Torna dopo tre anni il raduno della Rete Italiana dei Villaggi Ecologici (RIVE), presso il progetto Meraki, Monzuno (BO), dal 27 al 31 luglio. Sarà incentrato principalmente sull’arte di costruire comunità. Qual è il ‘segreto’ di esperienze che durano da decenni e quali le sfide da affrontare per chi si lancia in quest’avventura?
Intervistiamo Majid (Andrea Bouchard) nuovo co-presidente RIVE.
Cominciamo dal titolo “Vivere il cambiamento”. Cosa intendete?
Lanciarsi nell’avventura di un ecovillaggio significa trasformare radicalmente la propria vita quotidiana, incarnare il cambiamento che vorremmo nel mondo. A livello ambientale, economico, sociale e individuale. Questo ha un significato alto per chi lo vive, ma crediamo sia anche un messaggio forte per tutti: mostrare che ci sono altre strade possibili.
Una grande sfida, direi.
Enorme. Ma è in progress: le comunità sono laboratori in cui si impara sbagliando, dove non si può mai dire ‘ecco siamo arrivati’.
Mi immagino una bella fatica.
Sì, ma al tempo stesso un regalo. Nel cambio di vita ti accorgi che stai riscoprendo la gioia di essere al mondo; sperimentando l’armonia con la natura, la gratitudine; imparando ad apprezzare la bellezza e celebrarla, a vivere rapporti di cuore, scoprirti pieno di talenti ed energia. Sono cose che solo a nominarle mi fanno venire la pelle d’oca.
E’ un brivido contagioso. Ma torniamo al raduno, cos’è esattamente? Una specie di congresso?
No, no, nulla di simile. (Majid ride) Però risponde anche a un bisogno dell’associazione di ritrovarsi e dire: “Eccoci! Siamo qui”. Infatti questi tre anni che non c’è stato se n’è sentita la mancanza.
Perchè non l’avete tenuto?
Sono stati gli anni del covid e la difficoltà a incontrarsi dal vivo ha generato una certa disconnessione nella RIVE, che sommata ad altre stanchezze, ha prodotto un calo di iniziative. Nello stesso periodo abbiamo però visto crescere il Italia la voglia di cambiare stili di vita e l’interesse verso gli ecovillaggi. Per questo il raduno di quest’anno è particolarmente significativo: vuole essere una ripartenza per noi e un’occasione per intercettare questa nuova ondata di cambiamento.
Dicevi che non è un congresso.
Sì. Intanto è aperto, rivolto anche agli ecovillaggi non RIVE, ai progetti di comunità, e a tutte le persone che abbiano questa aspirazione nella loro vita. Poi… beh, non si terrà in un palazzetto di cemento, ma in un prato a forma di cuore, contornato da un bosco, in cui dormiremo in tenda. Mangeremo ottimo cibo vegano e, soprattutto, per quattro giorni vivremo l’emozione di essere comunità. Quella stessa armonia di cui parlavo prima, che si crea più facilmente di quanto si immagini, se c’è l’intento e l’apertura. Se vuoi un simbolo del raduno, immagina duecento persone che si tengono per mano in un cerchio silenzioso.
Quindi non c’è un tema, un dibattito.
Sì si, ci sono le due cose. Quest’anno ci porremo una domanda in particolare: “Come si fa un ecovillaggio che funzioni? Come affrontare le innumerevoli sfide che una comunità si trova a sostenere?” Ma non lo chiamerei dibattito, piuttosto uno spazio in cui le varie esperienze si mettono a confronto. Con un occhio particolare ai nuovi progetti.
Perchè i nuovi progetti?
Come dicevo prima, mai come ora si è diffusa la voglia di comunità e natura. Nelle forme più varie: dal co-housing, all’ecovillaggio diffuso, ai nuovi progetti educativi ecc. Si parte con entusiasmo, ma presto arrivano gli ostacoli, che spesso non siamo attrezzati ad affrontare, cresciuti come siamo in un mondo individualista e gerarchico. Come decidere in modo condiviso? Come affrontare i conflitti? Come gestire un’economia alternativa? E la coppia che scoppia? E i figli? Ecc. ecc.
Non ci sono ricette, naturalmente; ogni comunità è unica e trova la sua strada, definendo la propria visione e missione. Esistono però conoscenze e consapevolezze maturate da chi da decenni si misura con questa sfida, in Italia e in Europa e vogliamo metterle al servizio di chi si parte oggi.
Sarà quindi un incontro di formazione.
Sì, ma anche no. Sarà un porsi delle domande collettivamente a cui ognuno troverà la propria risposta. Non ci sono insegnanti e allievi: siamo tutti apprendisti, con maggiore o minore esperienza. Tutti abbiamo disimparato a vivere in tribù.
Il raduno RIVE si farà al progetto Meraki, che è una nuova comunità, giusto?
Esatto e non è un caso. Meraki è un esempio virtuoso dell’incontro tra giovani sogni e l’esperienza Rive. Il progetto parte due anni fa già con una sua identità definita e originale, ma fin dall’inzio ha chiesto e ottenuto il supporto RIVE nella facilitazione, nell’esplicitare visione e missione, nel creare accordi e struttura.
Quindi Meraki è il simbolo di questo raduno.
Sì. Che si manifesta anche nell’intesa e nell’entusiasmo che stiamo mettendo, RIVE e Meraki insieme, nell’allestimento del campo che ospiterà l’incontro. Ed è anche un esempio dell’arricchimento reciproco. Io mi sono accorto che ogni volta che vado da loro imparo qualcosa.
Avrei tante altre domande da fare, ma purtroppo lo spazio è finito.
Be’, potresti venire al raduno e vedere coi tuoi occhi, sentire con la tua pelle. E intanto andare su
www.ecovillaggi.it dove ci sono tante altre informazioni e il programma dell’incontro.
Grazie.
A te.