Ele, Mari ed Alma di Orosia hanno partecipato al raduno della Rete italiana degli ecovillaggi e gli occhi sono ancora pieni di verde e il cuore di insolita gioia.
Recita il poeta Friedrich Holderling: “…Noi siamo un colloquio…”
Siamo qua a Orosia a raccontarci del 24° Raduno Estivo della RIVE, tenutosi dal 27 al 31 Luglio presso il Progetto Meraki. Per arrivare al luogo del raduno si cammina per circa 20 minuti tra boschi, partendo da Monzuno, paese a 700 m. di altitudine, vicino a Bologna, nell’Appennino Emiliano. Il Progetto Meraki è un ecovillaggio col taglio educatico-formativo, attivo da gennaio 2021, che desidera unire esperienze e sogni di chi è interessato alle relazioni con le persone e l’ambiente. Tra boschi e prati in un grande casolare convivono attualmente 9 persone e altre arrivano, si incontrano, passano.
Ele, Mai e Alma cercano di raccontare l’esperienza agli amici e amiche di Orosia. Dicono che anche da altri raduni Rive, a cui hanno partecipato, si porta sempre a casa un’emozione che chiamare armonia è riduttivo. Per Ele il Raduno Rive è esperienza intensa perché, come un patchwork, riesce a unire dimensioni importanti per una possibile vita a cui dedicare riflessione e lavoro. Così ad Orosia le tre donne cercano di dare parole loro a questa esperienza per narrarla agli altri e a sé. Per Alma elemento importante di Rive è la gratuità perché gli incontri sono organizzati da volontari.
L’Attenzione alla relazione e al rispetto porta un clima di compassione, intesa come sympatheia, dal Greco “simpatia”: provare emozioni con…(ogni incontro è un lungo abbraccio) La compassione porta uno sguardo che non giudica, benevolo, che cerca di capire il desiderio, il bisogno dell’altro e di compiere gesti e atti in tal senso. E’ condivisa la sofferenza, ma anche la gioia (canti, balli, risate). La compassione è fonte di energia positiva. Scrive F. Dostoevskij nell’”L’idiota”: “La compassione è la più importante e forse l’unica legge di vita dell’umanità». Mari osserva come la natura sia “divinità” per la Rive, e nei giorni insieme anche la madre Terra ci accoglie con un grande abbraccio, e che sia pioggia o sole, ne rimane forte la memoria, con quella potenza, quiete e meraviglia che la Natura regala.
Una delle dimensioni più visibili del Raduno è “il cerchio”, come modo di incontro, di saluto, di dialogo, di stile di vita. La Rive ha sviluppato ricerca e buone pratiche con lo stare in cerchio. Il cerchio è simbolo antico che appartiene alla conoscenza della geometria sacra. Il cerchio simboleggia l’eterno rincorrersi ciclico del Tempo, la completezza, l’unità, l’eternità, la continuità. Per i Nativi Americani era un modo con cui la comunità si radunava attorno al fuoco e raccontava di sé, ma anche in cerchio si prendevano le decisioni importanti. Manitonquat ed il suo libro “la Via del Cerchio” sono un punto di riferimento per la crescita dei progetti comunitari. Il Cerchio è la forma più rispettosa d’incontro, dove ogni persona si trova sullo stesso piano, con uguale possibilità di esprimersi, in esso si vive la cultura della pace e si parla il linguaggio del cuore, si sperimenta la forza dell’amore e della fratellanza e sorellanza universale. E’ semplice e comprensibile a qualsiasi età. Manitonquat credeva che fosse stato il Cerchio a rendere umani i nostri antenati ed è stato necessario quando i primi gruppi di umani dovevano organizzarsi e funzionare insieme, per poter sopravvivere. Nella Rive è molto forte l’idea del cerchio e lo si è sentito al raduno nei tanti modi di stare in cerchio. Mari racconta con nostalgia al gruppo Orosia di aver provato per la prima volta la magia del cerchio, da adolescente Scout, nelle notti stellate intorno al fuoco con il gruppo. ”Ho sentito che quel cerchio nella notte ci dava il desiderio di dare un senso alla vita, per restituirle quella magia donata agli umani nello stare in cerchio con altri umani”.
Il Raduno è stato soprattutto possibilità e impegno di confronto fra comunità intenzionali esistenti e in costruzione: vita di coppia in comunità, il lavoro sulle relazioni, confronto su tecniche per coltivare la terra, su questioni economie interne ed esterne. E tanti altri temi comprese riflessioni sui punti critici esistenti. Per Orosia, gratuità, compassione, spiritualità, il cerchio, la natura sono tutte dimensioni importanti, ma l’elemento fondante che ci unisce alla Rive è la riflessione e l’impegno di un lavoro per l’idea di comunità intenzionali, come modo di abitare nel mondo. Per Orosia le comunità intenzionali rappresentano una grande utopia del nostro tempo per promuovere un cambiamento, per migliorare le relazioni tra umani, la cura dell’ambiente ed evitare il completo degrado di dimensioni socio culturali per “una buona vita”. Impegnarci in questa direzione è un atto politico, di responsabilità e di rivitalizzazione culturale, relazionale, emozionale e sociale. E siamo appena all’inizio.
Scrive Giuseppe Accordini, docente di Teologia/Filosofia. “Noi siamo un colloquio… presto saremo un canto”.