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Il cuore e la storia (1): ciclo di riflessioni

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Un nuovo ciclo di riflessioni si apre con questo primo articolo della rubrica “il cuore e la storia” nel quale la Rete italiana dei villaggi ecologici – RIVE propone pensieri e racconti sulle comunità intenzionali (in particolare su ecovillaggi e cohousing). Riflessioni sui contesti storici e culturali che le ispirano, ma anche sul quotidiano, sulle ragioni e le “motivazioni del cuore” che le animano. Una narrazione intima e globale allo stesso tempo, che dà voce ad un vissuto comunitario di oltre quarant’anni. A cura di Susanna Cielo.
Il cuore e la storia (1): ciclo di riflessioni
Vi scrivo dalla casa Orosia, ecovillaggio che aderisce alla Rive. Orosia è insieme comunità intenzionale, luogo culturale, azienda agricola. Il Progetto Orosia nasce e cresce nella casa di un paese sulla Serra di Ivrea. La comunità intenzionale nasce da un gruppo di amici che dai primi anni 80 si sperimenta nella convivenza cercando modi di vivere alternativi al modello monofamiliare ed alla metropoli.
Il percorso del gruppo ha portato alla costituzione di un centro studi sulle relazioni, stili e progetti di vita, di una azienda agricola che produce vino erbaluce (biologico). Il nome Orosia è dedicato alla chiesetta di Santa Orosia, accanto alla casa, al nome del vino (OROSIA) dalla vigna ed al centro culturale dentro la casa “alla ricerca dell’oro” (ORO-SIA) come ciò che può essere prezioso oggi a livello spirituale, culturale e umano. 
Dietro un’idea di comunità intenzionale ci sono tracce profonde che aprono sentieri di pensiero e progetti. Per noi di Orosia alcune sono ancora a oggi fondanti e richiedono riflessione, ricerca e sperimentazione: abitare la terra, la trama che connette, il vivere come pellegrinaggio.
Abitare la terra e come condividere l’abitare. Abitare come il modo in cui siamo al mondo. Abitare, (scrive Heidegger) come costruire e custodire. Custodire? la creatura umana ha bisogno dell’altro per vivere, ma è chiamata anche a prendersene cura. Allora custodire e curare sono connesse e sono dimensioni centrali dell’abitare, ma sono dimenticate, perché presi dall’entusiasmo che scienza e tecnologia possano costruire nuovo, siamo diventati costruttori schiavi della costruzione stessa e del suo funzionamento. Ma “l’altro” non si costruisce: si custodisce.  E’ importante riprendere e sviluppare la capacità e la visione del custodire e avere cura. Custodire ha anche a che vedere con la cura della relazione. Sviluppare il lavoro sulla relazione e con tutti gli esseri dell’universo, come ci insegna l’ecologia profonda.
La “trama che connette” è insegnamento proposto da Gregory Bateson per comprendere il mondo. Nelle sue ricerche che spaziano dall’antropologia, alla biologia, alla epistemologia e psichiatria, cerca di descrivere la trama, la struttura che connette l’universo e comprendere le sue leggi per conoscere meglio il mondo.
“Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E come con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra? (G. Bateson- “Mente e natura” 1979). Bateson ci aiuta a capire che l’unità può sopravvivere alla diversità.
Vivere come in pellegrinaggio. A proposito la casa di Orosia si trova sulla Via Francigena, noto cammino di pellegrinaggio che da Canterbury portava a Roma, percorsa nella storia da migliaia di Pellegrini. Per noi l’aspetto del pellegrinaggio è importante come “metafora della vita”, come condizione umana di continua ricerca. Ci sono preziose dimensioni del pellegrinaggio quali il senso interiore della ricerca, il senso dell’avventura, ma anche il senso degli altri: accade che il Pellegrino intraprenda il viaggio da solo, ma sa che troverà altre persone come lui nel percorso, come una piccola comunità “in cammino” dove c’è solidarietà, tolleranza. E poi c’è il luogo del “rifugio” dove ci si riposa e confronta. Orosia è per noi come rifugio. Tutte queste sono tracce che ci hanno portato oggi, qui.
Sappiamo che sono le tracce di sognatori, ma ci hanno permesso un’esperienza con gli altri di profonda comprensione, di comunicazione reciproca, saggezza collettiva e gioia di vivere. Sappiamo che c’è una frattura tra il mondo che conosciamo e il mondo che sogniamo, ma è bello pensare che si possa costruire un ponte tra sogno e realtà.
Sappiamo che non possiamo seguire queste tracce da soli, perché non riguardano solo la nostra piccola realtà ma il vivere su questa terra. 

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