La reciprocità in famiglia, comunità, ecovillaggio
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Dopo aver scritto sull’ unicità, come caratteristica e condizione dell’essere unico, credo che la reciprocità sia il luogo in cui ogni unicità si incontra.
La reciprocità è un luogo creato dalle unicità.
Se penso alla reciprocità penso a tutto ciò che ho imparato durante i nostri cerchi di condivisione a Tempo di Vivere. La reciprocità la interpreto come un tessere, come un atto volontario proveniente, spontaneamente, da più parti e che si intreccia insieme ad altri atti, in un tessuto emozionale. La reciprocità è fatta di intenzione!
Mi ha particolarmente affascinato l’etimo di questa parola, dal latino tardo recus-procus che sta a significare un movimento di direzione di andata (re-cus) ed un movimento di ritorno (pro-cus).
Quindi un rapporto di movimento che va e che torna. La cosa più affascinate è che questa parola in questo significato di andata-ritorno veniva usata per descrivere il movimento delle onde del mare.
Posso immaginare tanti modi in cui questo può accadere ma solo uno, credo, sia quel modo sano di dare e ricevere ed è quello del riconoscimento di me con lo stesso valore che do all’altro. Una bassa stima del mio valore mi porterà in dis-equilibrio nei confronti dell’altro, lo stesso vale per una alta stima del mio valore a scapito degli altri: la reciprocità è fatta di egual valore. In un rapporto di equa reciprocità, riconosco le mie caratteristiche ed i miei tempi, riconosco me (quindi l’altro) a prescindere, riconosco un valore intrinseco e me e all’altro, un valore che è la mia unicità, ed è quella, la mia unicità che arricchisce gli altri ed è l’unicità degli altri che arricchirà me. In questo senso, chiunque può arricchirci, chiunque può portarci ricchezza perché nell’essere se stessi, tutti apportiamo ricchezza.
A volte è difficile vedere la ricchezza che ci arriva da chi ci sta di fronte. A volte è difficile, molto difficile. L’umiltà è fondamentale per recepire la ricchezza altrui. Quando le mie barriere sono sollevate, quando mi arrocco nel mio paradigma, la ricchezza dell’altro mi appare qualcosa che mi espropria. In quelle situazioni è dura vedere chi mi sta di fronte come una fonte di ricchezza, piuttosto recepisco attacchi, recepisco imposizione, senza vedere che la grande, immensa ricchezza che mi viene offerta da chi mi vuole davvero bene ed ha scelto di vivere con me, altro non è ciò che ignoro di me. La ricchezza che ci arriva dagli altri è il rimando di me stesso, è lo specchio che mi mette di fronte ai miei “limiti”, ai limiti che io stesso decido di darmi e nei quali mi sento in trappola. Nulla è più pericoloso di qualcuno che si sente in trappola, perché in quella condizione (che è tutta creata dalle nostre mappe limitate e limitanti) siamo in posizione di difesa e quindi di attacco, siamo in posizione di dipendenza da ciò che l’altro può portare, da ciò che l’altro può dire.
La ricchezza che ci porta chi ci sta di fronte è tutta in noi, questa ritengo sia la reciprocità, quel movimento di dare avere incondizionato, basato solidamente sulla fiducia e sull’amore verso chi abbiamo scelto.
Se mi apro alla ricchezza che l’altro mi porta, mi apro alla possibilità di liberarmi dai miei limiti, dai recinti che mi sono costruito, questo posso farlo solo nell’accettazione totale dell’altro come essere capace di aiutarmi, (fiducia) e nell’accettazione di me come persona che può sbagliare.