Friuli, ecovillaggio Gaia Terra: inizia l’avventura!
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Gaia Terra vestirà anche i panni della “balera” di paese, dove le famiglie potranno incontrarsi dalle otto a mezzanotte, anziché da mezzanotte alle cinque del mattino.
Costruire con materiali naturali, coltivare la terra in regime biologico effettivo, alimentarsi in maniera consapevole, creare una rete di vicinato e sostenersi reciprocamente, sono le fondamenta del progetto: “voglio che sia centrale la sostenibilità umana e relazionale nonché ambientale dell’essere umano” precisa Debora.
L’embrione è il luogo fisico, la realizzazione del progetto si spalmerà in dieci anni. Per alimentare lo spirito comunitario verrà avviato un processo di gruppo condotto da una facilitatrice esterna che guiderà le persone a focalizzare il sogno comune. Ognuno sarà libero di collaborare a vari livelli a seconda dell’impegno che è disposto ad offrire e agli obiettivi personali e di gruppo. A breve, Debora inizierà i lavori di restauro di una parte dell’edificio. La maggior parte della struttura coperta rimarrà vuota in attesa di nuove idee, risorse e persone. La parte in restauro sarà sede di un’azienda agricola che si occuperà, oltre che di coltivazione di canapa e di alberi da frutta, di creare percorsi didattici orientati al benessere.
La motivazione di Debora Sbaiz, quarantaseienne originaria di Lignano (Udine), è profonda: “Vicende alterne della mia vita personale mi hanno portata a passare ad una visione di vita individuale ad una collettiva. Dopo la laurea al DAMS, ho lavorato come danza terapeuta per quasi tutta la vita. Sono stata sei anni negli Stati Uniti di cui tre li ho dedicati alla terapia in un ospedale psichiatrico e dal 2003 al 2011 come libera professionista in Italia. Ho compreso che finché non c’è un cambio radicale nella società, la terapia individuale è soltanto una “stampella”, e una stampella fragile. Le persone si curano nella relazione, unite si rigenerano. Insieme con questa consapevolezza ho iniziato ad approfondire i temi della sostenibilità ambientale.
Faccio parte del gruppo organizzatore della Rete degli ecovillaggi del Triveneto, sono permacultrice, ho seguito i principi di Transition Town, ho sperimentato il crudismo, il freeganismo, ho frequentato innumerevoli corsi incentrati sulle strategie di vita alternative a quella consumistica convenzionale. Sono giunta alla conclusione che volevo dare forma ad una realtà di ecovillaggio: ho chiesto l’aiuto di mia madre e, a ottobre dello scorso anno ho comprato questo luogo”.
La vita comunitaria e la condivisione dell’abitare si stanno espandendo sempre di più, non solo all’estero, ma anche nel panorama italiano, che offre un ricchissimo e variegato arcipelago di esperienze, dall’housing sociale ai condomini solidali, dal cohousing agli ecovillaggi.
mette a disposizione la sua attività di ricerca, accompagnandoci in maniera dettagliata all’interno delle varie realtà italiane, da nord a sud, fornendo una scheda dettagliata per ogni progetto, dalla personalità giuridica all’eventuale ispirazione spirituale, dall’organizzazione economica alla dieta scelta. Una guida per farsi un viaggio nelle esperienze comunitarie all’insegna non solo del risparmio economico ma soprattutto di uno stile di vita sobrio e a basso impatto ambientale, basato su relazioni autentiche e di solidarietà. Continua a leggere…