È partita la raccolta firme promossa congiuntamente da Rete Italiana Villaggi Ecologici, CONACREIS e Rete Italiana Cohousing volta a dare forza alla proposta di legge per il riconoscimento delle Comunità Intenzionali.
«La legge è stata depositata in commissione Affari Costituzionali alla Camera a ottobre 2020, ma abbiamo bisogno di supporto per tenere alta l’attenzione della politica e dare rappresentanza alle tante persone che in Italia già vivono e abitano in maniera collaborativa e a tutti coloro che, in futuro, vorranno farlo in modo semplice», scrive il Comitato Promotore.
«Nell’ultimo periodo sono aumentate in maniera esponenziale le richieste di informazioni sul mondo degli ecovillaggi, del cohousing e delle comunità intenzionali in genere, da chi cerca – appunto – di cambiare la propria vita puntando a una dimensione più sostenibile.»
«A causa dei lockdown e di periodi di isolamento intermittenti, infatti, le persone si sono ritrovate chiuse nel proprio appartamento all’interno di una città o hanno dovuto cambiare radicalmente approccio al lavoro. Questo ha fatto sì che per alcuni si aprissero spazi di riflessione sulla qualità della propria vita e sull’importanza di mantenere un contesto di relazioni umane profonde», ha spiegato il gruppo.
Cosa sono le comunità intenzionali?
«Le comunità intenzionali sono dei nuclei di persone, non necessariamente appartenenti alla stessa cerchia familiare, che decidono di vivere insieme e portare avanti un progetto di vita sostenibile, a livello ecologico, sociale, spirituale ed economico.»
«Questa forma innovativa di abitare collaborativo rappresenta un’opportunità di welfare territoriale e di tutela dei beni comuni, anche grazie alla pratica di comportamenti virtuosi che favoriscono un minore impatto ambientale e un consumo equo delle risorse. Inoltre sviluppano pratiche innovative dal punto di vista energetico, della raccolta e del riuso dei rifiuti e promuovono stili di vita mirati orientati al mantenimento della salute a 360°.»
A cosa serve una legge specifica?
«Nell’assenza di una specifica legge che riconosca queste forme di aggregazione, spesso si è obbligati a fare ricorso a forme giuridiche previste dal nostro ordinamento: associazioni, cooperative, aziende agricole, fondazioni, ecc. Questo genera spesso confusione e fraintendimenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni e non riconosce a pieno le piene potenzialità che queste forme di aggregazione potrebbero esprimere.»
«Inoltre, questa legge favorirebbe l’utilizzo di beni comuni abbandonati, come i numerosi immobili e le aree verdi di competenza delle amministrazioni pubbliche, fornendo loro tutela e una destinazione d’uso a favore della comunità locale.»
«Non da ultimo, questa legge porrebbe l’Italia all’avanguardia nel panorama europeo e rappresenterebbe un esempio anche per altri paesi dove queste realtà esistono da tempo», ha concluso il Comitato Promotore.
Chi volesse contribuire a dare forza alla proposta di legge sulle Comunità Intenzionali può esprimere il proprio sostegno firmando
questa petizione, diffondendola o ancora scrivendo, in qualità di cittadini e/o di organizzazioni, a deputati e senatori mettendoli a conoscenza della proposta e stimolando il loro interesse.