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L’ecovillaggio sa di pane

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Il pretesto di soddisfare il bisogno di pane quotidiano ci permette di entrare per un attimo in uno spaccato di vita comunitaria in un ecovillaggio in formazione.
Alla Torre di mezzo (1), la mia piccola comunità, c’è sempre stato qualcuno che si è preso cura di fare il pane. L’ultima persona che si occupava di questo, ha preso un altra strada e subito in noi è sorta la domanda “e adesso come facciamo? Chi si occuperà del pane?”.
Abituati a mangiare pane biologico, con grani antichi macinati a pietra e lievitato con la pasta madre ( o “pasta acida”), la maggioranza del pane comprato non ci soddisfa più e anzi, ci snerva: dopo due giorni è così duro che possiamo giocarci a rugby. Se compriamo il pane “buono”, ammesso che lo si riesca a trovare, difficilmente costa meno di 4 euro al kg. Soddisfare il fabbisogno di una, seppur piccola, comunità si presenta impegnativo: di media consumiamo tra i 10 e i 12 kg a settimana. Risultato: o qualcuno si accolla il lavoro del pane o dobbiamo mettere in conto di spendere circa 160 euro ogni mese, quasi 2000 euro in un anno.
Dovevamo trovare una soluzione. E questa non è tardata ad arrivare, quando abbiamo analizzato insieme i criteri di scelta e le possibilità di cui disponevamo.
“Vogliamo continuare a autoprodurre il pane” “Nessuno può impegnarsi totalmente in questo lavoro” “Abbiamo un grande forno a legna, ma per accenderlo dobbiamo fare grandi quantità di pane e sfruttare tutto il calore, per giustificare il grande impiego di energie per riscaldarlo – andare a fare legna, tagliarla,…”
Queste ed altre considerazioni emergevano dai nostri cerchi. Poi, dopo aver raccolto tutte le informazioni, è emersa la proposta: “perché non facciamo una giornata panificazione? Possiamo fare pane, pizza e biscotti, poi a fine, cuocere dei legumi!”. “Si” aggiunse un altro “Potremmo indire una volta al mese una “pizzata” a cui invitare amici e vicini, presentando la possibilità di portare il proprio pane, da cuocere con il nostro!”
Il gruppo era entusiasta. Da un problema non solo è nata una soluzione ma anche un pretesto per prendersi cura con continuità dei rapporti amicali e di vicinato. “Cominciamo pian pianino a sperimentarci” suggerì qualcuno “poi possiamo coinvolgere altre persone della zona!”.
La prima pizzata e panificazione è avvenuta tra il 10 e l’11 di Febbraio 2017.
Venerdì pomeriggio è arrivata un’amica panettiera per sostenerci e darci “dritte” per la prima infornata. Prima di tutto dovevamo calcolare quanto avremmo potuto produrre con le quantità di farina che avevamo a disposizione. I numeri e le proporzioni mi ubriacavano. La matematica nel pane mi stonava. Eppure era un gesto di cura verso il pane, un’attenzione che alla fine paga.
La “biga” (2) sembrava digerire benissimo le percentuali quando, intorno alla mezzanotte di venerdì le donne di casa la osservavano come primo passo del processo di panificazione. Un po’ per gioco e un po’ per cultura, le donne avevano “energizzato” l’acqua con cui adesso impastavano la biga, con canti e parole, con l’intenzione di trasmettere al pane gioia, positività, bellezza, amore. La mattina dopo l’impasto sembrava aver gradito il trattamento. Era bello spumoso e appiccicaticcio come si deve.
Con una bella nevicata di farina e un movimento circolare le mani, la “mastra panettiera” illustrava al gruppo come questo tipo di impasto, lievito madre, farina di grani antichi e acqua, dovesse restare morbido. “I grani antichi hanno poco glutine” diceva mentre rigirava l’impasto areandolo “quindi per non far diventare il pane duro come il muro, hanno bisogno di un impasto più liquido del normale. Per questo, appena finito qui, lo lasciamo a riposare un po’, lo ‘impacchettiamo’ ben bene e poi lo mettiamo nei cestini di vimini a riposare, dentro un panno spolverato di farina. L’impasto sarà sostenuto dalla forma del paniere e se saremo bravi ad infornarlo, il nostro pane prenderà la sua tipica forma a ruota!”
Era affascinante veder ‘impacchettare’ il pane. L’impasto, rovesciato dalla ciotola sul tavolo infarinato, veniva sollevato dall’esterno verso l’interno, proprio come quanto s’incarta un regalo. Così facendo, l’impasto si assicura la giusta dose di farina e di aria e intesse la sua trama finale. Mai viene schiacciato, mai strizzato. Solo dolci bianche carezze.
Per la “pizzata” sono arrivati i vicini: gli abitanti dell’ ecovillaggio Corricelli, la famiglia dell’agriturismo e amici di Firenze. Quasi per caso, all’ultimo momento è arrivato un gruppo di dodici scout di Prato. Eravamo trenta, dai 13 ai 70 anni. Alternandoci, condivamo, infornavamo e mangiavamo le pizze, preparate con lo stesso impasto del pane. L’allegria era tangibile: chiacchere, canti, la cornamusa che suonava, il forno brillava nell’incandescenza dei suoi tizzoni.
Un atto semplice, un modo per stare insieme con poco. Un ritmo senza tempo in cui si produce e s’impara, lasciando spazio alla convivialità.
E dopo le pizze, quando molti erano già fra le braccia di Morfeo, ecco l’infornata. Una alla pala, un’altra alla farina e una al ribaltamento dei cestini. Il resto della comunità a “fare il tifo” intorno al tavolo.
Uno, due, tre…
Cinquanta minuti di cottura ed ecco che l’odore di pane si era insinuato in tutte le fessure della casa. Dalla bocca del forno, pani orgogliosi uscivano fumanti nel loro abito più croccante. Una “bussatina” da un lato e dall’altro per assicurarsi che fosse cotto bene e via!, una pagnotta adagiata sull’altra, al minimo contatto col tavolo, per farle asciugare come si deve.
Al mattino, l’odore del pane attirava tutti nella medesima direzione. Che cosa poteva esserci di meglio che iniziare la giornata con pane e miele o pane e marmellata?
L’amore e l’allegria con cui era stato prodotto ha contaminato tutti. Soffice il cuore, croccante la crosta. Questa giornata ci ha fatto bene. Eravamo distrutti fisicamente ma soddisfatti per aver raggiunto gli obiettivi collaborando con serietà, divertimento, cura e leggerezza.
Ripensandoci è incredibile dove possiamo arrivare, partendo da un semplice pezzo di pane!
NOTE:
1_La Torre di mezzo è una comunità di cinque residenti, ubicata sul primo appennino in Toscana, tra Prato e Firenze. Aspira a diventare un ecovillaggio e muove i suoi passi sul sentiero della crescita personale e collettiva e dell’applicazione dei principi ecologici. Se vuoi saperne di più, visita la pagina facebook: La Torre di mezzo oppure scrivi a latorredimezzo@gmail.com
2_ La “biga” è preparatoria all’impasto del pane. Si crea da un pezzo di pasta madre a cui si aggiunge farina e acqua.
Vuoi saperne di più su ecovilalggi e cohousing? Vedi la pubblicazione di Terra Nuova Edizioni
Per imparare a fare il pane e conoscere i grani antichi, sfoglia i libri seguenti:

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