farlo nostro e di arrivare insieme a decidere quello che volevamo per noi e i nostri bimbi e quello che saremmo voluti diventare.

Scegliere di cambiare vuol dire innanzitutto comprendersi e mettere in discussione ciò che si è stati e si è fatto fino ad allora, spogliarsi da  etichette e condizionamenti, rivedere la propria scala di valori, iniziare a dare importanza all’essenziale e a mettere la propria felicità davanti alla sicurezza di una vita vissuta negli schemi riconosciuti.
Io e Katia abbiamo inziato a porci domande diverse, a individuare ciò che non volevamo più nelle nostre esistenze e, soprattutto, a focalizzarci su ciò che volevamo diventare e fare, come individui e come famiglia. Guardavamo i nostri figli crescere attimo dopo attimo senza avere il tempo per viverli con l’intensità che tutti noi meritavamo, avevamo voglia e bisogno di relazioni più nutrienti e autentiche, non ci bastava più relegare le passioni a ritagli di tempo rubati a una routine ingombrante in cui ormai non ci riconoscevamo più.
Cambiare vita, scegliere di fondare un ecovillaggio, implica mettere in discussione sé stessi e i rapporti con gli altri, prima fra tutti quelli con la propria famiglia di origine.
Il mio percorso non è terminato nel momento in cui il sogno di trovare un luogo per il nostro progetto è diventato realtà, perché quello è stato proprio il momento in cui mi sono reso conto che non avevo più scuse, nessun capro espiatorio da accusare, ora ho davanti tutti i fogli della mia vita e sta solo a me iniziare a scriverli e illustrarli… giorno per giorno.
La volontà non basta, servono strumenti, quelli che nessuno, fino ad ora, ha saputo o voluto darci perché ciò che è importante nella società è adattarsi e omologarsi, non sicuramente far brillare la nostra unicità”.
Ermanno Salvini

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