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L’economia degli ecovillaggi

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Come si sostengono? Come fanno i componenti a provvedere alle proprie spese? Come sono organizzati lavoro e reddito all’interno della comunità? Quali sono i sistemi economico-organizzativi e come viene affrontata la questione dell’autosufficienza?
L’economia degli ecovillaggi
Rispondere in modo univoco a queste domande è impresa assai difficile dato che ogni ecovillaggio ha la sua specifica organizzazione economica e propri accordi in merito a lavoro e retribuzione individuale. Il panorama, infatti, comprende contesti più prossimi alle vecchie comuni, come la storica Bagnaia (SI), la comune di Urupia (BR), ecovillaggio Tempo di vivere (PC) e altre ancora, in cui beni e redditi sono condivisi, ed è attraverso il fondo comunitario che, in modi diversi, si provvede ai bisogni dei singoli. Altre realtà come Ciricea (PT), Progetto Meraki (BO), Gaia Terra (UD) ecc., scelgono un’economia mista, in cui persiste la divisione tra redditi individuali e comunitari, e i residenti  hanno la possibilità di lavorare anche all’esterno oltre che all’interno della comunità. Esiste poi il singolare caso di Damanhur (Valchiusella), una federazione di comunità organizzata come uno stato, in cui i residenti pagano delle vere e proprie tasse e si organizzano lavorativamente in vari sottoprogetti.  
Anche la questione dell’autosufficienza è affrontata in modo differente da ognuno: c’è chi è partito dandosi come priorità l’autonomia alimentare ed energetica e chi, invece, ha preferito cominciare dal raggiungere un’autosufficienza economica e progettuale per poi tendere verso l’indipendenza energetica e alimentare. Questo è il caso di Ecovillaggio Lumen (PC), una comunità che vanta oltre trent’anni di longevità, numerose attività redditizie e una totale autonomia economica.  
Per una conoscenza approfondita dei diversi sistemi economico-organizzativi e i rispettivi pro e contro, il consiglio è quello di esplorarli e conoscerli singolarmente, anche per comprendere con quale ci si sente più a proprio agio. Ci sono però considerazioni più sottili che Federico Palla (Ecovillaggio Lumen) ha condiviso con me in un’intervista e che, credo, possano essere trasversali alle varie realtà comunitarie e utili, in fondo, anche al singolo. Il progetto di Lumen è quello di espandersi, di fondare altri ecovillaggi sullo stesso modello del primo, raggiungere un’autosufficienza energetica e alimentare acquistando altri pannelli solari,  allargando l’orto e piantando nuovi alberi, avere la disponibilità di spazio e risorse per prendere altri bambini in affido e ospitare anziani soli. “Per tutto questo però occorre denaro e quindi lo sforzo che da qualche anno stiamo facendo è quello di lavorare profondamente su diversi aspetti che riguardano l’economia, come ad esempio generare una cultura imprenditoriale comunitaria”, spiega Federico, “in fondo si tratta di realizzare quello che le cooperative dell’800 intendevano costruire, ovvero un’autorganizzazione economica in cui si fondono diversi ruoli che normalmente sono separati: il lavoratore, l’imprenditore e il dirigente”. Nell’organizzazione economica di una comunità questi ruoli in qualche modo si fondono, tutti sono infatti lavoratori che attraverso il loro servizio portano avanti attività e progetti, ma si è anche imprenditori dal momento in cui insieme ci si trova in cerchio e si decide dove investire tempo, energia e denaro. Infine, ogni responsabile di settore (almeno nel caso di grandi comunità come Lumen) è anche un manager che decide, con l’appoggio del gruppo, le strategie per condurre al meglio l’attività. “La difficoltà sta nell’indossare le vesti di un ruolo piuttosto che di un altro, non sempre è facile rinunciare ad un’attività che non rende se mi sento il manager della stessa; così come non è facile promuovere e portare avanti un progetto che potrebbe fruttare se sono identificato con il lavoratore, perché magari avrò timore di dover impegnare altro tempo ed energia in qualcosa”.   
Attraverso queste parole Federico introduce questioni ben più sottili come, ad esempio, l’impegno energetico che ognuno mette in ciò che fa. L’attività lavorativa, o meglio valorativa, in un ecovillaggio è spesso indivisa dal tempo privato, proprio come nei contesti economici del passato più legati all’agricoltura e alla natura, anche perché le attività curate e portate avanti sono in linea con i valori della comunità e quindi scelte sulla base della visione e della missione del progetto. Spesso sembra quindi di non lavorare ma questo non esenta dalla responsabilità, anzi, aiuta a coltivare proprio la cultura imprenditoriale: se ho scelto di credere in un progetto, desidererò che funzioni e che fiorisca. “È la stessa cosa del metodo del consenso, in un sistema maggioritario, se sono in minoranza posso stare comodo in quella minoranza e se le cose non funzionano, avrò qualcuno da additare. Con il metodo del consenso invece, se mi esprimo e do il consenso, mi assumo la responsabilità di aver preso anche io quella decisione. In questo caso sarà importante far emergere le criticità, evitando la tendenza al conformismo, per fare in modo che la scelta sia realmente condivisa. Allo stesso modo a livello imprenditoriale è importante che ci si assuma la responsabilità delle scelte fatte e che, se si decide per consenso, la decisione sia davvero voluta, per evitare che poi una volta avviata l’impresa, la scelta non sia più messa in discussione” (F. Palla). Ad un livello più sottile, infatti, è inevitabile che chi non è favorevole a quel progetto in qualche modo influenzi energeticamente l’andamento dello stesso, “quando un’attività non decolla siamo soliti chiederci se siamo davvero tutti d’accordo o se qualcuno interiormente si sta tirando indietro” (F. Palla). Come molti sanno, le credenze influenzano la realtà, per questo è importante lavorare anche sulla prosperità scardinando certi retaggi culturali che ci condizionano come, ad esempio, l’assunto che il denaro sia “sporco” e che l’imprenditore sia una figura tendenzialmente “avida e disonesta”. Comprendere che il denaro è semplicemente un mezzo neutro attraverso il quale è possibile raggiungere obiettivi benevoli, aiuta ad attirarlo più facilmente, così come lavorare sulla gratitudine. L’essere umano è un olos di mente, corpo e spirito, così come in potenza lo è una comunità. Un’economia florida non è, quindi, solo frutto di buone strategie di marketing ed investimento, ma di un lavoro profondo di consapevolezza sulle proprie credenze e desideri.

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