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Facilitando una Ribellione Nonviolenta

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Per la prima volta in Italia, il 20 e il 21 agosto, l’innovativo movimento ambientalista Extinction Rebellion è sbarcato in ecovillaggio, più precisamente presso la Torre di Mezzo, in occasione del training di facilitazione e NVDANonviolent Direct Action – dal titolo «Facilitare la Ribellione Nonviolenta». Un incontro sicuramente significativo fra due mondi apparentemente distanti ma affini per sensibilità, tanto da poter sembrare due pezzi distinti appartenenti allo stesso grande puzzle del Cambiamento.
Facilitando una Ribellione Nonviolenta
Extinction Rebellion, per chi non l’avesse seguito fin dall’inizio, è un movimento nato in Inghilterra nel 2018 e passato in pochi mesi alla ribalta per il suo stile ruvido e colorato di scendere nelle strade per lottare contro le drammatiche conseguenze del cambiamento climatico ed ecologico.
La Torre di Mezzo, invece, è un progetto di ecovillaggio fondato su principi quali l’autogoverno, l’autonomia, l’interdipendenza, la cura delle relazioni e la crescita personale nel collettivo, e da anni attivo nell’accoglienza di eventi culturali e formativi, nel fare rete con realtà affini e nel lavoro agricolo e di auto-produzione.
Per capire meglio com’è scaturita l’idea di questo incontro, com’è andato e che cosa possiamo aspettarci nel futuro da queste realtà abbiamo sentito Daniele Quattrocchi, attivista di Extinction Rebellion già familiare sia con il mondo delle comunità intenzionali che con quello della facilitazione.
Com’è nata l’idea di far entrare in contatto l’attivismo di Extinction Rebellion con l’esperienza della Torre di Mezzo?
Nel corso della mia vita ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con la ricca e variegata cultura degli ecovillaggi, vivendovi per alcuni periodi e conoscendone la cultura e le realtà affini. I miei figli, per esempio, hanno frequentato un progetto di homeschooling con altri piccoli al Villaggio Evolutivo, nel viterbese. Come famiglia, poi, abbiamo partecipato a varie esperienze di permacultura, decrescita, ed eravamo soliti praticare il cerchio della parola per prendere decisioni comuni. Più recentemente ho iniziato a militare nel gruppo bolognese di XR, incontrando molti giovani interessati allo stile di vita che viene praticato negli ecovillaggi – alcuni hanno perfino preso l’iniziativa di trasferirsi in campagna per vivere assieme e auto-produrre il proprio cibo.
A dicembre del 2019, dunque, ho contattato Francesca Guidotti, facilitatrice con una lunga esperienza di vita in ecovillaggio, guidato dal desiderio di visitare la Torre di Mezzo e magari di fare qualcosa assieme. Confrontandoci abbiamo riscontrato un punto di connessione nel desiderio di far conoscere le due realtà e di vedere come potessero imparare assieme e l’una dall’altra. Anche Francesca, infatti, si sente un’attivista e comprende la necessità di unire le forze di tanti movimenti per far fronte all’urgenza in cui ci troviamo, ambientale e non solo.
Come sono andati questi giorni? Com’è stato il primo impatto? Come sono stati scanditi i tempi e le attività?
Vista la diversa provenienza dei partecipanti e la posizione geografica della Torre – non troppo vicina alle linee di trasporto pubblico – già organizzare l’arrivo di tutti non è stato banale. Con un po’ di preparazione, però, è filato tutto liscio e le persone sono arrivate da Milano, Venezia, Padova, Firenze Roma e altre città ancora, felici di ritrovarsi in un luogo magico e accolti da un gruppo di comunardi allegri e calorosi.
Nello strutturare questi giorni di incontro, ma anche di formazione, avevamo deciso di dedicare il primo giorno alla facilitazione – ruolo e strumento indispensabile per i gruppi che si auto-organizzano e che vogliono superare le gerarchie e le difficoltà delle tipiche assemblee lunghe e inefficaci – e il secondo giorno all’azione diretta nonviolenta – la strategia di protesta adottata da XR che prepara gli attivisti a gestire con la maggior calma possibile i conflitti che scaturiscono durante le proteste con le forze dell’ordine e ad evitare escalation violente.
Molti dei partecipanti erano nuovi al movimento, e hanno assorbito con grande entusiasmo e impegno la mole di informazioni e di esercizi a cui li abbiamo sottoposti. Oltre al lavoro di formazione, poi, non sono mancati momenti di confronto e di conoscenza, come durante i pasti, ma anche nel lavorare assieme. Abbiamo infatti apportato il nostro contributo per mantenere pulito il posto e raccolto la legna necessaria per il falò che è stato allestito la sera in terrazza – davvero emozionante.
La facilitazione è un tema che abbiamo già avuto modo di approfondire su TerraNuova, mentre sull’azione diretta nonviolenta sappiamo poco. Ci vuoi spiegare un po’ meglio di che cosa si tratta?
