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Due mamme anche per i giudici: la sentenza di Torino

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Il bimbo nato da due mamme ha due mamme anche per i giudici. Un decreto della Corte d’appello di Torino permette a una donna di registrare all’anagrafe del Comune l’atto di nascita del piccolino venuto al mondo in Spagna con fecondazione eterologa quattro anni fa, quando era legalmente unita in matrimonio con una cittadina spagnola.
Il bimbo nato da due mamme ha due mamme anche per i giudici. Un decreto della Corte d’appello di Torino permette a una donna di registrare all’anagrafe del Comune l’atto di nascita del piccolino venuto al mondo in Spagna con fecondazione eterologa quattro anni fa, quando era legalmente unita in matrimonio con una cittadina spagnola.  Una decisione che arriva in un momento in cui si sta dibattendo delle registrazioni dei matrimoni gay e in cui ci sono anche diverse sacche di resistenza. Decisione che è stata presa dalle tre toghe della «sezione famiglia» (presidente Renata Silva, consiglieri Federica Lanza e Daniela Giannone). Il Comune annuncia che, almeno per il momento, non obbedirà: i suoi funzionari non trascriveranno l’atto di nascita. L’avvocato Stefano Garibaldi, che assiste la ricorrente insieme ai colleghi Giovanni Acerbi e Gerardo Fortunato Tita, fa presente che «i decreti si devono eseguire». «E penso – sottolinea – che diversamente potrebbe configurarsi un reato. Se ritiene, il Comune può ricorrere in Cassazione».  Palazzo Civico si dichiara in attesa di chiarimenti dalla Prefettura, alla quale si è rivolta perchè «è prassi nei casi in cui è necessario approfondire l’interpretazione delle norme». «Questo bambino – osserva Ilda Curti, assessore alle pari opportunità del Comune – ha il diritto di vedere riconosciute le due figure genitoriali di riferimento. Ma serve con urgenza un intervento legislativo».  Le due donne si erano sposate in Spagna nel 2009. L’una donò gli ovuli per il concepimento, l’altra portò avanti gravidanza e parto. E il bimbo nacque nel 2011. «Figlio matrimoniale» di una «Madre A» e una «Madre B», come attestò il Comune di Barcellona. Poi, nel 2014, la separazione. Entrambe, però, scelsero la condivisione della responsabilità genitoriale. E quando una delle due signore volle iscrivere il nome del piccolo all’ anagrafe di Torino si sentì rispondere picche: l’atto era «contrario all’ordine pubblico italiano». Cominciò così la lunga partita di ricorsi sfociata nel decreto della Corte d’Appello. I giudici hanno dato il via libera (contro il parere della Procura generale di Torino) nel segno del «best interest» del bambino. Anche se in Italia il matrimonio delle sue mamme «non ha effetti giuridici», la mancata trascrizione dell’atto di nascita ne «limita e comprime il diritto all’identità personale e lo status» nel territorio nazionale. Il piccolino, insomma, non avrebbe legalmente un genitore: quindi «nessuno potrebbe rappresentarlo nelle problematiche sanitarie, scolastiche, ricreative». La madre non avrebbe nemmeno i titoli per tenerlo con sè.  
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