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In Olanda il kit per il parto a casa

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In Olanda arriva a casa alle donne in gravidanza un kit per il “parto in casa”: tutto l’occorrente, ma senza dispositivi medici. Viene spedito un mese prima del lieto evento al domicilio dei futuri genitori. In Italia siamo ancora agli antipodi.
In Olanda arriva a casa alle donne in gravidanza un kit per il “parto in casa”: tutto l’occorrente, ma senza dispositivi medici. Viene spedito un mese prima del lieto evento al domicilio dei futuri genitori: garze, lenzuola di plastica, pannoloni, gel disinfettante per le mani, assorbenti materni, detersivo delicato per i panni, ovatta e un pupazzo bianco per il bebè con una luce. 
“Il kit arriva a tutti quelli che hanno un’assicurazione sanitaria, obbligatoria per chi vive qui; se poi si decide di andare in ospedale il pacco viene donato ad una onlus che opera in Africa. Siamo agli antipodi dell’Italia, la filosofia del parto naturale a casa è radicata nella cultura olandese da anni. L’ospedale e i medici solo quando è strettamente necessario”. A parlare è Alessandro Saccoccio, futuro papà impiegato in una ong ambientale e in Olanda da oltre 10 anni; ha raccontato la sua storia a AdnKronos. A lui e alla sua compagna olandese è arrivata la scatola.
In Olanda un parto su tre avviene in casa dove un’ostetrica e una puericultrice, un operatore sanitario che si occupa dei bambini da zero a sei anni, aiutano la donna durante il parto e nei giorni successivi. Le visite e le ecografie dal ginecologo sono merce rara e la vera protagonista è l’ostetrica che segue la neo mamma in ogni passo. Il sistema sanitario olandese, basato sul sistema delle assicurazioni (la più bassa costa circa 70-80 euro al mese), punta ad abbassare la medicalizzazione agevolando anche misure come il parto a casa. Si è liberi di scegliere e optare alla fine per andare in una struttura sanitaria, ma anche qui con tempi molto ‘rapidi’: sei ore dopo il parto si è dimessi.
E in Italia? I dati dell’ultimo rapporto Cedap indicano nello 0,1% del totale dei nascituri i parti che avvengono in casa. “Ma è una dato sottostimato – afferma Marta Campiotti, presidente dell’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità – anche se le schede del Cedap sono obbligatorie e vanno compitale, in alcune Regioni come Lazio e Toscana nella scheda non è indicata la voce parto a domicilio. Secondo le nostre stime ogni anno sono circa mille i parti a casa in Italia”.
“Se la donna è in buona salute – prosegue – con un parto a termine e una gravidanza senza problemi il parto a casa non ha nessuna controindicazione. Il trasferimento in ospedale accade solo nel 20% dei casi di chi partorisce a casa, in 30 anni di esperienza ho assistito solo a tre emergenze”.
In Italia – riferisce – “secondo un recente studio il 20% delle donne vorrebbe partorire in questo modo, ma spesso vengono spaventate e, purtroppo, chiedono informazioni alle persone sbagliate”.
Secondo Marta Campiotti “il nostro Paese ha subito una rivoluzione culturale tra gli anni 50′-60′ – spiega – è in questo periodo che è subentrata un’ospedalizzazione di massa con il crollo della figura professionale delle ostetriche. Mentre in Olanda hanno un ruolo ancora molto importante: sono loro che si occupano del parto”.
Ecco chi può partorire a casa secondo le Linee Guida per l’Assistenza al parto a domicilio dell’Associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e casa maternità: “Le donne definite ‘a basso rischio’ possono partorire in casa con assoluta sicurezza, devono arrivare a termine della gravidanza in buona salute (con una pressione normale, e un’anemia fisiologica) il bambino deve essere cresciuto bene ed essere in presentazione cefalica, infine il travaglio deve iniziare spontaneamente. Le ostetriche – spiegano le linee guida – operano sempre in due».
 

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