Nel raccontare gli ecovillaggi, di solito i contenuti passano attraverso gli occhi, le orecchie e le parole degli adulti. Si parla di scelte consapevoli, di trovare risposte al disagio sociale e di vivere a contatto con la natura. Ma nella realizzazione dei progetti, gli adulti sono seguiti passo passo da chi quella scelta non l’ha fatta, semplicemente perché non ha avuto scelta: i bambini. Abbiamo raccolto cinque voci di figli cresciuti negli ecovillaggi italiani. Ragazze e ragazzi capaci di leggere la propria esperienza e raccontarla. Elena, Ada, Ludovico, Mattias e Setna hanno esperienze e prospettive diverse, ma ci hanno risposto alle stesse domande, in modo a volte univoco e a volte divergente. Abbiamo cercato di riportarvi i dubbi, le frustrazioni, le gioie e le speranze, ma anche i loro consigli, scoprendo in loro una saggezza davvero sorprendente.
NOTA ALLA VERSIONE WEB:
Rispetto alla pubblicazione su Terra Nuova Gennaio 2014, nel testo che segue le risposte sono state riportate integralmente. Mattias e Ada, conseguendo gli studi nella medesima città, hanno preferito confrontarsi e rispondere insieme. Rispetto all’articolo originale, in questa versione trovate anche un protagonista in più, Guglielmo Marino, che non è rientrato nella versione originale cartacea per causa di forza maggiore, ma rientrante a pieno titolo nel gruppo degli intervistati.
NOTA SCHEDE: Per “esperienza di ecovillaggio” si intende il numero di anni trascorsi nell’ecovillaggio con residenza fissa. Alcuni degli intervistati hanno abitato nei dintorni per alcuni anni in attesa di trasferirsi nell’ecovillaggio.
I PROTAGONISTI
Nome: Elena Givani
Età:14
Professione: studente di Scuola alberghiera
Ecovillaggio: La Città della Luce
Esperienza di ecovillaggio: 14 anni
Voglio molto bene a tutti i ragazzi che vivono qui. Con alcuni parlo, mi confido, mi sento ascoltata e sostenuta, dico loro cose che non dico a nessun altro.
Nome: Ludovico Ravelli
Età: 21
Professione: studente di Scienze e tecnologie ambientali, Università di Milano-Bicocca
Ecovillaggio: Upacchi
Esperienza di ecovillaggio: 15 anni
Rispetto agli altri coetanei, sono capace di cambiare, senza giustificazioni, semplicemente cambiando.
Nome: Mattias Schweitzer
Età: 20
Professione: studente di Scienze agrarie e agro ambientali, Università di Bolzano
Ecovillaggio: Upacchi
Esperienza di ecovillaggio: 13 anni
Ho fatto esperienze completamente diverse dagli altri bambini e non mi annoiavamo mai, anche senza la TV.
Nome: Ada Keller
Età: 20
Professione: studente di Arte e Design, Università di Bolzano
Ecovillaggio: Noceto
Esperienza di ecovillaggio: 20 anni
Evitate di trasferire da un giorno all’altro un adolescente da una realtà “normale” a un posto “fuori dal mondo” con gente strana!
Nome: Setna Bernini
Età: 19
Professione: studente di Scienze poliche, Università Valle d’Aosta
Ecovillaggio: Damanhur
Esperienza di ecovillaggio: 19 anni
Mi piace l’idea che si può, insieme, cambiare il mondo!
Foto di Giulia Napolitano
Nome: Guglielmo Marino
Età: 23
Professione: Studente di Scienze Naturali, Pisa
Ecovillaggio: Upacchi
Esperienza di ecovillaggio: 14 anni
Penso che tornerò per la ricolonizzazione di Upacchi!
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Iniziamo subito con un domanda “semplice”: che cos’è per te un ecovillaggio?
Elena: Un ecovillaggio è un posto dove tante persone vivono insieme e condividono tutto quello che hanno per creare una nuova società e cercare di cambiare almeno una parte di ciò che non va nella società contemporanea.
Ludovico: Nel mio ideale un ecovillaggio è una dimensione in cui tra persone dovrebbe esistere comprensione, onestà, reciproco aiuto e solidarietà. Un luogo in cui le persone arrivano avendo a cuore la natura e rispettano l’ambiente in tutte le sue forme: animali, piante, paesaggi, fino alle energie che governano l’universo, energie sempre presenti che spesso scordiamo… ricordarsene però non è difficile e in mezzo al verde e alla terra è più facile esserne spettatori. Questo pensiero è il mio credo.. e non è riferito solo agli ecovillaggi ma bensì a tutta la terra.
