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Vita da ecovillaggio: l’esercizio quotidiano del “qui e ora”

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Un’esperienza diretta di vita di comunità, sul tema della scelta e su come definire la direzione da prendere insieme. Come allenarsi a rispondere agli stimoli della vita che arrivano in gran quantità, sia in un ecovillaggio, in un’associazione o nel luogo di lavoro.
A differenza di altri articoli, questa volta desidero condividere con i lettori un fatto personale, una notizia diversa da quelle dei giornali o dei comunicati stampa. Una notizia che “non fa notizia” forse, ma che potrà essere utile per tutti coloro che sono interessati alla vita di comunità, o semplicemente, che lavorano insieme ad altre persone.
Sono Francesca Guidotti (1), ho studiato e praticato la facilitazione, per supportare la mia comunità e altri gruppi nei propri processi organizzativi e decisionali. Amo lavorare con le persone ma odio le riunioni noiose, dove parliamo per ore senza arrivare ad una conclusione e dove non si capisce chi ha preso la decisione o se, effettivamente, abbiamo deciso qualcosa. Per non parlare di quando intervengono persone che vomitano fiumi di parole o quando alcuni non parlano per timore.
Qualche anno fa, grazie all’incontro con la RIVE, la rete italiana degli ecovillaggi, ho detto basta alle riunioni sconclusionate e improduttive perché ho scoperto degli strumenti che possono rendere una riunione diverte ed efficace, appagante e capace di creare un piacevole senso di comunità. I miei comunardi ed io ci “alleniamo” con passione usando strumenti di comunicazione come “il bastone della parola” o analizzando un tema cospargendo le mura di casa con fogli scritti o disegnati.
Vivere in un ecovillaggio in cui molti aspetti della vita sono condivisi, conduce quotidianamente a prendere decisioni insieme. Arrivano proposte da tante diverse direzioni: amici, ecovillaggi, associazioni, estranei… c’è una ricchezza di possibilità tali da riempire tutti i giorni dell’anno. Tanti spunti interessanti, molti dei quali anche strettamente legati agli obiettivi dell’ecovillaggio. Arrivano come manna dal cielo! Ma attenzione! Una comunità ha bisogno delle proprie riunioni tecnico/organizzative, di un tempo per la condivisione intima o sul progetto e per il lavoro pratico collettivo. Queste servono a mantenere l’ “allineamento” che significa condividere il massimo delle informazioni sull’esistente per creare un punto di partenza condiviso da cui muovere i prossimi passi. La gestione del tempo è complessa e se non si ha una disciplina vigile, basta un attimo di distrazione che la comunità si ritrova sommersa di cose da fare, subentra la stanchezza e lo stress, tanto da arrivare a chiedersi: “perché vivere in un ecovillaggio se ricreo dinamiche di frenesia e ansia che imprigionano le mie giornate?” Se l’intenzione di “vivere lento” o di “vivere al ritmo della natura” fa parte dei vostri obiettivi, allora è il momento di fermarsi e di chiedersi: dove sono ora? Dove siamo adesso? Che cosa sta accadendo?
Nell’ecovillaggio in cui vivo, tra le attività associative, accogliamo gruppi che stanno percorrendo una strada simile alla nostra, persone che per un qualsiasi motivo si trovano periodicamente a “fare comunità”.
A fine estate, è arrivato un gruppo con una grande voglia di dare una svolta alla propria situazione e decidere i prossimi passi da fare.
Avevo parlato con alcuni di loro prima di facilitare il gruppo ed è emerso che molti non avevano chiaro né lo scopo, né chi e come organizzasse le attività. Fino ad oggi, solo un gruppo di sei persone ha ricoperto un ruolo attivo, con un carico di lavoro consistente. Hanno fatto tutto il possibile per sostenere le attività ma sentivano che non si poteva proseguire così. Una parte del gruppo aveva espresso il bisogno di creare un’associazione, creare un percorso parallelo di formazione professionalizzante. Ma per raggiungere i nuovi obiettivi, era necessario che il gruppo verificasse le forze in campo e fosse allineato.
Così siamo partiti per un viaggio nell’ “adesso”.
Prima di tutto hanno risposto alle domande: quali sono le motivazioni che ti spingono ad essere qui? Perché partecipi a questo gruppo? Cosa ti fa svegliare presto la domenica mattina per seguire gli incontri?
É emersa una costellazione di valori che abbiamo raggruppato per similitudine. Potevamo già vedere un allineamento di base. Niente di nuovo forse, è normale che un gruppo creato intorno ad uno specifico argomento condivida certi valori e abbia motivazioni simili. Ma esplorarli e, come dice la Sociocrazia 3.0 (2) “esplicitare l’ovvio”, ha reso più forte ed evidente l’esistenza dell’essenza condivisa di questo gruppo. I singoli individui hanno iniziato a sentirsi più “vicini” l’un l’altro. Nella fase successiva, una parete bianca si è presto colorata di tanti foglietti con su scritto ogni “osservazione dell’esistente”: gli ambiti di organizzazione e le attività compiute dal gruppo nell’ultimo anno.
