«Si è già visto che la chiusura delle scuole e il confinamento entro le mura domestiche di bambini e ragazzi ha effetti negativi sia sul loro piano fisico che mentale»: così interviene il dottor Danilo Toneguzzi, psichiatra e psicoterapeuta, sulla questione dell’isolamento per i più giovani.
Toneguzzi è psichiatra, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto Gestalt di Pordenone. Ed esprime preoccupazione per le ripercussioni dell’isolamento forzato su bambini e ragazzi.
«Le evidenze hanno rilevato che quando i bambini non vanno a scuola, in linea anche con altri studi effettuati per confronto con il periodo del fine settimana o delle vacanze estive, sono fisicamente meno attivi, trascorrono molto più tempo davanti agli schermi televisivi, tablet, smatphone, ecc., alterano gli schemi del sonno, che diventa irregolare, e sono meno favorevoli a un regime alimentare adeguato, con conseguente aumento di peso e perdita della funzionalità cardiorespiratoria» spiega Toneguzzi.
Confinati in casa senza attività all’aperto
«Tali effetti negativi sulla salute peggiorano di molto quando i bambini sono confinati nelle loro case senza attività all’aperto e senza l’interazione diretta con i loro amici o con i loro compagni di giochi. Non meno importante sembra, in ogni caso, l’impatto psicologico su bambini e ragazzi che l’isolamento forzato rischia di creare. Fattori stressanti come la durata prolungata dell’isolamento, infatti, eventuali paure in relazione alla malattia e al contagio, la frustrazione e la noia, l’informazione spesso inadeguata, la mancanza di movimento fisico all’aperto e delle pratiche sportive, la mancanza di contatto diretto con i compagni di classe, gli amici e gli insegnanti, il cambiamento spesso indotto dall’isolamento dei ritmi, degli spazi e degli equilibri domestici possono generare ulteriori problemi e avere effetti duraturi sui bambini e sugli adolescenti».
Si alzano i valori di stress
«Senza considerare quelle situazioni critiche di per sé, come le famiglie problematiche o disfunzionali, dove i figli vivono già in un clima psicologico negativo, che l’isolamento forzato normalmente amplifica ulteriormente – prosegue lo psicoterapeuta – Più ricerche, ad esempio, hanno rilevato che, nelle situazioni di emergenza, i valori di stress post-traumatico sono quattro volte più alti nei bambini che hanno vissuto un periodo di isolamento forzato rispetto a quelli che, invece, hanno potuto uscire e muoversi liberamente. Inoltre, si è visto nella recente esperienza della Cina che la combinazione tra i cambiamenti dello stile di vita e lo stress psicosociale indotti dal confinamento in casa aggrava ulteriormente gli effetti dannosi sul fisico del bambino e sulla sua salute mentale, andando a creare un circolo vizioso difficile da interrompere».
Il prezzo può essere molto alto
«Privare le persone della loro libertà per il bene pubblico in generale è spesso controverso e deve essere gestito con cura – aggiunge Toneguzzi – Se un periodo di isolamento forzato è essenziale, i risultati dalle esperienze passate suggeriscono, al tempo stesso, la necessità di ogni misura per garantire che questa esperienza sia più breve e più tollerabile possibile per le persone. Bambini, ragazzi e adolescenti rischiano di pagare un prezzo molto alto perché l’isolamento li priva di ciò che anche l’Oms raccomanda vivamente per la loro buona salute, ovvero la socializzazione, la corretta e regolare alimentazione, il movimento all’aria aperta e l’attività motoria consistente. Se l’esperienza dell’isolamento forzato, quindi, risulta essere troppo negativa, i risultati dalla letteratura suggeriscono che possono esserci conseguenze a lungo termine che colpiscono non solo le persone che più hanno sofferto, ma anche il sistema sociale nel suo complesso, e di conseguenza il sanitario che ha gestito l’emergenza e le istituzioni che l’hanno incaricata».
In allegato il file pdf con l’intervento integrale del dottor Toneguzzi e la bibliografia