Mattias e Ada: Secondo noi un ecovillaggio è una realtà di persone che hanno deciso di vivere insieme in un luogo che dà loro la possibilità di realizzare i loro desideri, che sia l’autosufficienza o la crescita personale. È importante che l’ecovillaggio si interessi per la natura e che gli abitanti ne rispettino i valori.
Setna: L’ecovillaggio è un gruppo di persone, animate da ideali comuni, che scelgono di intraprendere un percorso di vita insieme, spesso caratterizzato, ad esempio, da una grande attenzione all’ambiente e alla sostenibilità.
Guglielmo: Per me un ecovillaggio dovrebbe essere una comunità di persone che prima di tutto si rispetta e sopporta a vicenda. Per definirsi ecologica, il sostentamento degli abitanti dovrebbe derivare principalmente dalle terre limitrofe tramite agricoltura ed allevamento biologici. Questo logicamente include che gli abitanti dovrebbero essere tutti direttamente coinvolti nel lavoro per il sostentamento. Dovrebbe essere costruito ed alimentato da materiali ed energie che abbiano il minor impatto ambientale possibile.
L’ecovillaggio in cui vivi si avvicina alla definizione che hai appena dato? Se non propriamente, in che cosa si distingue?
Elena: Si, si avvicina alla definizione che ho dato.
Guglielmo: Avvicinarsi forse si, anche se molto alla lontana: il mio villaggio è nato da molto tempo e purtroppo molte cose che erano state pensate, si sono realizzate solo in parte e molte altre per nulla. Tutti noi amiamo la natura ma per la maggior parte non siamo riusciti a integrarci con essa in modo completamente pulito ed ecosostenibile, forse è solo questione di tempo (anche se di tempo ce ne è stato). Ma queste sono cose imprevedibili, chi può prevedere il futuro?… cosa faremo noi giovani, riprenderemo e continueremo un percorso già iniziato dai nostri genitori o avremo bisogno di staccarci, di cambiare, Non so.. non mettiamo fretta al vento!
Mattias e Ada: Si avvicina abbastanza ma non sempre tutti gli abitanti riescono a realizzare i loro desideri.
Setna: Penso che la mia comunità rientra solo in parte nei canoni di ecovillaggio che ho espresso: la nostra esperienza ha una forte caratterizzazione spirituale ed una complessità sul piano culturale, organizzativo e di stile di vita che io lo definirei un popolo più che un ecovillaggio, un esempio di civiltà autonoma e vivace.
Guglielmo: Nel mio villaggio il sostentamento deriva principalmente dal lavoro per il quale si danno dei soldi in cambio. E ogni famiglia provvede al proprio sostentamento.
Secondo te, perchè gli adulti della tua comunità hanno scelto di vivere nell’ecovillaggio?
Elena: Perché volevano portare avanti le loro idee, perché non gli piace quello che c’è “là fuori” e apportare un cambiamento nella società.
Ludovico: Ognuno è diverso e unico. Di perché credo ce ne siano molti, ma in fondo sono sicuro che ci sia un comune amore nella natura e un condiviso disagio per la società odierna intesa come progresso economico/tecnologico, cieco alle necessità del pianeta e di noi stessi per gli animali che siamo.
Mattias e Ada: Perché sentivano di doversi creare un posto loro che rispettasse i loro ideali e riflettesse i loro desideri, probabilmente volevano vivere nelle campagne toscane e migliorare i loro stili di vita. Cercavano delle relazioni più sane e profonde con le persone che li circondano.
Setna: Per essere poetici: per cambiare il mondo. Perchè animati da forti ideali hanno scelto di lottare per una vita ricca di sogni e esperienze, in cui gli altri sono davvero una parte di noi come una vera civiltà è parte armonica dell’ambiente naturale, per poter creare un proprio spazio nel mondo in cui e’ possibile creare un nuovo paradigma anzichè seguire all’infinito quelli che hanno portato il pianeta e la civiltà umana al punto in cui e’.
