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CamBIO vita: entrare in un ecovillaggio!

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Vorresti far parte di un ecovillaggio? Stai creando una nuova comunità e ti chiedi come integrare nuovi abitanti senza sconvolgere totalmente gli equilibri raggiunti? In questo articolo troverai 10 consigli utili per aiutarti a compiere questo passo.
Quando si costituisce una nuova comunità, uno dei primi interrogativi a cui il gruppo è chiamato a rispondere riguarda l’ingresso di nuovi membri.
Entrare in una comunità è un movimento che tocca le profonde corde del nostro essere, ancor più, per esempio, di iniziare un nuovo lavoro o entrare in un’associazione.
É una forza che smuove equilibri interiori, cambia le dinamiche di relazione, ha una forte correlazione con sentimenti quali l’accettazione, l’abbandono, l’autostima, l’autenticità e la fiducia.
É facile per un gruppo in formazione cadere nei tranelli del buonismo o erigere palizzate di diffidenza verso l’esterno.
Lungi dall’essere esauriente, in questo articolo provo a evidenziare gli aspetti che, nel corso della mia esperienza, ho trovato comuni a molti progetti, sperando di regalarvi semplici ed utili indicazioni per ampliare il vostro gruppo in modo organico ed ecologico.
1 – Quali motivazioni mi spingono a sperimentare la vita di ecovillaggio? E quali motivazioni ci spingono ad accogliere nuovi membri?
Quando contattate una comunità perché vi piacerebbe cambiare vita e fare questa esperienza, prima di seguire l’istinto e scrivere/chiamare, fate un respiro e chiedetevi se vi siete documentati il più possibile su tale realtà. Se più vi documentate e più cresce l’interesse, non perderete lo slancio dell’istinto, anzi, potrete cominciare a trasformarlo in volontà. Dopodiché, contattate l’esperienza da cui vi sentite più attratti, presentandovi e spiegando perché volete compiere questo passo.
Se siete una comunità in cerca di nuovi membri, è facile cadere nel tranello della “cieca accoglienza”. Di per sé, essere aperti alle personalità più varie non è un peccato ma può diventare un problema, per la persona richiedente e per il gruppo, se non si ha cura di definire il contesto e i rapporti. Quando un gruppo è piccolo e ancora non molto forte nei suoi principi è un attimo spostare l’ago della bilancia e rimettere in discussione tutto dall’inizio, vanificando gli sforzi compiuti fino a quel momento. Quindi, provate a chiedervi a grandi linee di che cosa avete bisogno per consolidare la vostra comunità e sentitevi liberi di richiedere una presentazione personale a coloro che vi contattano. Alcune comunità hanno adottato lo strumento del questionario. Se vi sembra troppo formale e burocratico, chiedete una semplice presentazione. É vostro diritto e dovere avere un minimo di informazioni su coloro che accoglierete in casa vostra.
2 – Datevi un tempo per “annusarvi”
Se siete reciprocamente sconosciuti, è utile fissare un primo incontro della durata di 1/3 giorni. Un tempo breve e poco impegnativo per entrambi, in cui si auspica ci sia il massimo di membri del gruppo presenti. É un tempo sufficiente per “annusarsi” ovvero raccogliere le prime informazioni “a pelle”, conoscere la storia reciproca, testarsi in piccole attività da svolgere insieme senza essere troppo condizionati o coinvolti.


3 – Definite un tempo per “assaggiare” la quotidianità
Il terzo passo di conoscenza reciproca passa attraverso un periodo più lungo ma sempre determinato. Molte comunità individuano questo arco di tempo in una settimana/un mese o in più mesi se la frequenza di visita non è continuativa (per esempio, solo i fine settimana). In una riunione apposita, decidete insieme quale mansione può svolgere il richiedente affinché possa cominciare a sperimentare il vivere in un organismo collettivo. Esplicitate se e quando potrà partecipare ai vostri cerchi di casa (decisionali, emotivi, organizzativi, ecc.) e in che formula (uditore, attivo, decisionale).

4 – Scrivete le linee guida per le entrate
Se non lo avete già fatto, cogliete l’occasione per porre all’ordine del giorno un confronto tra i membri del gruppo per definire le linee guida per gli ingressi. Con l’esperienza noterete che per ogni nuova persona le variabili possono cambiare. Il consiglio è quindi di tenere i limiti delle linee guida elastici ma non rinunciate ad avere dei riferimenti al fine di sapere sempre su che strada state camminando.


