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Un’educazione a misura di bambino

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La pedagogia steineriana è pensata per adattare la scuola al bambino, e non viceversa. Ne parliamo con le maestre Anna Mattei e Marilena Guttilla, della Scuola Waldorf di Firenze.
La prima scuola Waldorf fu fondata nel 1919 da Rudolf Steiner, grazie all’impulso di Emil Molt, proprietario della fabbrica di sigarette Waldorf-Astoria (da cui il nome), con l’intento di accogliere i figli degli operai della fabbrica. Da allora la pedagogia steineriana si è sviluppata e diffusa in tutto il mondo, tanto che oggi si contano oltre 900 scuole, 1300 giardini d’infanzia e 9300 istituti ad orientamento antroposofico.

Uno degli aspetti maggiormente caratterizzanti questa pedagogia è il suo basarsi su di un’osservazione antropologica dell’uomo e delle fasi della sua crescita, così da poter rispondere ai veri bisogni del bambino nelle sue tappe evolutive. Sul numero di Terra Nuova di settembre 2008 ci siamo occupati dei principi educativi su cui si basano le scuole Waldorf, dall’asilo fino alle superiori; questa volta abbiamo incontrato due maestre di lunga esperienza, che attualmente collaborano con la Scuola Waldorf di Firenze, Marilena Guttilla e Anna Mattei, con le quali è nata una ricca conversazione sulla pedagogia nel secondo settennio, ovvero il periodo che va dai 7 ai 14 anni di vita del bambino, e comprende le classi dalla prima all’ottava, equivalenti alle scuole elementari e medie tradizionali.

D: Maestra Marilena e maestra Anna, qual è per voi l’elemento innovativo che la pedagogia steineriana ha portato ed ancora porta nel mondo?
R: Anna Mattei
Quando è nata, la pedagogia steineriana era qualcosa di molto innovativo, tant’è vero che l’impulso portato da Steiner è stato raccolto ed elaborato nel tempo e ancora oggi, ad un secolo di distanza, rappresenta, rispetto agli standard educativi tradizionali, un vera rivoluzione. Io credo che nella società attuale, nella quale tutte le barriere culturali sono state abbattute, ed ogni individualità emerge come tale, la pedagogia Waldorf sia un’occasione per ricollegare l’individuo alla società, poiché solo nella collaborazione fra il singolo e la collettività può nascere qualcosa di nuovo.
R: Marilena GuttillaC’è da dire anche che la nostra pedagogia viene spesso vista come risanatrice, poiché il modo in cui le cose vengono portate al bambino è pensato per accompagnare in maniera adeguata le sue fasi di crescita; questo permette all’educatore di portare le cose adattandole al bambino, e non viceversa. Troppo spesso, nella scuola tradizionale, solo chi si conforma ad un modello intellettuale, ovvero a certe capacità logiche ed astratte, viene integrato nella società, mentre gli altri vengono classificati come «problematici» ed emarginati……

La versione completa dell’articolo è disponibile nel numero cartaceo Giugno 2010 di Terra Nuova o come eBook.

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