Guglielmo: Penso che l’idea generale fosse quella di vivere a contatto con la natura… questa frase include ovviamente un sacco di modi possibili di interpretazione, e quindi anche di modi di “vivere a contatto con la natura”
Oltre ai tuoi genitori, ti piace avere tanti adulti a casa, o no? Perchè?
Elena: Qui da noi non ci sono molti adulti, ma ci sono tanti ragazzi e mi piace perché c’è sempre qualcuno che mi fa compagnia e qualcuno con cui parlare.
Ludovico: Non è di certo un problema avere amici a casa, o persone ospiti, anzi è una cosa quasi sempre divertente e bella.
Mattias e Ada: Entrambi viviamo in case separate come il resto della comunità, quindi non condividiamo tutti i momenti della giornata con gli altri ma la presenza di altre persone ci arricchiscono giorno dopo giorno. Anche se comporta alcuni sacrifici perchè convivere non è mai facile e non si può sempre scegliere con chi farlo… soprattutto per noi ragazzi!
Setna: Ho imparato ad apprezzare la presenza degli altri nella mia vita, fatti sacri alcuni momenti di privacy. Negli ultimi anni ho vissuto in una casa con solo ragazzi e ragazze della mia età e questa esperienza è stata molto importante per imparare a comunicare con gli altri, a essere indipendente ma inserito in un gruppo che crea e trasforma i propri ambienti e, soprattutto, per comprendere meglio me stesso, i miei limiti (spesso autoimposti) e a vedere le qualità e le difficoltà degli altri.
Guglielmo: Gli adulti non mi danno fastidio, mi danno fastidio gli str…
Secondo te, quali sono i motivi che maggiormente creano tensioni nella tua comunità? E come vivi i momenti di tensione?
Elena: I momenti di tensione si creano per tanti piccoli motivi…Nei momenti di tensione io normalmente non partecipo ai conflitti, perché sono ancora giovane!!
Ludovico: I motivi di tensione possono essere molti (come in ogni “famiglia”) spesso sono relativi agli investimenti economici che si decidono assieme. Le priorità, i modi e i metodi di attuazione sono spesso (come è bene che siano) diversi e questo concorre a creare tensioni sovradimensionate per colpa di vecchi rancori o vicissitudini che legano le persone al passato. Negli ultimi tempi però questo tipo di problemi è gestito meglio grazie al metodo del consenso e al fatto che ci incontriamo più spesso di prima. Quando si presentano questi momenti sono triste (come tutti alla fine) e spero….
Mattias e Ada: Sicuramente la carenza di comunicazione è il problema maggiore perché crea molte incomprensioni che infatti si ripercuotano dal singolo alla comunità. Per esempio anche i problemi affettivi tra una coppia (o più) causano spesso confusione e tensione in tutto l’ecovillaggio. Un altro problema come al solito sono i soldi di cui non c’è bisogno di parlare.
Setna: Normalmente la maggior parte delle tensioni sono create da difficoltà di comunicazione, dove le persone parlano (o credono di parlare) e ritengono di non essere capite o di essere escluse, anche se, per la mia esperienza, normalmente sono le persone stesse che si autoescludono. I difetti di comunicazione poi possono anche essere tra i vari responsabili e i membri dell’ecovillaggio, che portano a non comprendere le motivazioni per cui si sceglie di agire in un modo piuttosto che in un altro. Altro punto importante e’ la mancanza di chiarezza, soprattutto nei progetti, nella gestione dell’economia e delle responsabilità. Se mi accorgo che si creano delle tensioni cerco, se possibile, di appianarle prima con l’esempio pratico e quindi parlando con le persone.
Guglielmo: Credo che alla base dei conflitti “veri” che ci sono nel mio villaggio ci sia un fraintendimento di fondo sulle aspettative che ognuno degli abitanti aveva per questo posto. I momenti di tensione penso siano normali, ci sono anche nella semplice vita quotidiana, senza dover gestire un villaggio, e sono anche necessari perché portano alla luce nodi irrisolti da sciogliere.
Secondo te, come vengono considerati gli adolescenti e i giovani nella tua comunità?
Elena: In questo momento siamo solo io e mia sorella gli adolescenti in questa comunità. Io penso di essere considerata importante come tutti gli altri… io faccio la mia parte e mi diverto, per esempio quando facciamo gli openday io canto e faccio il mio spettacolo…insomma sono attiva nella vita della comunità…
Ludovico: Ci sono molti giovani e molti abitanti quindi anche molte diverse considerazioni ma nel complesso siamo tutti bravi ragazzi (almeno spero ;-).
