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Vaccini e asili: obblighi, leggi, ricorsi e proteste. Il punto in Italia

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Dopo l’Emilia Romagna, anche la Regione Calabria ha subordinato l’ammissione ai servizi educativi della prima infanzia alla somministrazione delle vaccinazioni obbligatorie ai bambini. Intanto la Toscana sta esaminando un’analoga proposta di legge che estenderebbe il criterio fino ai 6 anni. Altre le Regioni che si stanno muovendo. Cresce però in Italia la protesta dei genitori e partono cause e ricorsi.
Dopo l’Emilia Romagna, prima in Italia a muoversi in questa direzione, anche la Regione Calabria ha subordinato l’ammissione ai servizi dell’infanzia ai soli bambini che abbiano ricevuto le vaccinazioni obbligatorie. La regione Toscana ha portato in commissione sanità il 22 marzo la proposta di legge intitolata “Disposizioni in merito alle vaccinazioni per i minori di età”, che estende il vincolo non solo all’asilo nido ma anche alla scuola materna. Proposta che peraltro esige che il bambino, oltre a ricevere le vaccinazioni obbligatorie per legge, riceva anche quelle facoltative. Non sarà invece sottoposto ad alcun obbligo il personale che lavora o viene a contatto con i bambini. In Toscana si è costituito di recente  il gruppo regionale “Genitori del NO Toscana” che conta circa 2300 membri e copre quasi tutte le province. Il comitato sta valutando di far partire ricorsi al Tar se la legge dovesse passare.
Intanto in Emilia 22 famiglie di Rimini aderenti al comitato E Pur Si Muove, Coordinamento di Genitori per la Libertà di Scelta sui vaccini, hanno dato mandato ad un legale di presentare ricorso al Tar impugnando la delibera comunale che recepisce la legge regionale in materia. Chiamati in causa il Comune di Rimini, nella persona del Sindaco, il presidente della Regione Bonaccini e il direttore dell’Ausl Romagna Tonini.
Anche in Friuli si sono mossi i genitori. Due famiglie triestine, con l’appoggio dell’associazione Comilva, avevano presentato ricorso contro la delibera del Comune di Trieste che introduce l’assolvimento dell’obbligo vaccinale quale requisito di accesso ai servizi educativi comunali e convenzionati per la fascia 0-6 anni, modificando il regolamento comunale in vigore. Il Tar non ha valutato nel merito e ha respinto il ricorso. I comitati di genitori e il Comilva hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato, che è stato finanziato con i 16.000 euro raccolti grazie a una raccolta fondi tra le famiglie che ha riscorsso una vasta adesione. Il Consiglio di Stato si è pronunciato sancendo che è legittimo impedire la frequenza ai servizi educativi comunali ai bambini non in regola con le vaccinazioni obbligatorie. QUI la nota stampa
In Lombardia alcune forze politiche hanno chiesto che si proceda nella stessa direzione dell’Emilia. In Umbria, il consiglio comunale di Perugia ha approvato un ordine del giorno che impegna il sindaco a provvedere ad escludere i bambini non vaccinati da asili nido e scuole dell’infanzia.
In Lazio la Regione ha una proposta di legge analoga davanti alla commissione sanità
Nelle Marche la commissione regionale sanità ha già approvato il testo che vieta l’ingresso dei bambini non vaccinati ai nidi, ora si proseguirà nell’iter.
Anche in Sicilia la proposta è stata avanzata e sarà esaminata in commissione regionale.

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