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Corpo e intimità

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Sempre più numerosi, dentro e fuori gli ecovillaggi e le comunità intenzionali, gli eventi e i ritiri dedicati al contatto, alla sessualità consapevole e ai principi del consenso. L’intervento di Simona Gigliotti, antropologa e counselor gestaltico e transpersonale.
Corpo e intimità
Chi conosce il mondo degli ecovillaggi e delle comunità intenzionali sa che tra le principali questioni che stanno loro a cuore vi è la relazione. La direzione auspicata è quella di facilitare la costruzione di relazioni sempre più autentiche, armoniose e sane, attraverso una crescita personale che implica la consapevolezza dei propri bisogni e la capacità di comunicarli con assertività. A questo proposito gli strumenti della comunicazione non violenta, del consenso e della condivisione emozionale assumono grande importanza ai fini della convivenza, della risoluzione del conflitto e della costruzione del gruppo. Una vera conoscenza personale non può, secondo molti, prescindere da un ascolto autentico e profondo del proprio corpo, attraverso il quale riconoscere ed esprimere emozioni, desideri e bisogni.  
“Spesso mi accorgo che le persone non abitano davvero il proprio corpo e non si fidano di ciò che sentono”, sostiene Camilla (Ecovillaggio Ciricea), che da tempo propone workshop sull’intimità consapevole. “Io per prima non sapevo mettere i giusti limiti e non sapevo comunicare i miei bisogni perché ero come congelata e non comprendevo i segnali del corpo”, prosegue, “per questo ritengo che i laboratori su corpo e intimità siano un mezzo profondo ed efficace per la conoscenza di sé”. “Sento che, rispetto a questi temi c’è un sacco di curiosità e interesse, ma anche molta diffidenza. Mettere in discussione il modo in cui siamo abituati a relazionarci è qualcosa di molto profondo”, mi spiega Carlo (fondatore del Progetto Meraki), parlando dei laboratori sull’intimità che conduce in tutt’Italia, raccogliendo centinaia di adesioni. Non si tratta di schierarsi per il poliamore o per la monogamia, ma di diventare consapevoli dei retaggi culturali e dei condizionamenti sociali che ci portiamo dentro e che influenzano il nostro modo di relazionarci nell’intimità. “In ecovillaggio, così come nel mondo, esiste tanta varietà, c’è chi preferisce una relazione monogama e chi desidera un’esplorazione sessuale più aperta, in ogni caso ciò che promuoviamo è l’importanza di prendersi cura delle proprie ferite anziché proiettarle sul partner e l’assunzione di responsabilità sul proprio corpo, imparando a coltivare dialogo e consenso nella relazione” spiegano Matteo e Carlo (Progetto Meraki) che considerano i laboratori sulla sessualità un ulteriore step della comunicazione nonviolenta promossa in queste realtà. 
“Uno degli aspetti che mi preme di più – spiega Camilla – è diventare coscienti dei comportamenti, come la compiacenza o la seduzione, che mettiamo in atto dettati dalle maschere che abbiamo imparato ad indossare per difenderci o per essere amati”. Ciò che in questi spazi di esperienza si desidera portare, infatti, è tanto ambizioso quanto importante: “conoscere e ascoltare davvero il proprio corpo per tornare a fidarsi di esso ed esprimere, nella relazione con l’altro, che cosa desideriamo e che cosa invece non ci piace in totale trasparenza, aldilà di ogni giudizio” (Camilla, Ecovillaggio Ciricea). Sembrerebbero questioni scontate ma i retaggi di una cultura patriarcale, così come la difficoltà di rapportarsi serenamente al proprio corpo, sottendono ancora la nostra cultura, tanto da rendere queste nuove occasioni di crescita personale, urgenti e necessarie, in ecovillaggio così come nel resto della società.  
Eros e thanatos, libido e morte, i due principi opposti ma complementari che Sigmund Freud riconosceva come alla base delle dinamiche sociali e dell’evoluzione civile, sono ancora oggi i due taboo della società moderna. Fondamento dei due principi psichici che sono le due polarità della stessa medaglia, è la stessa energia, l’aggressività, che non va intesa con l’accezione negativa che ne abbiamo oggi. Fritz Perls psicoterapeuta tedesco che sviluppò la Terapia della Gestalt nella seconda metà del ‘900, riconosceva infatti l’aggressività come la spinta verso qualcosa, per eros la spinta alla vita, per thanatos la spinta alla morte. Lavorare su se stessi verso una sessualità sempre più consapevole è anche contrastare l’energia distruttiva in cui l’aggressività si può trasformare. Ecco perché i facilitatori dei workshop sulla sessualità come Carlo, Matteo e Camilla vogliono portare questi laboratori anche nelle scuole. Educare gli adolescenti alla comprensione dell’energia sessuale, allo sguardo empatico e alla gestione del “no” è importante per contrastare la violenza in età precoce e per crescere futuri adulti consapevoli in grado di costruire relazioni serene e sane. 
Tanta strada è ancora da fare, ma risvegliare il piacere e il rilascio emozionale per contrastare l’aggressività, così come imparare a dire e a sostenere l’espressione di desideri e limiti nell’ascolto del proprio corpo, lavorando sul consenso, vogliono essere tra i potenti tentativi che le comunità intenzionali mettono in atto per superare relazioni condizionate, invischianti e spesso insane.  
Per orientarsi nella complessità che la relazione comporta, esistono tanti strumenti. La facilitazione di gruppi è uno di questi: attraverso un insieme di teorie e tecniche, la facilitazione accompagna le persone all’interno di un gruppo a conoscere se stesse e le altre in maniera profonda e collaborativa, a raggiungere i propri obiettivi mettendo attenzione al benessere, personale e collettivo, e allo svolgimento dei processi necessari per conseguire la costruzione del gruppo e il raggiungimento dell’obiettivo comune. In questi anni, molte comunità, si sono rivolte con successo alla facilitazione di gruppi per gestire e vivere il loro stare insieme e migliorare le relazioni al loro interno e, d’altro canto, l’esperienza degli ecovillaggi ha contribuito alla nascita di scuole di facilitazione (come il CLIPS e FacilitArte). 

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