A livello sociale le azioni e le tecniche che corrispondono ad un atteggiamento nonviolento possono essere: boicottaggio, dunque, per esempio, non acquistare i prodotti o finanziare delle multinazionali responsabili di danneggiare l’ambiente, disobbedienza civile, rifiutarsi di obbedire a delle leggi ingiuste o non collaborare nella loro applicazione, educazione a relazioni senza violenza, utilizzo di modalità decisionali orientate al consenso, petizioni, attacchinaggio con simboli, rifiuto di pagare le tasse e sciopero.
Un’azione viene definita diretta perché punta a dare fastidio (in inglese è diventato comune il termine “disruption”) e far emergere un problema rendendolo evidente nei contenuti e nelle responsabilità. Un esempio del funzionamenti di queste azioni: nel 2019 migliaia di persone hanno occupato il centro di Londra per ben dieci giorni. Sotto questa pressione e dopo l’arresto di centinaia di militanti, il governo inglese è stato il primo al mondo a dichiarare l’emergenza climatica.
Una recente ricerca di Erika Chenowth «Why the civil resistence works», ha dimostrato che i movimenti che adottano queste strategie hanno maggiori possibilità di successo e per questo motivo XR le ha fatte sue. La nonviolenza, per noi, è anche la base per la costruzione di relazioni rispettose e fondate su una maggiore empatia, insomma di una Cultura Rigenerativa.
Quali sono le affinità emerse – o già chiare – fra XR e le comunità intenzionali?
Ce ne sono molte, a partire dalla scelta di costruire delle relazioni più sincere, all’insegna dell’aiuto reciproco: una parte importante di quella Cultura Rigenerativa di cui parlavo. Condividiamo poi l’amore per il Pianeta e il dolore per come viene trattato. Le pratiche di riutilizzo dei materiali, l’alimentazione. L’uso della comunicazione nonviolenta, e un’organizzazione dei processi decisionali ispirata alla Sociocrazia.
Durante la formazione abbiamo scoperto anche delle somiglianze nel linguaggio del corpo adottato nei gruppi, ad esempio chiedere il silenzio alzando in alto una mano e mettendo l’altra sulla bocca.
Personalmente ho la sensazione di una grande convergenza nelle pratiche attive di reazione al sistema ingiusto, inumano, che ci sta trascinando verso il baratro. Affondando le radici nell’esperienza di culture antiche e traendo energia da movimenti recenti, stiamo riscattando le radici più umane, stiamo ravvivando la nostra sensibilità ambientale e così facendo avvicinandoci alla nostra essenza.
Che piani hai, avete e abbiamo per il futuro?
Dal 1 settembre, insieme al gruppo locale XR di Bologna, inizierò uno sciopero della fame con lo scopo di spingere il Comune a prendere provvedimenti urgenti e coerenti con la Dichiarazione di Emergenza Climatica ed Ecologica votata nel 2019. Per maggiori dettagli su quest’iniziativa potete dare un occhio a questo articolo, mentre per restare aggiornati date un occhio ai canali di comunicazione di XR Bologna.
Ad un livello più grande, invece, noi attivisti di Extinction Rebellion ci stiamo preparando alla Ribellione d’Ottobre, che si terrà in diverse capitali – a Roma, in particolare, saremo attivi dal 5 all’11 ottobre.
Per quanto riguarda il ponte gettato fra l’attivismo di XR e la RIVE non saprei dire che cosa riserverà il futuro. Sono sicuro che questa prima connessione ravvicinata avrà un impatto – l’ha già avuto – e mi auguro di cuore che XR e la RIVE possano lottare insieme per ottenere migliori condizioni di vita per tutti e tutte. Sappiamo che le comunità intenzionali stanno aumentando, ma abbiamo bisogno di forza anche nelle città per ottenere dei cambiamenti politici e duraturi.
Interrogando anche Francesca Guidotti e Chiara Baccanelli, studentessa di psicologia che sta svolgendo un tirocinio formativo presso la Torre di Mezzo, su questo primo incontro le risposte sono state in armonia con quanto riportato da Daniele. «Credo che non tutti possano fare tutto ma che il reciproco riconoscimento, il sentire che stiamo andando nella stessa direzione e che ogni cosa che facciamo è importante e necessaria e il condividere le nostre conoscenze ed esperienze sia quanto di più nutriente per tutto il movimento del Cambiamento. Spero che questo sia il primo di tanti incontri, contaminazioni e scambi tra le nostre realtà», ha riportato Francesca. «Personalmente credo che la forza di questi due giorni stia nella perfetta compenetrazione tra due mondi, quello della facilitazione e quello dell’attivismo. In questi due giorni ho visto un Movimento disposto a mettere in discussione le proprie prassi, approfondendo tecniche di facilitazione dei processi di gruppo. E sono felice che questo possa accadere in cerchio sotto una quercia», ha concluso Chiara.

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