Se i bambini piangono nel momento del distacco dalla madre o dai genitori, una ragione c’è e non va ignorata. È l’approccio di Alessandra Bortolotti, psicologa perinatale, che spiega quanto sia importante “coltivare” il legame tra genitori e figli.
Alessandra Bortolotti è psicologa perinatale e mamma di due figlie. È anche autrice di diversi scritti nei quali affronta i più frequenti pregiudizi sui bebè, sottolineando l’importanza del contatto, dell’allattamento e dell’accudimento prossimale. È grande sostenitrice della necessità di un’educazione affettiva di grandi e piccini, suggerisce di gestire nel modo meno traumatico possibile l’inserimento al nido o alla scuola materna dei bambini, rispettando i tempi di piccoli e grandi. Sono temi delicatoiper molte famiglie, che si trovano alle prese con dilemmi importanti quando decidono di tornare al lavoro, a chi lasciare il bambino, come fare con l’allattamento, come comportarsi quando il piccolo piange.
Alessandra, quali sono i limiti fisiologici dei bambini da non oltrepassare al momento del distacco?
Quando i bambini esprimono o provano emozioni negative come il pianto o altre manifestazioni, o vogliono assolutamente essere accompagnati, allora è bene fermarsi. Non dobbiamo ignorarli, o scappare senza farci vedere. Se i bambini hanno bisogno di più tempo per distaccarsi da noi, dobbiamo rispettarli. Il distacco è una fase fisiologica e naturale, in tutti i mammiferi avviene gradualmente, quando il cucciolo è pronto. Per questo i protocolli, nelle varie strutture, dagli asili agli ospedali, dovrebbero essere più flessibili, adattabili ai bisogni del bambino. Esistono nel nostro paese molti asili, per esempio, che rispettano questi tempi, dove l’inserimento è flessibile, diverso da bambino a bambino, e c’è molta collaborazione tra genitori e insegnanti.
Oggi i ritmi sono frenetici, siamo sempre di corsa, e i bambini imparano a vivere questi ritmi, a correre dietro ai tempi degli adulti. La società spinge i genitori a distaccarsi dai piccoli in tenerissima età e per molte ore al giorno; ci sono conseguenze a livello psicologico?
I periodi di prolungato distacco fin dai primi mesi possono creare nei piccoli problemi di insicurezza, senso di abbandono; i tempi che la società impone per il distacco non sono quelli dei bambini e dei genitori. Se i genitori devono tornare entrambi al lavoro, è necessario non minimizzare le reazioni emotive dei bambini al momento del distacco e non forzare i loro tempi. Certo, bisognerebbe anche ripensare a dare valore alla maternità, a politiche che permettano ai genitori che lo vogliono di restare a casa con i figli, almeno nei primi anni, serve più sostegno, diritto al part time, al telelavoro.
Alcuni dicono che non importa la quantità del tempo che si sta coi figli ma solo la qualità; tu cosa ne pensi?
Credo che il tempo di qualità sia una frottola, perchè la percezione del tempo che hanno gli adulti è totalmente diversa da quella che hanno i bambini; è importante comunque trovare un giusto compromesso, che i genitori si sintonizzino coi bisogni dei bambini ma anche con i propri.
Si sente dire che i bambini vanno inseriti nei nidi per socializzare; secondo te è così?
Esistono nidi d’infanzia meravigliosi, attenti alle esigenze dei bambini, ma credo che le opportunità di socializzazione siano anche altrove. Gabriella Falcicchio, docente di pedagogia generale all’Università Aldo Moro di Bari è chiara in proposito e dice che “la scelta di non mandare il bimbo all’asilo, se ben ponderata e compiuta saggiamente, (ovvio non dovrà stare segregato in casa), porterà solo benefici al piccolo. Nessun bambino che tardi nell’affacciarsi a realtà sociali formali presenterà stranezze, incompetenze, tare o problemi”. Su questo io la penso come lei. L’asilo è un’opportunità ma non è certo l’unico posto dove si socializza.
Una società più attenta ai bisogni emotivi dei bambini è anche una società che sa rispettare di più l’ambiente che ci circonda?
Ritengo che l’ecologia degli affetti sia anche ecologia della società e cura dell’ambiente. Purtroppo quello che vediamo è una realtà diversa: i bisogni dei bambini sono affrontati con forme di accudimento basate sul distacco, alimentando così una società dei consumi che veicola prodotti percepiti come necessari, ma che in realtà non lo sono affatto. Una società dei consumi che sta determinando l’esaurimento delle risorse della Terra, che mina la sopravvivenza di un tempo a misura di bambino, che toglie tempo agli affetti, alla cura di noi stessi e al mondo che ci circonda. Dobbiamo restituire valore alla sfera emozionale di grandi e piccini, credo che sia l’unica possibilità che abbiamo, per creare un futuro più sostenibile.
Letture utili
Naturalmente Bimbo è un’opera a più mani realizzata da medici, nutrizionisti, giornalisti e mamme, allo scopo di mettere insieme conoscenze scientifiche ed esperienza professionale.
Oltre ai consigli alimentari e alle ricette per seguire passo passo lo sviluppo del bambino, dalla prima poppata alla conclusione dello svezzamento, i genitori troveranno anche le indicazioni pratiche per la casa a misura di bambino, l’uso corretto dei pannolini, l’impiego dei detergenti e dei tessuti ecologici e molto altro.
Allattare secondo natura aiuta a superare pregiudizi e difficoltà rispetto all’allattamento al seno, stimolando il risveglio nella madre della sua parte più istintuale.
Il racconto dell’autrice, Veronika Sophia Robinson, è una preziosa testimonianza di allattamento al seno; le figlie di Veronika sono state allattate al seno fino a quando non si sono svezzate da sole, verso i sette anni, e la loro storia dimostra concretamente l’importanza di
Allattare secondo natura.