Fondare un ecovillaggio o un cohousing – parte 2
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Vista l’ampiezza di contenuti legati al tema della fondazione, l’articolo è stato diviso in puntate settimanali. La scorsa settimana sono stati toccati i temi dell’informazione, della creazione del gruppo e della prima bozza di progetto, da cui iniziare a immaginare il sogno collettivo.
Adesso vediamo quali sono gli aspetti su cui il gruppo può iniziare a condividere le idee e conoscersi profondamente.
6 – CONDIVIDERE UN CALENDARIO
Nel momento in cui avete raggiunto un numero di persone che vi soddisfa, pendetevi il tempo per condividere un calendario. Determinate fermamente l’impegno, e quindi il tempo, che volete/potete dedicare al progetto. “Poi ci sentiamo per fissare” o “Si, ma tanto ci vediamo” sono frasi “allarme” che indicano poca aderenza alla realtà. Chiunque, penso, può testimoniare quanto è difficile trovare il giusto incastro tra i diversi tempi di vita di ognuno. É complicato quando si è tutti insieme faccia a faccia, immaginatevi a decine di chilometri di distanza! Il suggerimento è determinare un calendario di incontri, giornate, fine settimana, …da ora in poi. Potete determinare anche le scadenze, un numero specifico di incontri entro i quali deciderete se il gruppo “c’è” o “non c’é”, un tempo entro il cui finisce la fase conoscitiva e inizia quella di progettazione e condivisione profonda.
Indicate il motivo di ogni incontro, il tema o l’attività che desiderate fare insieme. Non è raro cadere nella “trappola” dei periodi monotematici. Come le monoculture non sono ambienti fertili. Dedicare incontri e riunioni solo ad ambiti tecnico-logistici o solo ad emotivo-relazionali o mettere tutte energie per trovare il luogo fisico della comunità o solo nel “fare”, non è sano. Attenzione! Lo sbilanciamento comporta ignorare aspetti fondamentali di un progetto che devono camminare parallelamente. Non aver fretta: un ecovillaggio o un cohousing è come l’orto: non si “finisce” ma si “fa”. Il mio suggerimento è usare il calendario per bilanciare le diverse “tipologie” di riunione (progettazione, condivisione, lavoro fisico insieme, contatto con il territorio, strategia logistica, attività di autofinanziamento o socializzazione, ecc…), possibilmente alternandole tra loro. Se i temi sono tanti, concentratevi su ciò che determinerete prioritario. Il calendario vi darà la possibilità di essere consapevoli di quante cose volete fare e quanto siano realmente fattibili. Vi dona una visione dei tempi: non vi meravigliate, saranno lunghi! Ricordatevi di chiedere ad ognuno la propria disponibilità e in quali momenti può dare un contributo operativo per realizzare gli obbiettivi prefissati. Così sarà chiaro chi farà cosa e come sono suddivisi i compiti e le responsabilità. Se sono sempre i “soliti due” a realizzare gli impegni presi, è meglio fermare “il treno” e ridimensionarsi alle energie realmente disponibili. É anche possibile che guardando il calendario risulti che alcuni hanno più disponibilità, altri meno. Cercate di non farvi dominare dalla fretta e stabilite quali sono gli appuntamenti più importanti del gruppo, in cui si richiede la presenza di tutti. E determinate in quali attività, chi è più presente, può andare avanti.
La tecnologia fornisce strumenti come Doodle, un calendario condiviso e gratuito, che può risultare molto utile se i componenti del gruppo vivono geograficamente distanti.
7 – PRIMA LA VISIONE
Generalmente, chi prova a creare un gruppo, ha già una visione in mente. Per visione si intende l’immagine futura e lungimirante della comunità: le attività comunitarie e lavorative, lo stile di vita, la relazione col territorio fisico e umano circostante, la gestione del progetto, le sue caratteristiche… La visione descrive chi, come e perché state fondando un ecovillaggio o cohousing. La visione è la descrizione dei valori che condividete e per i quali vi siete lanciati in questa “avventura”. É un’ispirazione per il gruppo e una linea guida per tutte le azioni future. É l’ombrello sotto il quale ripararsi quando si scatenano forti temporali. Come già sottolineato nella parte 1 dell’articolo, all’inizio molto probabilmente ci saranno 1/2/3 persone che hanno una visione in mente. Senza dover negoziare gli aspetti determinanti e caratterizzanti di questa prima idea, i promotori della visione devono essere capaci di “lasciar andare”, veder trasformare l’impianto originale in qualcos’altro. Lo sottolineo perché più le persone contribuiscono e sono coinvolte nella creazione del progetto, minori saranno gli abbandoni, i blocchi, le incomprensioni. Se senti che il progetto, la “creatura”, è anche tua ci metterai tutta la tua energia creativa, propositiva, entusiasta, collaborativa. Se il progetto iniziale è rimasto esattamente come è stato presentato, probabilmente avete creato una comunità di sudditi. Se la visione cambia nelle sue caratteristiche fondamentali, probabilmente i promotori lasceranno il gruppo.
Ci sono tanti metodi per scrivere una visione collettiva. In questa fase vi consiglio di farvi aiutare da un facilitatore esterno affinché tutti i membri del gruppo partecipino allo stello “livello”. Il facilitatore infatti è un custode del “processo” (1), non dei contenuti. Se delegate ad un membro del gruppo il ruolo di facilitatore gli togliete l’opportunità di contribuire alla visione come tutti. Conseguenze? Una facilitazione zoppa o un’esclusione di contenuti. Non trascurate la visione! É l’unico vero collante che potrà tenervi insieme negli anni a venire. É il “senso” del compiere la scelta comunitaria.
9 – CHI DECIDE E COME?
10 – LA CASA DELLA COMUNITA’
11 – SCEGLIERE LA DEFINIZIONE GIURIDICA
12 – REALISMO FINANZIARIO