I bambini nati all’estero da «madri surrogate» devono essere riconosciuti legalmente. Negare questo riconoscimento a un bambino viola la Convenzione dei diritti dell’uomo. Lo scrive la Corte europea, in una sentenza che condanna la Francia che non aveva trascritto nello stato civile gli atti di nascita di tre bimbi nati all’estero da due madri surrogate.
I bambini nati all’estero da «madri surrogate» devono essere riconosciuti legalmente. Negare questo riconoscimento a un bambino viola la Convenzione dei diritti dell’uomo. Lo scrive la Corte europea, in una sentenza che condanna la Francia, colpevole di non aver trascritto nello stato civile gli atti di nascita di tre bimbi nati all’estero da due madri surrogate, donne che hanno prestato il loro ventre per metterli al mondo. Negando loro il diritto di avere un padre e una madre «legali» in Francia, dove il ricorso all’utero in affitto è vietato dalla legge (cosa che la corte Ue non mette in discussione), Parigi ha posto quei bimbi in una situazione di «incertezza legale» che «mina la loro identità all’interno della società francese. Privare un bambino di un legame giuridico di questo tipo mentre la realtà biologica di questo legame è stabilita – ha osservato ancora la corte – non è conforme all’interesse superiore del bambino». Il governo francese sarà dunque nell’obbligo di riformare la sua legislazione. «Non torneremo indietro sul principio delle madri surrugate, non modificheremo il codice civile, ma saremo molto attenti alla situazione di questi bimbi», ha reagito la ministra della Giustizia, Christiane Taubira. A ricorrere ai giudici di Strasburgo sono state due coppie che si erano rivolte a due madri surrogate americane per mettere al mondo i loro figli. Ne sono nati tre bimbi, per i quali la legge francese non ha mai voluto riconoscere il legame di filiazione, riconosciuta invece dalla legge americana. Il caso di Dominique e Sylvie Mennesson, genitori di Valentina e Fiorella, due gemelle nate il 25 ottobre 2000 in California, è diventato in Francia il simbolo della lotta di tante coppie in questa stessa situazione. Un diritto che la Corte di Cassazione transalpina ha loro negato il 6 aprile del 2011. Al loro caso la Corte europea ha applicato l’articolo 8 della convenzione: «I coniugi Mennesson si occupano delle due bambine come farebbe ogni genitore e sin dalla loro nascita. Il modo in cui tutti e quattro vivono insieme non si differenzia in nulla dalla vita familiare nella sua accezione tradizionale». La Francia è stata condannata a versare loro 5.000 euro a figlia e 15mila euro per le spese legali. «È una vittoria immensa, questa sentenza farà giurisprudenza non solo in Francia», ha commentato l’avvocato dei Mennesson, Patrice Spinosi. Secondo le associazioni, almeno duemila bambini «fantasma», nati da uteri in affitto, vivrebbero in Francia con documenti esteri o apolidi. I bambini nati all’estero da «madri surrogate» devono essere riconosciuti legalmente. Negare questo riconoscimento a un bambino viola la Convenzione dei diritti dell’uomo. Lo scrive la Corte europea, in una sentenza che condanna la Francia, colpevole di non aver trascritto nello stato civile gli atti di nascita di tre bimbi nati all’estero da due ‘madri surrogatè, donne che hanno prestato il loro ventre per metterli al mondo. Negando loro il diritto di avere un padre e una madre «legali» in Francia, dove il ricorso all’utero in affitto è vietato dalla legge (cosa che la corte Ue non mette in discussione), Parigi ha posto quei bimbi in una situazione di «incertezza legale» che «mina la loro identità all’interno della società francese. Privare un bambino di un legame giuridico di questo tipo mentre la realtà biologica di questo legame è stabilita – ha osservato ancora la corte – non è conforme all’interesse superiore del bambino». Il governo francese sarà dunque nell’obbligo di riformare la sua legislazione. «Non torneremo indietro sul principio delle madri surrugate, non modificheremo il codice civile, ma saremo molto attenti alla situazione di questi bimbi», ha reagito la ministra della Giustizia, Christiane Taubira. A ricorrere ai giudici di Strasburgo sono state due coppie che si erano rivolte a due madri surrogate americane per mettere al mondo i loro figli. Ne sono nati tre bimbi, per i quali la legge francese non ha mai voluto riconoscere il legame di filiazione, riconosciuta invece dalla legge americana. Il caso di Dominique e Sylvie Mennesson, genitori di Valentina e Fiorella, due gemelle nate il 25 ottobre 2000 in California, è diventato in Francia il simbolo della lotta di tante coppie in questa stessa situazione. Un diritto che la Corte di Cassazione transalpina ha loro negato il 6 aprile del 2011. Al loro caso la Corte europea ha applicato l’articolo 8 della convenzione: «I coniugi Mennesson si occupano delle due bambine come farebbe ogni genitore e sin dalla loro nascita. Il modo in cui tutti e quattro vivono insieme non si differenzia in nulla dalla vita familiare nella sua accezione tradizionale». La Francia è stata condannata a versare loro 5.000 euro a figlia e 15mila euro per le spese legali. «È una vittoria immensa, questa sentenza farà giurisprudenza non solo in Francia», ha commentato l’avvocato dei Mennesson, Patrice Spinosi. Secondo le associazioni, almeno duemila bambini «fantasma», nati da uteri in affitto, vivrebbero in Francia con documenti esteri o apolidi.