Ornella Piccini è psicologa perinatale e presidente dell’associazione “L’albero che cammina”. Le abbiamo chiesto di spiegare a tutte le donne (e agli uomini) che desiderano o che attendono un figlio la magia che sta intorno al momento del parto e perché quel momento, come dice Ornella, “deve essere indisturbato”.
Ornella Piccini sostiene con forza la necessità di un parto che sia indisturbato. TerraNuova sostiene il parto naturale e ha reso disponibile a tutti i lettori la
Mappa Nazionale del Parto a Domicilio.
Ecco l’intervento di Ornella.
“Oggi che vi è una nuova sensibilità verso la nascita e le prime fasi della vita, diventa importante parlare di parto indisturbato e cercare di andare un po’ più in là e un po’ più a fondo della solita diatriba parto in casa vs parto in ospedale; significa andare all’essenza del nascere. Sappiamo infatti che parto naturale non significa parto indisturbato, numerosi studi antropologici* ci dicono che gruppi indigeni, tribù e popolazioni appartenenti a diverse etnie, dove il parto avviene perlopiù in capanne e senza personale sanitario, presentano rituali intorno alla nascita che disturbano il parto e le prime interazioni tra mamma e bambino, al contempo da noi ci sono donne per le quali partorire in casa non ha significato sentirsi pienamente soddisfatte e competenti, talvolta è stato necessario il trasferimento in ospedale in altri pur partorendo in casa le donne hanno percepito un parto disturbato.
È necessario allora andare ad indagare un piano culturale più profondo, e diffuso a molteplici latitudini che è quello secondo cui la donna abbia bisogno di qualcuno che l’aiuti a partorire e che si concretizza col gesto ostetrico per eccellenza che è quello di far accogliere il bambino dalle mani di chi assiste il parto e non dalle mani della madre.
Dopo anni che accompagno le donne come psicoterapeuta perinatale e che approfondisco i miei studi sul piano storico e culturale, mi sono convinta del fatto che molto del potere sottratto al femminile e molte delle difficoltà che incontrano le madri a sentirsi pienamente competenti dopo la nascita siano dovuti a queste credenze e a questi gesti che caratterizzano il venire al mondo.
Cosa significa allora parto indisturbato? Dal punto di vista della donna è un parto in cui lei si è sentita competente e capace di dare alla luce il proprio figlio senza bisogno di ricorrere all’aiuto di qualcuno (che non significa essere sola, ciò può avvenire anche in casa o in ospedale), da un punto di vista fisiologico si deve andare a rispolverare l’idea che il parto è un processo fisiologico involontario che per espletarsi non ha quindi bisogno di scelte o di azioni volontarie, ma ha bisogno soltanto che si pongano le condizioni perché avvenga.
Quali sono allora queste condizioni?
Primo fra tutte sentire e lavorare in gravidanza sulle proprie paure, sui propri conflitti che non significa risolverli, ma averne coscienza, sentire cioè tutte la sfumature delle proprie sensazioni senza tralasciarne alcuna, né quelle più scomode, né quelle più banali, fidarsi di se stessa. Detto questo è bene sapere che possiamo partorire felicemente anche se arriviamo al parto con “travagli emotivi interni” non risolti o pulsanti…le risorse delle donne sono infinite!! Se solo si lasciassero esprimere…
E quindi arriviamo al secondo punto: l’ambiente, ossia le persone (mi auguro la persona, visto che la miglior assistenza dimostrata è one-to-one) che saranno presenti alla nascita.
Quando parliamo di ambiente non significa solo luce soffusa, caldo, candele e atmosfera (ben vengano tutte!), è necessario che la persona che si dedica a noi (doula o ostetrica) sia molto silenziosa e mantenga un profilo basso. Cosa significa in dettaglio? Che non parli, non ci faccia domande, non proponga posizioni o massaggi ma stia lì a diffondere calma e fiducia, e soprattutto ci protegga da persone altre che potrebbero entrare, dire, fare.
Dire che un parto è un evento involontario è l’essenza di tutto, un processo involontario non si può accelerare o governare senza rischiare di fare peggio che meglio, un processo involontario bisogna solo lasciare che si compia. Quando un travaglio rallenta ad esempio la prima cosa da fare dovrebbe essere quella di rallentare tutta l’attività possibile, lasciare la donna in pace che si possa riconnettere col proprio corpo, e invece di solito appena un parto rallenta la prima cosa che viene fatta è quella di fare qualcosa : proporre posizioni, massaggi ecc..
Qualcuno mi dirà che ci sono donne che chiedono di essere aiutate, che si lamentano ecc…bene è vero, Michel Odent* racconta a proposito che quando lavorava a Pitiviere nel suo reparto, le donne partorivano per lo più naturalmente ma i travagli erano quasi sempre lunghi , le donne si lamentavano chiedevano di essere sostenute, massaggiate, aiutate e lui presto capì che più rispondeva e più loro chiedevano, pensò quindi che forse le donne si lamentano perché così gli viene, e basta solo accettare questo, così smise di fare e improvvisamente i travagli divennero incredibilmente più corti. Non si tratta di andare contro a ciò che chiede la donna ma di saperlo interpretare.
Terzo punto non vi è nessuna evidenza scientifica che la dilatazione ci dica qualcosa rispetto alla lunghezza del parto, ma anzi essere visitate costituisce un’interruzione dello stato sognante tipico di un travaglio ben avviato. Ci sono donne che sono a 2 cm di dilatazione e dopo un’ora hanno già partorito e donne che arrivano a 8-10 cm e si fermano lì per lungo tempo. Concordiamo quindi con la nostra ostetrica che non ci visiti, eviteremo così il rischio di poter interrompere un travaglio che procede.
Quarto punto, il più delicato e il più ancestrale : la fase espulsiva. Ogni madre è in grado di prendere il proprio bambino quando nasce, è necessario che al momento della fuoriuscita della testa nessuno tocchi il bambino ma piuttosto si faccia un passo indietro. Non è necessario partorire da sole per accogliere il proprio bambino con le proprie mani è sufficiente che chi è presente ostetrica, medico ecc.. faccia un passo indietro nella fase espulsiva.
Quel primo contatto reale tra madre e bambino è il gesto per eccellenza che restituirebbe alla donna tutta la sua potenza e la sua sapienza di madre, eppure è il gesto più raro che le sia concesso anche nei parti in casa, vi sono troppe mani solerte a far per lei quel gesto : prendere il bambino, un gesto che viene perpetuato da secoli e che ha tolto alla donna tanto del suo potere. So bene che molti potranno pensare che le cose da cambiare nel mondo della nascita sono così tante e così gravi che accogliere il bambino con le proprie mani può sembrare un aspetto irrisorio, ma io credo che per cambiare davvero e nella direzione giusta si debba partire da qui, tutti donne, compagni, ostetriche e medici. Non permettete a nessuno di toccare il vostro bambino prima di voi così avrete un parto indisturbato”.
Per informazioni:
Bibliografia:
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“Le funzioni degli orgasmi” Ed. Terranuova
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Davis-Floyd R., (1992)“Birth as an american rite of passage”University Of California Press, Barkley
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Davis-Floyd R., (1994)“Culture and Birth: the technocratic imperative”International Journal of Childbirth Education, 9(2): 6-7
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Davis-Floyd R., (2001)“The technocratic, humanistic, and holistic paradigms of childbirth”International Journal of Gynecology & Obstetrics 75, S5-S23
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