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RIVE: la rete si apre al dialogo istituzionale e sulla crescita degli ecovillaggi in Italia

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«Gli ecovillaggi», raccontano Lara Fontanelli e Giorgia Lattuca, «non sono luoghi di isolamento, piuttosto di aggregazione, dove si sperimentano nuovi stili di vita e tecniche innovative legate alla cura dell’ambiente e delle relazioni. Uno dei nostri obiettivi è la coesione sociale, fungere da collante intergenerazionale e valorizzare le diversità culturali, in un’epoca in cui il diverso è percepito come una minaccia. Ci ispiriamo al passato per costruire un nuovo paradigma che stia al passo con i tempi che stiamo vivendo, tempi che ci chiedono attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, oltre che a ritmi di vita meno frenetici e in connessione con i cicli naturali. Proprio in questo momento in molti bussano alle porte degli ecovillaggi per sentirsi ascoltati e per trovare risorse, anche alimentari, dopo la forte crisi creata dal Covid-19»
RIVE: la rete si apre al dialogo istituzionale e sulla crescita degli ecovillaggi in Italia
La RIVE, Rete Italiana Villaggi Ecologici, è un’associazione nata agli inizi degli anni ’90 come aggregazione di persone che avevano scelto di vivere insieme con una visione comune di impronta ecologica. A oggi raccoglie centinaia di soci singoli e decine di soci collettivi tra cui ecovillaggi, ecovillaggi in costruzione e progetti che stanno nascendo sempre più numerosi nel nostro Paese, ma anche reti affini come i co-housing, i co-living e le comunità diffuse.
«La nostra associazione promuove stili di vita ecosostenibili e resilienti, che per molti può sembrare estremo o anacronistico solo perché poco conosciuto e a volte mitizzato in senso negativo dai media, anche se dal punto di vista dell’interesse sociale pare che qualcosa stia cambiando.
Intendiamo fare luce sul nostro mondo e raccontare chi siamo, cosa facciamo, oltre ai gossip e alle leggende che circolano sulle comunità intenzionali italiane e sugli ecovillaggi. Oggi in Italia si parla ancora di ‘frikkettoni’ che vivono nei boschi, senza corrente e mangiando solo verdura, e spesso queste realtà vengono scambiate per comunità di recupero». A raccontarlo sono Giorgia Lattuca e Lara Fontanelli co-presidentesse della Rive.
«Gli ecovillaggi», spiegano, «non sono luoghi di isolamento, piuttosto di aggregazione, dove si sperimentano nuovi stili di vita e tecniche innovative legate alla cura dell’ambiente e delle relazioni. Uno dei nostri obiettivi è la coesione sociale, fungere da collante intergenerazionale e valorizzare le diversità culturali, in un’epoca in cui il diverso è percepito come una minaccia. Ci ispiriamo al passato per costruire un nuovo paradigma che stia al passo con i tempi che stiamo vivendo, tempi che ci chiedono attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, oltre che a ritmi di vita meno frenetici e in connessione con i cicli naturali. Proprio in questo momento in molti bussano alle porte degli ecovillaggi per sentirsi ascoltati e per trovare risorse, anche alimentari, dopo la forte crisi creata dal Covid-19».
«Gli ecovillaggi membri di Rive», ricordano le due co-presidentesse, «hanno una pluralità di vedute e diverse modalità organizzative. Mentre alcuni fanno scelte di vita semplici, puntando all’autosufficienza e al contatto con la natura, altri basano la loro missione sul lavoro di relazione, sulla formazione o sullo sviluppo di tecnologie ambientali e agricole sostenibili. Nella RIVE tutte queste realtà sono rappresentate e hanno lo stesso diritto di parola, portando il loro punto di vista a livello assembleare per la crescita della rete, attraverso un modello di governance partecipativo ed orizzontale».
Tra i molti progetti promossi dall’associazione riveste una particolare importanza la nascita di RDRRete di Reti, un ecosistema di realtà affini che, a livello nazionale ed internazionale, lavorano attivamente ai temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale.
RIVE è partner di diversi a livello europeo, finanziati dal programma Erasmus Plus, come membro della rete internazionale degli ecovillaggi – il GEN (Global Ecovillage Network) e di Ecolise (Europen Network for Community-Led Initiatives on Climate Change and Sustainability). Realtà che da anni partecipano attivamente alle Conferenze COP sui cambiamenti climatici come consulenti delle Nazioni Unite.
«Vogliamo proporci», proseguono Giorgia Lattuca e Lara Fontanelli, «in vista del raggiungimento dei goal dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, all’interno di un dialogo istituzionale concreto sui cambiamenti climatici e le buone pratiche per arginarli».
Infine RIVE, in collaborazione con la Rete Cohousing, Conacreis e la Rete Europea Salus – ha lavorato alla stesura di una proposta di legge per il riconoscimento giuridico delle comunità intenzionali.
«La proposta», concludono, «è stata presentata in Commissione Affari Costituzionali dall’on. Alberto Zolezzi, del M5S, con l’intento di trovare un appoggio trasversale che speriamo ci consenta di avere finalmente uno status definito per coloro che scelgono di vivere insieme in comunità agricole o cittadine, sia ora che in futuro».

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