Mattias e Ada: Sicuramente una grande risorsa per il futuro, anche se ancora qualche volta ci sentiamo meno importanti all’interno dell’ecovillaggio. Con gli anni abbiamo preso sulle nostre spalle sempre più responsabilità. Probabilmente gli adulti credono molto in noi e vorrebbero vederci come loro pari, ma questo non si nota spesso nelle azioni di tutti i giorni.
Setna: Secondo me i giovani sono molto amati dall’intera comunità, che magari a volte non riesce a comunicare come vorrebbe con noi, ma gioisce di ogni nostro successo e se un giovane intende partecipare alla vita della comunità o prendersi delle responsabilità tutti sono disposti a lasciargli lo spazio necessario.
Guglielmo: Mah siamo tutti dei bravi ragazzi 🙂 quindi bene immagino.
Quando ti sei accorto di vivere in una casa diversa da tutti i tuoi amici di scuola, come ti sei sentito?
Elena: Anche all’asilo ero consapevole di vivere diversamente, quando andavo a casa dei miei amici vedevo che loro vivevano solo con la loro mamma e il loro papà e mi chiedevo perché io invece vivessi con tante altre persone. Ho capito subito di vivere in una famiglia diversa e anche ora i miei amici e le altre persone pensano che sono diversa o strana. Con i miei amici più stretti mi sento a mio agio, con altre persone, a volte mi vergogno o mi sento a disagio perché giudicata da persone per cui “diverso” non è “bello” ma “brutto” e “strano”.
Ludovico: Non mi ricordo molto a riguardo. Mi sono accorto di una certa diversità ma sono sempre stato fiero del posto e del modo in cui sono stato cresciuto.
Mattias e Ada: All’inizio fortunato: potevamo fare esperienze completamente diverse dagli altri bambini e soprattutto non ci annoiavamo mai anche senza la TV. Verso il periodo adolescenziale dove ognuno cerca di omologarsi alla sua generazione, anche noi ci siamo sentiti diversi con la paura di non essere accettati. Ma con il tempo passa tutto e ti senti ancora più fortunato.
Setna: Curioso verso la vita ‘esterna’ alla comunità ma non sono mai stato attirato dal normale stile di vita.
Guglielmo: Più che per la casa vera e propria negli anni dell’adolescenza ho sentito il bisogno di spostarmi dal villaggio per l’isolamento dalla “vita mondana” che vivere lì comportava.
Che rapporto hai con gli altri ragazzi della tua comunità e con i coetanei che abitano altrove? Qual’è la più grande differenza che noti?
Elena: Voglio molto bene a tutti i ragazzi che vivono nella mia comunità, sono tutti simpatici. Con alcuni parlo e mi confido, mi sento ascoltata e sostenuta, dico loro cose che non dico a nessun altro, nemmeno ai miei genitori o ai miei amici esterni. Con altri, rido e scherzo. Con i miei coetanei ho un rapporto di amicizia. Ho alcuni amici speciali che mi sono molto vicini, di cui non mi vergogno di parlare della mia vita o della mia famiglia. La differenza che noto è che quelli che vivono con me nella comunità, su certe cose mi comprendono meglio di quelli che vivono fuori.
Ludovico: Con gli altri ragazzi ho un rapporto stupendo, siamo tanti e di molte età differenti ma comunque uniti. Sono sempre stato felice degli amici che ho e ora che molti viaggiano, lavorano o studiano fuori, non è cambiato nulla: quando ci troviamo è sempre la stessa cosa, amici per la pelle dal primo all’ultimo. Per quanto riguarda i coetanei, il mondo è vario e persone ce ne sono belle e brutte. La differenza che mi capita maggiormente di notare è il fatto che siamo capaci di cambiare, senza dover giustificare niente a nessuno, semplicemente cambiando.
Mattias e Ada: Con i ragazzi all’interno della comunità abbiamo un rapporto più sincero, probabilmente perché condividiamo tante esperienze e le storie delle nostre vite e questo ci fa sentire come “fratelli”. In realtà questa è la più grande differenza che notiamo tra i coetanei della comunità e gli altri amici.
