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Il meglio che posso: ecovillaggio, sociocrazia e perfezionismo

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Vi proponiamo un brano estratto del blog di Simona Straforini, ecovillaggista di Tempo di Vivere (Modena). Simona conduce una riflessione su se stessa, condividendo le sue riflessioni personali e interessanti “perle” di sociocrazia.
A giugno mi sono candidata per partecipare a un progetto europeo per l’apprendimento e la diffusione della Sociocrazia 3.0, un’evoluzione della Sociocrazia classica, realizzata in OpenSource. Un metodo decisionale e organizzativo basato sull’equivalenza dei singoli, che promuove e celebra l’intelligenza creativa e collettiva, aiutando i gruppi a migliorarsi continuamente nei loro processi evolutivi.
RIVE, Rete italiana villaggi ecologici, di cui facciamo parte come Tempo di Vivere, è partner del progetto e come tale ha potuto formare 4 candidati per ricevere una borsa di studio e diventare trainer, formatori. Sono stata scelta e sono partita alla volta di Panta Rei in Umbria, per una settimana intensiva con altri 40 partecipanti da tutta Europa.
E’ stata un’esperienza decisamente multisfaccettata per me.
Ho incontrato moltissime difficoltà, ho scoperto alcuni limiti che non sapevo di avere, mi sono confrontata con emozioni molto contrastanti. Dall’altro lato tutto ciò è stato estremamente stimolante e arricchente.
Il limite principale che ho trovato è stato il mio perfezionismo.
Soprattutto in un contesto che si muoveva all’unisono secondo uno dei mantra principali alla base della Sociocrazia:
    Good enough for now, Safe enough to try
(Abbastanza buono per adesso, Abbastanza sicuro da provare)
Mi sono sentita un pesce fuor d’acqua.
“Abbastanza” quanto?!
Cosa significa “abbastanza” ?!
Non esiste soltanto Giusto/Sbagliato, Successo/Fallimento, Bene/Male !?!?
Il perfezionismo ha lottato contro tutto e tutti per gran parte dei primi giorni: a partire dall’utilizzo dell’inglese che nella mia testa non era sufficientemente buono per essere utilizzato (il training si è tenuto tutto in inglese!), fino alla successiva applicazione dei contenuti che stavo studiando, che continuavo a valutare non completamente appresi, e quindi non utilizzabili.
Evviva! Che cavolo ero lì fare!?
Mi sono sentita incapace, presuntuosa nell’aver pensato di essere in grado di gestire un workshop così intensivo (abbiamo avuto ritmi davvero serrati per tutta la settimana), disorientata dalla mia rigidità. I primi tre giorni ho sentito così forte la mancanza dei miei comunardi, della mia nuova realtà di vita, fatta di non-ritmi, di semplicità e divertente caos, di spazio e tempo dilatati, di comfort e senso di appartenenza profonda… da pensare di mollare.
Del resto, il perfezionismo altro non è che uno scudo a protezione di un senso di incapacità e inadeguatezza che – anche se oggi riconosco – non sono affatto abituata ad accogliere. Bensì a coprire… e infatti..
Mollare!? Non sia mai!
Abbandonare una sfida?! Farsi sopraffare da una difficoltà?!
Ma figuratevi se il mio perfezionismo me l’avrebbe mai permesso!?
Ho tenuto duro, continuando a ripetermi che potevo farcela, che dovevo solo abituarmi, che da qualche parte dentro di me c’erano le risorse e le capacità che ora non stavo riuscendo a tirar fuori. E così è stato.
Dal quarto giorno abbiamo iniziato la pratica; ci siamo divisi in gruppi e abbiamo iniziato a sperimentare quanto avevamo appreso… e magia. Improvvisamente mi sono resa conto che tutto era entrato.. che avevo assorbito il processo, che mi ci sentivo a mio agio, che si risvegliavano le caratteristiche di facilitazione che in molti mi riconoscono e che io spesso sminuisco. Mi sono resa conto che l’inglese non era più così inascoltabile, che riuscivo a seguire e anche a portare avanti i processi con discreta dimestichezza.
E lì ho compreso molte cose. Mi sono resa di quanto i principi su cui si basa la Sociocrazia possono essere portati nella mia quotidianità, non solo dal punto di vista organizzativo, ma soprattutto per relazionarmi con tutte le sfaccettature dei miei pensieri e metterli in armonia, come fossero un cerchio di pari, traendo il meglio da questa molteplicità.
Posso ascoltare tutti i miei pensieri, senza giudizio, accogliendoli come parte di un tutto.
Quello che sono è fatto anche di tutto questo.. perfezionismo compreso.
Le obiezioni che il mio perfezionismo fa, sono un dono, se accolte e integrate nell’esperienza che sto vivendo (e anche questo è un concetto semplice, che la Sociocrazia ha risvegliato e di cui sicuramente vi parlerò ancora).
E conseguentemente, possono diventare risorse, quando anziché agire per abitudine, mi fermo, respiro, ascolto cosa provo e cosa mi serve, e rispondo scegliendo il meglio che posso in quel momento. Esempio, quando riconosco che sono capace di parlare inglese, che apprendo velocemente e mi impegno per far fruttare ciò che ho imparato scegliendo di mettere in campo determinazione e coraggio.
Insomma, la Sociocrazia ha fatto breccia, da molti punti di vista.
E’ un cammino ancora lungo (o forse no!), ma sono soddisfatta di farlo.
“Metto in campo il meglio che posso in questo momento” è il mio nuovo motto.
E quando emerge il perfezionismo, che invece dice “puoi fare di più”, “il meglio non è abbastanza”, “le cose si fanno bene o non si fanno”.. mi fermo, cambio posizione e osservo la situazione come fosse esterna a me, come se stessi osservando un cerchio sociocratico, e mi pongo in una posizione di equidistanza da tutte le voci.
Poi scelgo.
E non è detto che scelga sempre la cosa migliore, ma sicuramente so di essermi impegnata per fare un cambiamento ed evolvere.
Per saperne di più sulla Sociocracy 3.0 :
– Sito Sociocracy 3.0: http://sociocracy30.org
– Sito Progetto Seoc : http://sociocracy30.intranzitie.org
– Comunicato Stampa progetto Seoc (italiano): http://ecovillaggi.it/strumenti/collaborazioni/127-seoc-comunicato-stampa.html
– Gruppo FB progetto Seoc (europeo): https://www.facebook.com/groups/956341357816417/
– Gruppo FB progetto Seoc (italiano): https://www.facebook.com/groups/1845648725680792/
Simona è parte del team italiano di Sociocrazia 3.0, se desiderate confrontarvi, o vi piacerebbe collaborare al progetto SEOC, scrivete  a sociocrazia3.0 (at) gmail.com
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