«Cosa? Buona scuola? Ma fateci il piacere!». Così i sindacati, tutti uniti dopo sette anni, scendono in piazza contro il disegno di legge di riforma della scuola che il premier, lavorando di semantica, ha definito “Buona scuola”.
Il 5 maggio giorno assai critico per il premier Matteo Renzi. Tutte le sigle sindacali della scuola, sostenute da studenti medi e universitari e altre categorie di lavoratori, hanno proclamato uno sciopero che vede manifestazioni in diverse piazze d’Italia e flash mob un po’ dovunque. L’associazione di insegnanti “La vera scuola. Gessetti rotti” ha avviato una raccolta di firme che poi consegnerà al presidente della Repubblica (
QUI per firmare).
In sette grandi piazze si tengono altrettante manifestazioni:
Aosta, Bari,
Cagliari,
Catania,
Milano,
Palermo,
Roma vedono sfilare lavoratori e anche studenti, che in un
appello hanno chiesto ai loro docenti di aderire allo sciopero proclamato dai sindacati.
Scaricabile dall’allegato Pdf il testo depositato del disegno di legge 2294 del governo Renzi.
Lo scorso aprile, un’ampia rete di associazioni, sindacati e movimenti ha inviato
un appello al Parlamento per chiedere di cambiare il disegno di legge sulla scuola.
L’Associazione Nazionale Docenti ha scritto una lettera aperta in cui si legge: «La scuola e gli insegnanti sono una grande questione del nostro Paese. Il grido di dolore della scuola, che quotidianamente si alza in ogni piazza d’Italia in molteplici iniziative che coinvolgono centinaia di migliaia di docenti per contestare la sciagurata proposta del Governo di trasformare le nostre scuole in tante piccole satrapie, deve essere raccolto ed elevato alla massima potenza perché in gioco non è solo la scuola, ma il futuro della nostra democrazia. Il progetto di legge Renzi-Giannini sulla scuola è un gravissimo attacco ai principi fondanti del nostro sistema educativo, molti dei quali affondano la loro radice nei valori della libertà e della dignità della persona umana e dei popoli, appena festeggiati nella ricorrenza del 25 aprile. “La scuola – ha scritto Ferdinando Imposimato – è l’organo centrale della democrazia, da essa parte il sangue che rinnova tutti gli altri organi, giorno per giorno”. Se quest’organo smette di alimentare gli altri organi della sua linfa vitale, l’educazione alla libertà e alla democrazia, è l’intero corpo sociale a risentirne e ad ammalarsi. Togliere dalle nostre scuole la libertà di insegnamento è come chiedere ad un gabbiano di volare dopo avergli tarpato le ali. Solo persone libere possono insegnare il valore della libertà».
Terra Nuova ha colto la necessità di nuove risposte all’educazione dei figli, ha avviato
un censimento delle realtà educative e scolastiche che mettono il bambino al centro e promuove per il prossimo 13 settembre la festa convegno “Tutta un’altra scuola” per raccontare cosa sta cambiando in Italia dal basso, in assenza di politiche serie e adeguate per l’educazione e l’istruzione.