Setna: Sono in buona relazione con gli altri ragazzi: insieme facciamo progetti e ci sosteniamo a vicenda.Per quanto mi riguarda non ho mai auto problemi con gli altri ragazzi, ho stretto amicizie senza difficoltà; la più grande differenza che ho riscontrato e’ che i giovani delle comunità hanno, per lo meno dimostrano, di avere più sogni, ideali e fiducia nel mondo e nel futuro.
Guglielmo: I rapporti tra noi ragazzi/e del villaggio sono quelli di persone che si conoscono sin da giovane età e che si vogliono bene e si rispettano. Ho rapporti del genere anche con persone che non sono di Upacchi.
Puoi dirmi qual’è la cosa che ti piace di più del vivere in una comunità?
Elena: C’è sempre qualcuno con cui stare, non sono mai sola, qualcuno è sempre disponibile per darmi un passaggio per uscire, guardare film oppure fare scampagnate in montagna, celebrare il Natale e sedersi ogni giorno a tavola tutti insieme…è bello!
Ludovico: Del mio villaggio la cosa che più mi piace è il silenzio rumoroso della natura, il suono delle feste e delle risate nonché l’ottima pizza del forno!
Mattias e Ada: Le cose più belle sono sicuramente le relazioni che nascono anche grazie a tutta la gente che passa e che ci arricchiscono. Grazie al posto in cui viviamo abbiamo la possibilità di fare molte esperienze.
Setna: La lista sarebbe lunga ma credo che la cosa che piu’ mi piace e’ il sogno di poter, effettivamente, insieme, cambiare il mondo, la società e inventare nuovi stili di vita e nuovi modi di stare insieme.
Guglielmo: Vivere in una comunità vuol dire condividere l’esistenza insieme a persone con le quali si hanno rapporti virtuosi per entrambi dal punto di vista umano.
…e quella che ti piace meno?
Elena: Quando non sono mai sola e non posso stare tranquilla con i miei amici perché c’è sempre qualcuno in giro. E si mangia la Nutella!
Ludovico: Quando sento tensioni, o sento che non c’è spirito e forza di andare avanti, di migliorare come ecovillaggio… ed essendo fuori casa e giovane, mi sento impotente.
Mattias e Ada: Non c’è =)
Setna: Quando non tutti sono propositivi.
Guglielmo: Non con tutti è possibile instaurare un buon rapporto.
Che rapporto hai con la natura?
Elena: Bello… Da piccola parlavo con il vento, e per questo mia mamma mi chiamava “canta col vento”.
Ludovico: Un fortissimo rapporto, mi piace sotto tutte le sue forme, in tutte le sue ingegnosità e bellezze. Fino al punto che la sto studiando per investirci la mia vita. A volte vedo gli esseri umani come un pericolo per qualcosa di così altamente autoregolato e incredibile come la natura, ma mi piace pensare che forse, prima o poi (e speriamo in tempo), gli esseri umani diventino una sorta di guardiani, di entità contemplatrici e custodi di tale bellezza.
Mattias e Ada: La natura è sempre stata fondamentale per noi. Abbiamo imparato a rispettarla, amarla e conoscendola, abbiamo scoperto la sua importanza: ci dona tutto ciò che ci serve per vivere, nutrirsi, bere, curarsi.
Sertna: Vivo in collegamento con la natura, ho imparato a rispettarla ed amarla.
Guglielmo: La natura non è altro che la nostra casa e il nostro pane in quanto esseri viventi, sarebbe un po’ irresponsabile avere comportamenti distruttivi verso la propria casa. Cerco quindi di capirla per poterla difendere.
Che rapporto hai con le tecnologie? Usi internet? Prevalentemente per fare cosa?
Elena: Fantastico, adoro qualsiasi cosa sia tecnologico. Uso internet per stare su facebook o su altri social network, per chattare con i miei amici, ascoltare musica, per leggere e aggiornarmi sul mondo esterno e sul mio gruppo musicale preferito: i OneDirection!
Ludovico: Per me la tecnologia è un’arma micidiale che può renderci schiavi di cose sciocche, può renderci ciechi alla vita e può creare in noi ciò che vuole. È anche un’eccezionale risorsa della società per rispettare e custodire il mondo, e non velocizzare la sua fine! Ho sempre avuto un rapporto difficile con la tecnologia, molte volte mi fa davvero stare male ciò che vedo a riguardo, ma molti utilizzi e possibili applicazioni mi affascinano moltissimo facendomi capire che come tutte le cose il buono o cattivo dipende dall’utilizzo che se ne fa.