Tutte le informazioni sono state condivise, generando un campo di consapevolezza collettiva. Il quadro osservabile ha permesso di chiedere ai partecipanti: “E tu dove ti poni adesso? Quanto tempo/energie e quali capacità puoi eventualmente mettere a disposizione del gruppo?”. L’esercizio ha fatto emergere le effettive energie allo stato attuale e tutta la ricchezza nascosta del cerchio. Una potenzialità umana fino a quel momento inespressa, addirittura celata da alcune persone convinte che non fosse utile mostrare i propri talenti in quel gruppo. Invece, se l’intenzione è “fare gruppo” è importante sapere “di che cosa siamo fatti”.
Chiunque ha frequentato gruppi (associazioni o anche al lavoro) avrà probabilmente assistito a decisioni prese perchè proposte da un leader o semplicemente da persone con un carattere deciso o con una dialettica convincente. Ciò non è sbagliato di per sé ma accade che, quando ignoriamo il contesto e la contingenza, o le reali forze a disposizione, la decisione non viene portata a compimento o viene realizzata a fatica. Ciò dà adito a incomprensioni, stanchezza, delusione, frustrazioni; il preludio, spesso, di un conflitto.
Darsi il tempo per capire che cosa c’è adesso e che cosa è possibile realizzare nel “qui e ora”, o al massimo nei mesi a seguire, mette il gruppo nella condizione di portare avanti gli obiettivi senza forzature e con un atteggiamento lungimirante verso il futuro.
Ha il tempo di provare, eventualmente di sbagliare e correggere il tiro. Anche se l’obiettivo non si raggiunge nell’immediato possiamo vedere ogni passo mosso in quella direzione. Lascia la possibilità di “decidere di non decidere adesso” rimandando al momento in cui il gruppo possiede tutte le informazioni necessarie per scegliere con il maggior grado di consapevolezza possibile. E il “rimandare” non è la scusa per evitare il discorso: il “rimandare” va a braccetto con la ricerca delle informazioni e comprende un’indicazione su “chi, fa cosa, entro quando”.
Emerso tutto ciò che c’è, ovvero tutto ciò che rende il gruppo quello che è oggi, si è pronti per chiedersi: cosa vorremmo cambiare, mantenere o aggiungere al nostro percorso? Così, i passi da compiere per il futuro diventano molto più realistici e quelli compiuti formano un patrimonio collettivo.
Riflettere insieme sul “qui e ora” è come fare un respiro profondo, è come arrivare in cima alla montagna e godersi il panorama, sapendo che poco dopo riscenderete verso valle.
É imparare a dire “no” all’imboccare gli altri sentieri perché adesso, valutando quante ore avete a disposizione, dove si trova la meta e quante energie vi restano, c’è solo una via che corrisponde ai vostri criteri, alle vostre realistiche esigenze.
Non è necessario sapere che cosa è accaduto prima, non importa preoccuparsi di ciò che potremmo incontrare poi. Per dirla con le parole di Eckhart Tolle (3): ” L’Adesso è la cosa più preziosa perché è l’unica cosa. É tutto ciò che esiste. Il presente eterno è lo spazio entro cui si svolge l’intera vostra vita, l’unico fattore che rimane costante. La vita è adesso. Non vi è mai stato un tempo in cui la vostra vita non fosse adesso, né vi sarà mai”.
Il passato può insegnarci certe cose, entusiasmarsi per ciò che potremmo fare nel futuro è divertente e vivace ma ciò che vi serve realmente in una comunità è l’adesso. Essere presenti nel momento in cui si prende una decisione per il futuro è una maggiore garanzia di serenità e successo. Può succedere di cadere facilmente nel vortice dell’entusiasmo ritrovandosi sommersi di mille cose da fare. Alla fondazione di un nuovo gruppo o progetto è una dinamica molto frequente. Succede! É umano, ed è anche una dinamica culturale, ci vuole tempo per cambiarla. Emerge potenziata in una comunità e l’ecovillaggio o il gruppo a cui appartieni può essere una formidabile palestra per imparare a trasformare gli impulsi in scelte, l’immaginazione in una condivisione ponderata che considera l’esistente e quindi la fattibilità reale. Il presente è il veicolo di realizzazione dei vostri sogni.
NOTE
(1) Francesca Guidotti abita nell’ecovillaggio in costruzione La Torre di Mezzo in Toscana da quattro anni. É membro del Consiglio direttivo di RIVE e ne è stata Presidente per due mandati. Scrive per Terra Nuova edizioni dal 2013, anno di pubblicazione del libro “Ecovillaggi e Cohousing”.
(2) La Sociocrazia 3.0 è una struttura organizzativa per grandi gruppi o aziende, che mira alla partecipazione di tutti. Si differenzia dalla Sociocrazia classica per l’introduzione di nuovi concetti come l’individuazione del “bisogno” o il processo dedcisionale. Questo sistema è in sperimentazione da alcuni anni in ecovillaggi storici come Sieben Linden o Zegg, in Germania.
(3) E. Tolle, Il potere di adesso, Armenia edizioni, 2004)

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