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Forte e chiara la protesta: «No a una scuola così…»

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Un coro di critiche ha accolto le Linee guida formulate dal Comitato tecnico-scientifico istituito dal Ministero dell’Istruzione. Forte il no alle mascherine obbligatorie per bambini e ragazzi e il no all’insistenza sul distanziamento a ogni costo. Intanto in molti altri paesi europei si fanno scelte differenti.
Forte e chiara la protesta: «No a una scuola così…»
Le Linee guida formulate dal Comitato tecnico-scientifico istituito dal Ministero dell’Istruzione sono state accolte con un forte coro di critiche che si sono levate dai social, da movimenti di genitori e insegnanti, da intellettuali che annunciano già analisi e critiche su blog e media.
Per esempio, sono già migliaia le firme raccolte da un raggruppamento di comitati e associazioni guidato dal Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori per il no all’obbligo di far indossare la mascherina ai bambini a scuola e nei centri estivi. Alla petizione hanno aderito anche medici ed esponenti del mondo culturale e dell’informazione.
Un’altra raccolta di firme su Change ( QUI), promossa da genitori, ha raccolto migliaia di adesioni, indirizzata ai ministri della salute e dell’istruzione, al presidente del consiglio e al presidente della Repubblica.
Il gruppo-progetto “Tutta un’altra scuola” sta lavorando a un’analisi e a una proposta per un cambio radicale di paradigma educativo che getti le sue basi già da settembre e presto uscirà con iniziative.
Il Movimento “La Scuola Che Accoglie” chiede un ritorno alla normalità che non porti a una scuola dove i bambini imparano senza il contatto e sottolinea l’importanza di riaprire la scuola a “volto scoperto”  difendendola  “dall’abuso della tecnologia a discapito delle relazioni umane”.
Ha avuto un’adesione ben oltre le aspettative anche l’appello per una scuola “reale” lanciato da una mamma e una insegnante del Trentino e rivolto al Presidente del Consiglio Provinciale Walter Kasswalder per chiedere un ritorno ad una scuola “senza paura”. I ragazzi – è scritto nell’appello – “non conoscono e non dovrebbero conoscere il distanziamento sociale, che implica una lontananza non solo fisica ma anche umana dagli altri”. No anche all’utilizzo delle mascherine, dannose secondo i proponenti non solo dal punto di vista respiratorio ma anche emotivo, sociale e psicologico e non più giustificate dagli attuali dati sui contagi. L’appello trentino ha avuto un grande successo, venuto da genitori, insegnanti, educatori e anche medici, come hanno sottolineato le promotrici Sabrina Lenzi e Chiara Agostini.
In Belgio, intanto, per i bambini ci sarà la scuola senza mascherine né distanziamento sociale. Ritenendo basso il rischio per i più piccoli, così come la probabilità di contagio, l’esecutivo federale di Bruxelles ha inviato una circolare a tutte le scuole e ha stabilito che per i bambini non saranno necessarie né maschere né tanto meno alcun tipo di distanziamento sociale. Solo alle elementari viene consigliata la mascherina agli insegnanti nel caso in cui non riescano a rispettare la distanza di sicurezza dai bambini. Mascherine e social distancing vengono invece consigliati tra i membri del personale della scuola e tra questi e i genitori.
La scelta di questa riapertura senza grosse misure di sicurezza è dovuta, ha spiegato l’esecutivo, al fatto che gli esperti del governo “indicano che gli studi e l’esperienza acquisita in diversi Paesi dimostrano che i bambini sono da un lato meno colpiti dal virus e, dall’altro, meno contagiosi”, di conseguenza “la riapertura delle scuole non porterà a una significativa impennata dell’epidemia, a condizione che alcuni protocolli continuino a essere scrupolosamente seguiti”. In più, sottolinea la circolare, “la non scolarizzazione ha un impatto importante sullo sviluppo generale, mentale e sociale dei bambini e delle loro famiglie”.“

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