5 – Chiarite che cosa ci si aspetta reciprocamente
Dopo esservi un po’ conosciuti, nella prima riunione disponibile, dedicate un tempo specifico alla persona che vi chiede di entrare nel progetto. Non abbiate paura a chiedere, non pensate di “passare” per inquisitori. Che cosa si aspetta? Che cosa si aspetta il gruppo da lui/lei? Analizzando insieme il tempo trascorso insieme, che cosa vi è piaciuto e vi ha fatto stare bene, che cosa invece non è chiaro o non pienamente compreso? Avete delle richieste specifiche nei confronti di questa persona? Quali sono i suoi bisogni attuali? In che cosa la comunità può andargli incontro e in cosa no?

6 – Definite un tempo di conoscenza
Il periodo di conoscenza è un’ulteriore passo, che muove verso l’approfondimento. In molti ecovillaggi corrisponde a uno o tre mesi. In questa fase la persona “nuova” inizia a prendere confidenza con il luogo e il gruppo. Può osservare dentro di sé e nel gruppo le dinamiche che escono solo quando si comincia a vivere la vera quotidianità. Il livello di coinvolgimento nel progetto è ancora abbastanza blando e leggero mentre il ruolo comincia a definirsi e le responsabilità aumentano gradualmente. É possibile che a questo livello la comunità cominci a richiedere la presenza continuativa durante alcuni cerchi.  


7 – Concedetevi il tempo di conoscere altre comunità
Se è la prima comunità che visitate, tra il periodo di conoscenza e il periodo di prova, può risultare molto sano fare un piccolo viaggio alla scoperta di altre comunità. Questo tempo vi sarà utile non solo per non fossilizzarvi su un unico modello di ecovillaggio (che sarebbe irreale) ma anche per nutrirvi di confronto, consigli, punti di vista, informazioni. Concedersi questo distacco temporaneo aiuta a chiarirsi le idee e a compiere una scelta più forte e determinata per i prossimi passi: fare il periodo di prova o provare da qualche altra parte. Anche la comunità trae giovamento da questa breve pausa perché può analizzare il percorso fatto con più calma, intimità e lucidità.

8 – Definite un tempo di prova
Se nel periodo di conoscenza non sono sorte problematiche particolarmente gravi, si passa a quello che solitamente viene definito come “periodo di prova”. A differenza della conoscenza, la prova è a tutti gli effetti il tempo in cui si vive la vita di ecovillaggio come tutti gli altri membri, eccetto l’esercizio del potere decisionale che resta ancora limitato. La partecipazione alle decisioni più determinanti resta ancora un diritto e dovere dei membri effettivi. La prova dura da sei mesi a tre anni a seconda della comunità.


9 – Chiamate un facilitatore esterno per aiutarvi a “fotografare” la situazione attuale
Prima di passare alla decisione finale rispetto all’entrata di un nuovo membro, è utile dedicare una riunione o più all’analisi collettiva del contesto. Disporre di un facilitatore esterno permette a tutte le persone coinvolte nel processo di partecipare al confronto allo stesso livello. Il facilitatore può aiutarvi a “fotografare” il momento attuale, può far emergere i punti di forza e di freno nella vostra relazione. Aiuta il gruppo ad allinearsi sulla visione generale del momento presente. Non solo, può sostenervi nel caso in cui ci siano frizioni irrisolte o aiutarvi a capire se le divergenze emerse possono trasformarsi in modo creativo o se proseguire è una forzatura. In generale, la neutralità del facilitatore dovrebbe permettervi di sentirvi tutti “protetti” e quindi liberi di emergere con la vostra verità, senza giudicare il “giusto” e lo “sbagliato” ma semplicemente leggere la realtà per quella che è. L’onestà e la condivisione delle informazioni sono la base per compiere scelte libere e consapevoli.

10 – Celebrate l’ingresso
Se siete arrivati fino a qui è perché il processo di inclusione ha trovato corrispondenza tra chi ha chiesto di entrare nel gruppo e il gruppo stesso. É il tempo di riconoscere il percorso fatto, segnare la fine di una fase, per aprirsi al prossimo ciclo. É la “chiusura di un cerchio” e l’apertura di uno nuovo. Non sottovalutate la potenza di una celebrazione, o di una festa: che sia breve e intima o lunga e condivisa con tante persone, essa sottolinea un pezzo di storia personale e del gruppo e crea senso di appartenenza alla comunità. La celebrazione o festeggiamento è un atto ancestrale che l’essere umano da sempre manifesta per sottolineare i momenti importanti della vita. Non a caso si celebra la morte, si festeggiano le nascite, i matrimoni, la laurea, l’inizio di un nuovo lavoro, alcuni particolari momenti dell’anno; tutti momenti importanti  che segnano l’esistenza e danno il ritmo alla vita stessa.
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