Le virtù di quest’olio per la prevenzione del rachitismo sono state portate alla luce nel 1824 dal tedesco D. Schütte. Nel 1919 Edward Mellanby definì il legame tra il rachitismo e la carenza di vitamina liposolubile e la vitamina D venne finalmente identificata nel 1922 da Elmer McCollum.
Sebbene tutti conoscano il suo ruolo nel metabolismo fosfo-calcico e nella mineralizzazione, le altre sue proprietà sono oggetto di studio da parte di tutti gli ambiti della salute: oncologia, immunologia, psichiatria, neurologia, cardiologia, diabetologia, dermatologia, ecc. e molte delle sue implicazioni in questi settori sono già state dimostrate. Le si attribuisce un ruolo protettivo nella prevenzione di alcuni tumori e malattie autoimmuni, del morbo di Alzheimer, della depressione, ecc. Influenza infatti oltre 200 geni e molti dei suoi effetti sono tuttora sconosciuti.
Da dove proviene la Vitamina D?
Può venire
sia introdotta attraverso l’alimentazione che prodotta nell’organismo umano da un derivato del colesterolo sotto l’azione dei raggi UVB del sole; non soddisfa quindi pienamente la definizione di
vitamina dato che il nostro corpo è in grado di sintetizzarla. La vitamina D prodotta dalla pelle viene immagazzinata nel fegato, nei muscoli e nel tessuto adiposo per essere utilizzata dall’organismo nel corso del periodo invernale.
L’apporto nutrizionale consigliato di vitamina D è stato definito partendo dal presupposto che la produzione cutanea copre il 50-70% del fabbisogno giornaliero.
Vitamina D2 e D3, qual è la differenza?
Le vitamine D2 e D3 sono le più conosciute;
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la D2, o ergocalciferolo, proviene da alimenti di origine vegetale,
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mentre la vitamina D3, o colecalciferolo, proviene da alimenti di origine animale, nonché dalla trasformazione della provitamina D sotto l’azione degli UVB.
Carenza di Vitamina D, chi riguarda?
Sono pochi gli alimenti che contengono quantità significative di vitamina D; questi livelli sono strettamente correlati alla presenza di grassi essendo la vitamina D liposolubile. I più ricchi di vitamina D sono i pesci grassi, il fegato di merluzzo, l’aringa, la sardina, lo sgombro, l’acciuga, la trota, il salmone, ecc.
La produzione cutanea di vitamina D è sufficiente?
I raggi UVB da 190 a 315 nm necessari affinché la pelle sintetizzi la vitamina D non sono presenti in ogni stagione e a tutte le latitudini. Oltre ai parametri climatici, la sintesi di
vitamina D3 è condizionata dal tipo di pelle. Gli anziani e chi ha una carnagione scura ne producono di meno. Indossare indumenti coprenti ostacola la sintesi, così come l’applicazione di creme solari con un fattore di protezione da 10 a 15.
Le altre cause di carenza di questa vitamina
Alcune malattie espongono a questo rischio, quali l’ipertiroidismo, le malattie digestive che ne ostacolano l’assorbimento, senza dimenticare gli interventi chirurgici allo stomaco, così come l’assunzione di alcuni farmaci, antiepilettici, glucocorticoidi, ecc.
Ricordiamo che viene principalmente apportata attraverso gli alimenti di origine animale; certe diete e abitudini alimentari (vegetariana, vegana) espongono quindi al rischio di carenza, tanto più che spesso i vegetariani e i vegani vivono a latitudini con una debole luce solare.
Quali integratori prendere e come?
La maggior parte delle persone risente di una carenza di vitamina D in inverno e gli attuali dati scientifici mostrano che dà un gran beneficio avvalersi di integratori nel periodo compreso da novembre a marzo.
Dose mensile, settimanale, quotidiana? Dipende tutto dalla vostra costanza e assiduità, tuttavia l’assunzione quotidiana viene seguita meglio rispetto a quella settimanale o mensile.
Gli attuali consigli sono di privilegiare la vitamina D3 in forma liquida, che si assorbe meglio ed è maggiormente disponibile. È preferibile assumerla durante un pasto affinché il suo assorbimento sia ottimale.
Precauzioni
La vitamina D si accumula nell’organismo: un eccesso può avere delle conseguenze che persistono per alcune settimane dopo averne interrotto l’assunzione. Tuttavia, seguendo le dosi consigliate, non vi sono effetti collaterali. L’ipercalcemia, o l’ipercalciuria, non compare fino a dosi di 10.000 UI al giorno. I casi di intossicazione sono un’eccezione e corrispondono all’assunzione di dosi estremamente elevate di vitamina D.