Un editoriale del BMJ denuncia con forza la mancanza di regole e la troppa libertà concessa all’industria per quanto riguarda il marketing dell’alcol rivolto ai bambini e ai giovani.
Un’analisi condotta dalla Rand Corporation per la Commissione Europea mostra che in Gran Bretagna le regole sono così lasse che i teenagers sono più esposti degli adulti a questa pubblicità. Per esempio, i ragazzi tra 10 e 15 anni vedono il 10% in più di pubblicità in TV rispetto ai loro genitori; e nel caso delle bibite alcoliche, come Smirnoff Ice e Bacardi freezer, il 50% in più. Inoltre, con l’avanzare del marketing via internet e social networks, le cose stanno probabilmente peggiorando, anche se è molto difficile quantificare. Non c’è dubbio che ciò causi dei danni:
13 revisioni sistematiche mostrano chiaramente che all’aumento della pubblicità corrisponde un aumento dell’uso, con le ben note conseguenze sulla salute. La risposta di Big Alcohol a questi studi consiste nel reiterare i suoi codici volontari; esattamente come fanno anche Big Pharma, Big Food e Big Drink. Per esempio, si impegnano a fare pubblicità solo sui media che hanno un minimo del 70-75% di pubblico adulto. Come è ormai dimostrato, questi codici volontari non funzionano. Si sa, inoltre, dalla pubblicazione di posta elettronica riservata, che l’industria punta coscientemente al
mercato dei giovani. Infine, dato che il marketing via internet e social networks è difficilmente monitorabile, qualsiasi impegno volontario in questo settore non è verificabile. Se si vogliono porre dei limiti al marketing, la strada deve essere diversa, forse addirittura un divieto totale di pubblicità, come avviene in molti paesi per le sigarette. Ma la lobby dell’industria è potente, e non si vedono misure di questo tipo all’orizzonte.
Un’analisi condotta dalla Rand Corporation per la Commissione Europea mostra che in Gran Bretagna le regole sono così lasse che i teenagers sono più esposti degli adulti a questa pubblicità. Per esempio, i ragazzi tra 10 e 15 anni vedono il 10% in più di pubblicità in TV rispetto ai loro genitori; e nel caso delle bibite alcoliche, come Smirnoff Ice e Bacardi freezer, il 50% in più. Inoltre, con l’avanzare del marketing via internet e social networks, le cose stanno probabilmente peggiorando, anche se è molto difficile quantificare. Non c’è dubbio che ciò causi dei danni:
13 revisioni sistematiche mostrano chiaramente che all’aumento della pubblicità corrisponde un aumento dell’uso, con le ben note conseguenze sulla salute. La risposta di Big Alcohol a questi studi consiste nel reiterare i suoi codici volontari; esattamente come fanno anche Big Pharma, Big Food e Big Drink. Per esempio, si impegnano a fare pubblicità solo sui media che hanno un minimo del 70-75% di pubblico adulto. Come è ormai dimostrato, questi codici volontari non funzionano. Si sa, inoltre, dalla pubblicazione di posta elettronica riservata, che l’industria punta coscientemente al
mercato dei giovani. Infine, dato che il marketing via internet e social networks è difficilmente monitorabile, qualsiasi impegno volontario in questo settore non è verificabile. Se si vogliono porre dei limiti al marketing, la strada deve essere diversa, forse addirittura un divieto totale di pubblicità, come avviene in molti paesi per le sigarette. Ma la lobby dell’industria è potente, e non si vedono misure di questo tipo all’orizzonte.