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Tribù e famiglia

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Due diverse entità che possono convivere, secondo l’esperienza di Mario Cecchi, fondatore di Avalon, una delle comunità del Popolo degli Elfi.
Vivere in comunità è una sfida complessa, per alcuni impossibile, per altri è una fonte di crescita, che sia una breve esperienza o una scelta di vita. La vita in comunità racchiude in sé tanti livelli di relazione, con i quali il singolo individuo è portato ad interagire e confrontarsi quotidianamente. Oltre alla relazione primaria che si instaura inevitabilmente tra l’io e la comunità, ci sono anche quelle fra me e il mio/a partner, tra me e la famiglia (con figli) e tra la famiglia o la coppia in relazione con la comunità. Potremmo andare avanti ancora a lungo elencando tutti gli intrecci relazionali che una comunità ha insite nel suo essere, ma non è questa la sede.
Riportiamo la riflessione di Mario Cecchi, fondatore di Avalon e membro del Popolo degli elfi da più di 30 anni, sulla dinamica di coppia all’interno della comunità, di come i figli si inseriscono in questa dinamica e di quale è la funzione della Tribù in momenti di difficoltà.
“Lo spirito della tribù diventa una minaccia per la coppia quando essa è instabile, non è radicata nei suoi sentimenti e cerca risorse all’interno della tribù poiché al proprio interno non riesce a soddisfare i propri bisogni psicologici e materiali di uno o entrambi i partner. La tribù, o la comunità, diventa la stampella a cui appoggiarsi riversando su di essa speranze, aspettative …e delusioni. E’ necessario capire bene in che situazione sta la relazione col proprio partner: se si desidera stare ancora insieme, se c’è amore o abitudine, se si è gelosi, se si desidera provare altre emozioni instaurando rapporti affettivi con altri membri della comunità divenendo coppia aperta, se si oscilla tra le due dimensioni senza comprendere bene che cosa vogliamo. Bisogna essere consapevoli sul nostro percorso di crescita, perché ci sono diverse fasi per cui in un determinato periodo saremo più riservati o intimi, in un altro più aperti e disponibili o viceversa. Sono fasi dinamiche che è importante riconoscere ed assecondare, non contrastare perché reprimere non serve, porta all’esplosione. La tribù è un banco di prova per la coppia perché la consolida o la sfascia. Gli stimoli che si provano sono diversi: a volte sono tesi a soddisfare i propri appetiti quindi, se si cade nella tentazione, la coppia non regge e si decide di sperimentare altre relazioni; a volte la coppia è matura, ha già provato altre relazioni o non desidera nemmeno provarle, è piena in se stessa ed appagata, quindi anche all’interno della tribù trova il proprio equilibrio e rimane solida, rafforzando il proprio legame”
Come si inseriscono i figli nella dinamica tra i genitori nella famiglia e nella tribù?
“I figli hanno bisogno di sicurezza, di stabilità, di relazioni affettive permanenti e di un ambiente sano in cui crescere. I genitori in questo offrono una garanzia quando sono stabili nei loro sentimenti.
I figli non possono essere la motivazione per mantenere la coppia unita in quanto, se non c’è amore e armonia, cosa stiamo a fare insieme? E’ meglio separarsi che riversare sulla famiglia e sui figli frustrazioni, rabbia, rassegnazione. Comunque, l’accudimento dei figli spetta ad entrambi ed è necessaria molta calma e ragionevolezza per stabilire degli accordi condivisi dai genitori nell’interesse dei figli, che devono essere parte attiva nella definizione degli accordi, senza passare per avvocati o giudici che decidono per noi attraverso norme burocratiche alla quali poi dobbiamo attenerci.
La separazione in sé non è traumatica per i figli che nella tribù hanno tante persone di riferimento. Dipende da come è stata vissuta dai genitori: se c’è stata una separazione consensuale o se uno dei due partner vive il trauma dell’abbandono, si sente ferito e non è disposto ad accettare la situazione, cercando conflitto in tutte le maniere possibili per portare il partner a rivedere la propria posizione.
Nella famiglia tradizionale, in cui spesso la donna dipende economicamente dal marito, è molto complicata la separazione in quanto è difficile per la donna ricostruire un nucleo s non ha la casa ed il lavoro per sostenersi. Quindi alle difficoltà psicologiche si sommano le difficoltà materiali che incidono sulla libertà di scelta.
La tribù, che si prende cura di tutti i suoi componenti, darà un supporto sia economico che affettivo per affrontare la situazione rendendo così più equilibrata la libertà di scelta. La tribù si prende cura anche dei figli qualora il padre o la madre non abbiano possibilità di provvedervi in prima persona. In oltre i figli non erediteranno le tare affettive e psicologiche dei genitori in quanto circondati da esempi di adulti da cui attingere ciò di cui hanno bisogno e con cui interagire”.

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