Mattias e Ada: Tecnologia è un termine un po’ vasto, per questo è importante saper scegliere le tecnologie giuste. Quelle che rispettino l’ambiente e ci aiutano a vivere meglio tutti i giorni senza danneggiare niente o nessuno. Internet lo uso soprattutto per la scuola, restare in contatto con gli amici e ricerche di vario tipo.
Setna: Amo la tecnologia, credo che se ben utilizzata sia uno strumento straordinario. Uso internet per per ricerche e per comunicare a distanza.
Guglielmo: Uso internet per comunicare ed informarmi.
Se pensi al futuro, cosa provi? Perchè?
Elena: Ho un po’ paura perché ancora non sono sicura di come andrà il mondo. Io canto e voglio fare la cantante!
Ludovico: Riguardo il mio futuro? Provo: entusiasmo, paura, sfiducia, positività, tranquillità, serenità, angoscia, curiosità, spensieratezza, possibilità di realizzazione personale, scoraggiamento, preoccupazione, confusione, sicurezza e molte altre sensazioni. Infatti pensare al futuro è una cosa bella ma profonda, difficile da esprimere.
Mattias e Ada: Possibilità di realizzazione personale, curiosità, entusiasmo. Ancora è una grande incognita, può essere tutto, ma siamo positivi nell’affrontare le sfide che incontreremo lungo la strada.
Setna: Entusiasmo e positività, credo che sia possibile scegliere il nostro futuro anche se il compito sembra titanico, ma non da soli.
Guglielmo: Positività. Penso positivo perché son vivo e anche in buona salute… e neanche troppo brutto dai! 😉
Se ti pensi da grande, dove sogni di vivere? In un ecovillaggio, un appartamento, in città, in una comunità, con altri coetanei, …?
Elena: Vorrei vivere all’estero, a Londra o in America, avere la mia casa e viaggiare in tutto il mondo
Ludovico: Di sicuro in un posto verde, immerso in una realtà che mi faccia stare bene e che condivido, dove non so. Forse in una giungla o su una spiaggia nell’oceano o ancora nel mio villaggio, chissà. Per adesso preferisco non guardare troppo oltre, ma di sicuro non mi immagino in un appartamento in città!
Mattias e Ada: Il mondo e i nostri sogni cambiano continuamente ma di sicuro non vorremo tornare a vivere stabilmente nel nostro ecovillaggio nel prossimo futuro, prima vogliamo dare il tempo a nuove esperienze, poi ci penseremo
Setna: In una comunità, probabilmente la mia.
Guglielmo: Penso che tornerò per la ricolonizzazione di Upacchi.
Che cosa consiglieresti ai genitori che stanno per andare a vivere in un ecovillaggio?
Elena: Consiglierei di non scombussolare troppo la vita dei loro figli, perché cambiare tutto da un momento all’altro può essere difficile, e fare attenzione a non farli sentire diversi dagli altri ragazzi o bambini…e soprattutto di fargli mangiare la Nutella!!!!
Ludovico: Vorrei dire loro che fanno bene, non tanto per l’ecovillaggio in sé che è di sicuro una bella scelta, ma perché i loro figli saranno a contatto con un mondo vero, genuino e sporco di terra… si potranno arrampicare, rotolare, rincorrere per i campi perché cresciuti in una terra libera dall’evoluzione stupida, quella del vestitino pulito e del ragazzino frenato, impacciato, già grande e annoiato. Consiglierei allo stesso tempo di mandare i figli a studiare fuori dalla comunità in modo che si confrontino con il resto creandosi una propria strada, dei propri interessi e delle proprie opinioni.
Mattias e Ada: Non portate ragazzi di sopra ai 12 da una realtà completamente diversa in un posto fuori dal mondo con gente strana… L’infanzia invece è bellissima in ogni caso, ma è importante poter crescere in un ecovillaggio con altri bambini/ragazzi.
Setna: Siate ben consapevoli della scelta che volete fare e se sarete in grado di inserirvi bene sarà una esperienza (positivamente) straordinaria.
Guglielmo: Di conoscere bene le priorità degli altri membri… ed di assicurarsi che ci siano altri bambini/e!!!