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La parola a Ginevra Di Marco, una voce speciale al Festival di Terra Nuova

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La musica come passione e come terapia, il ruolo di cantante e di madre. Abbiamo intervistato Ginevra Di Marco, che sarà la protagonista della sera di sabato 6 giugno al Terra Nuova Festival della Versiliana. 
Ginevra Di Marco ha una voce che si riconosce subito. Un misto di forza e dolcezza, dove la precisione e la limpidezza del timbro si mescolano con la passione a tratti impetuosa della musica popolare, con una ricerca che mette insieme i canti di lotta a una poesia ispirata ai paesi lontani. Sarà lei, insieme al suo gruppo, a intrattenerci alla Versiliana durante il Terra Nuova Festival, la sera di sabato 6 giugno.
Ma chi è Ginevra Di Marco? È una delle voci più interessanti del panorama italiano, ma non frequenta i teatrini della canzonetta, e si tiene alla larga dai tristi palcoscenici della tv. All’attenzione del grande pubblico è arrivata nel 1993 come seconda voce a fianco di Giovanni Lindo Ferretti nel disco Ko de mondo dei CSI. Da lì in poi il suo ruolo è diventato sempre più importante all’interno dei Csi e dei Pgr successivamente ha continua a collaborare con nomi illustri della musica italiana come Max Gazzè, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Riccardo Tesi e Banditaliana, ma soprattutto dal 1999 ha avviato una carriera da solista con la collaborazione di Francesco Magnelli, pianista, compositore ex Litfiba ed ex Csi, e suo compagno di vita.
Con il progetto Stazioni Lunari inizia il suo nuovo grande viaggio: quello che passa per la tradizione e i canti popolari, che diventeranno il contenuto essenziale dei suoi ultimi album da solista: canti dal margine della Storia, da un mondo profondo e dimenticato: Romania, Ungheria, Grecia, i Balcani, gli Slavi, i Rom, il Portogallo, la Bretagna, il Messico, il Cile, gli italiani del Sud e quelli di Toscana. Con il disco Donna Ginevra ha vinto il Premio Tenco come miglior interprete nel 2009.
Ginevra di Marco ha accettato l’invito a partecipare al nostro Festival, consapevole che non si tratta di calcare un palco qualunque. E così le abbiamo rivolto qualche domanda come cantante, erede di una tradizione popolare millenaria, ma anche come donna, sensibile ai temi della nostra rivista, nonché madre di quattro figli.
Cosa porterai all’attenzione del nostro pubblico alla Versiliana?
Porterò un concerto che abbraccerà un po’ tutta l’esperienza musicale che ho avuto: a partire dai CSI ai PGR, fino a tutto l’universo che si aperto dopo di loro dove ho incontrato e cominciato ad amare la musica popolare, non solo quella italiana ma quella di molte zone del bacino del Mediterraneo. 
Ci racconti brevemente come è nata questa passione per la musica popolare?
Con gli anni ho capito che per andare avanti dovevo guardarmi indietro, andare a scoprire la musica madre, quella che ha raccontato la storia del nostro paese, la musica che partiva dal basso, i canti di denuncia, i canti degli operai e dei contadini, la voce degli ultimi. Mi sono molto interessata anche alla musica balcanica, francese, spagnola, divertendomi a scoprire attitudini musicali diverse dalle nostre, altre motivazioni sociali, altri contesti storici.
Hai appena parlato di musica madre. Ci sono delle donne che in particolare ti sono state da maestre in questo percorso?
Ho conosciuto e amato le grandi cantore del mondo sudamericano come Violeta Parra e Mercedes Sosa, figure di donne con una sensibilità e una voce fuori dal comune, così come la loro forza, il loro coraggio, la loro resistenza politica. Figure mitiche che i nostri giovani farebbero bene a conoscere, nonfoss’altro per capire che ci può essere un’alternativa musicale, un altro mondo. Capire che non esiste soltanto la musica “occidentale” così come ci viene propinata dalle radio e dai media, ma che esiste un mondo intero di suoni, motivazioni e approcci alla musica che la rendono ancora più densa di significati. Musica che é atto sociale, abbattimento delle barriere, condivisione forte con il pubblico.
Si capisce che fare la cantante per te non è soltanto un mestiere, che vivi la musica come ricerca e passione profonda. C’è anche una componente terapeutica o spirituale ?
Sicuramente, la musica é una grande cura dell’anima, ha forti capacità terapeutiche, fa bene al cuore. Sono molto grata alla vita che mi ha fatto questo dono, ogni volta che scendo dal palco sto così bene che mi sento come se avessi fatto una trasfusione di sangue. Ricaricata di energie nuove per tornare a casa dove mi aspettano tre figli da crescere.
Non potevamo non parlare del tuo ruolo di madre. Il tema Nascere e Crescere sarà uno dei temi principali di questa edizione del Terra Nuova Festival. Hai qualcosa da testimoniare a questo riguardo?
Quello di madre é davvero il mestiere più difficile e che maggiormente assorbe il mio tempo e le mie energie: ci sono le incombenze quotidiane, c’è l’educazione. Proprio in questo periodo due dei miei figli stanno studiando a scuola l’educazione alimentare. Io ne approfitto per parlare con loro di quanto sia importante, a partire dal cibo, un’etica morale basata sulla scelta, sullo spirito critico, sul rispetto profondo della Terra e degli altri. In un mondo che sempre più ti vuole pecora nel gregge, credo sia fondamentale imparare invece ad essere individuo autonomo, pensante, educato al rispetto.
É una grande responsabilità essere genitori, si sa. E non é cosa che si può fare negli avanzi di tempo e con disattenzione. I nostri figli sono gli uomini e le donne di domani ed é necessario gettare le basi affinché possano essere piú consapevoli e attenti di quanto lo siamo stati noi.
L’appuntamento con Ginevra Di Marco al Terra Nuova Festival il 6 giugno alle ore 22 a Marina di Pietrasanta.
Per ulteriori informazioni vedi su www.terranuovafestival.it

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