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«Voglio vivere in ecovillaggio!» – Vademecum per un avvicinamento graduale al mondo delle comunità intenzionali

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Sempre più persone, con il pensiero di cambiare vita, si stanno rivolgendo agli ecovillaggi con domande e richieste di conoscenza e di residenza. Ma come ci si avvicina agli ecovillaggi? Quali sono i percorsi attivi per conoscere meglio queste realtà – che se da fuori possono apparire un’utopia, nella realtà dei fatti sono complesse, multidimensionali, ben diverse l’una dall’altra e ricche di sfide quanto di opportunità? E ancora, quali sono gli strumenti disponibili per costruire un progetto solido? Ecco cosa è emerso dal confronto con vari esponenti delle comunità italiane.
«Voglio vivere in ecovillaggio!» – Vademecum per un avvicinamento graduale al mondo delle comunità intenzionali
Gli ultimi mesi, contrassegnati dall’emergenza sanitaria e dalle misure di contenimento, come anche dai permeanti effetti che queste hanno avuto sulle nostre vite, hanno risvegliato in molti delle profonde domande e una grande curiosità verso gli stili di vita alternativi. Com’è possibile lavorare, consumare, abitare, o ancora partecipare e decidere in maniera diversa?
Sebbene gli ecovillaggi siano solo uno dei tanti modi in cui è possibile declinare un cambiamento di vita, conoscerli ha rappresentato per migliaia di persone in tutta Europa una porta d’ingresso verso una vita più sostenibile e più appagante. Non sorprende dunque che fra le varie sperimentazioni attive, gli ecovillaggi abbiano suscitato un crescente interesse, vedendosi arrivare un gran numero di domande e di richieste di conoscenza e di residenza.
Ma come ci si avvicina agli ecovillaggi? Quali sono i percorsi attivi per conoscere meglio queste realtà – che se da fuori possono apparire utopiche, nella realtà dei fatti sono complesse, multidimensionali, ben diverse l’una dall’altra e ricche di sfide quanto di opportunità? E ancora, quali sono gli strumenti disponibili per costruire un progetto solido?
Innanzitutto è importante avere presente che gli ecovillaggi sono sì realtà aperte, ma non pubbliche, avviate da persone che hanno messo a disposizione del progetto le proprie risorse personali – quindi risparmi, abilità manuali, competenze professionali, tempo, fantasia, creatività e quant’altro. Pur essendo degli spazi di contaminazione culturale e di arricchimento sociale, dunque, restano anche il frutto degli sforzi del gruppo di comunardi e il luogo dove si svolge la loro vita privata. Pertanto prima di presentarsi al cancello è necessario accordarsi in anticipo con la comunità che intendiamo visitare. E, in attesa della risposta da parte della comunità, essere pazienti, perché spesso gli ecovillaggi non hanno una segreteria e rispondere alle richieste in arrivo è un’attività svolta nei tempi ritagliati fra il lavoro, la vita comune e quella privata.
Ogni comunità ha le sue specifiche indicazioni, modalità e tempistiche di accoglienza, affinate anche in base alle proprie specificità e a ciò che ha funzionato o non ha funzionato in passato. In linea di massima, tuttavia, molti ecovillaggi sono associati ad organizzazioni di scambio lavoro, come Wwooff Italia e Workaway. Altre ancora, invece, in base all’economia che caratterizza la comunità, sono solite chiedere un’offerta libera o un contributo economico minimo tale da sostenere il costo dell’accoglienza.
Solitamente i tempi di permanenza previsti sono abbastanza brevi da non trasformarsi in “convivenze premature ed improvvisate”, ma abbastanza lunghi da consentire una prima reciproca conoscenza. Per gli amanti della toccata e fuga, tuttavia, esistono degli open day in cui le comunità rallentano le proprie attività al fine di dedicarsi e di raccontarsi agli ospiti. Infine, per quegli ecovillaggi che organizzano eventi, partecipare alle attività proposte si è rivelata in vari casi una buona occasione nella quale stabilire un primo contatto e iniziare a conoscersi.
Il percorso per entrare effettivamente a far parte di un ecovillaggio, invece, è ben più lungo e, come specificato da Debora Sbaiz, fondatrice di Gaia Terra, «prima di trasferirsi bisogna concedersi tutto il tempo necessario per frequentarsi, conoscersi, lavorare, celebrare e sognare assieme.»
Per chi volesse acquisire maggiori informazioni ricordiamo che Francesca Guidotti, ex presidente RIVE, giornalista e autrice, ha organizzato un webinar dal titolo “Ecovillaggi – Cosa li ispira, la loro storia, dove si trovano, chi li anima, come farne parte o realizzarne di nuovi”, che potete rivedere qui e che verrà presto replicato. Per chi invece avesse il sogno di avviare una propria comunità è attivo il percorso “Creare Comunità”, condotto da Gabriella Oliva, facilitatrice e fondatrice di Tempo di Vivere. Il programma delle scorse edizioni è disponibile qui e chi fosse interessato a intraprendere il percorso può tenersi aggiornato sull’uscita di ulteriori edizioni sul sito di Tempo di Vivere.
Come racconta Gabriella, «quella degli ecovillaggi è una sperimentazione, pertanto non esiste una formula matematica per costruire delle comunità sostenibili». Avere chiare le proprie motivazioni e le proprie paure, e attingere al bagaglio di esperienze maturato dai progetti esistenti, tuttavia, rappresenta sicuramente un vantaggio. Fare comunità e gestire progetti di natura collettiva, infatti, non è sempre facile, e nonostante un alto entusiasmo iniziale buona parte delle realtà tendono di fatto ad entrare in sofferenza nel giro di pochi anni. Un contributo importante in questo senso è stato apportato anche da CLIPS – il programma di incubazione di comunità nato dall’esperienza decennale delle reti europee al fine di fornire strumenti utili per gestire la complessità dei progetti comunitari.
Che si preferisca conoscere gli ecovillaggi dal vivo, sulla propria pelle, intraprendere dei percorsi di accompagnamento come “Creare comunità” o formarsi seguendo il progetto CLIPS, leggere e confrontarsi con chi scrive e racconta la storia delle comunità – o, meglio ancora, un mix fra tutte queste varianti, apprendere dal passato è la base per trasformare i propri sogni e il proprio entusiasmo in bellezza quotidiana.

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