Erano note come tipica patria di viaggi di nozze, grandi resort e luoghi di villeggiatura degli emiri. Un “paradiso amaro”, per pochi e soprattutto assurdamente incurante proprio della natura che lo rende unico. Anche solo una decina di anni fa nessuno avrebbe scommesso che un luogo così carico di contraddizioni si sarebbe potuto evolvere verso una forma di turismo in grado di esaltare, insieme al mare incantevole e alle spiagge bianche, anche i tesori naturalistici della sua flora e della sua fauna e, non ultimo, l’accoglienza sincera delle sue popolazioni. Eppure, questo è esattamente ciò che sta accadendo alle Seychelles, ormai da più di cinque anni, grazie al progetto coraggioso avviato da uno storico tour operator italiano, Four Seasons Natura e Cultura, con il patrocinio illuminato del Ministero del Turismo delle Seychelles.
Four Seasons Natura e Cultura è un vero punto di riferimento nel settore del turismo “green” e responsabile, da quasi trent’anni specializzato in viaggi trekking all’insegna della sostenibilità: un impegno di lunga data nel mondo dell’educazione ambientale che ha portato nel tempo ad esplorare anche mete tipicamente lontane dal mondo classico dell’escursionismo, sfidando pregiudizi e luoghi comuni in nome del suo valore più grande: l’amore per la natura. Le sue guide esperte hanno intrapreso da anni un attento lavoro di esplorazione e rivalutazione di antichi sentieri di queste isole meravigliose, spesso noti soltanto alle popolazioni locali, “antiche vie nella giungla” capaci di raggiungere spiagge nascoste e incontaminate, mai battute da piede straniero. Un’idea, un azzardo, una scommessa, oggi pienamente vinta: quell’ipotesi iniziale, infatti, ha dato vita ad un modello virtuoso e ormai consolidato, che attrae ogni anno sempre più viaggiatori attenti e responsabili.
Nascosti da occhi indiscreti, rapiti e celati da giungla inestricabile, qui si schiudono luoghi di infinita bellezza, spiagge intoccate dall’uomo, dove bagnarsi in un mare chiaro e cristallino ripaga ogni volta del cammino attraverso la giungla, mentre il costume e la maschera prendono il posto degli scarponi e dei bastoncini da trekking! E tutto questo nel rispetto dell’ambiente e sostenendo le popolazioni locali! Le Seychelles, infatti, non sono solo natura: la loro storia, cultura e soprattutto le persone che le popolano aspettano solo di essere scoperte, perché anche questo significa “viaggiare naturale”, superare le barriere del pregiudizio e del business multinazionale per toccare davvero il cuore di queste terre, e farsi contaminare dalla loro gioia serena.
Scoprire veramente le Seychelles significa anche non limitarsi soltanto alle destinazioni predilette dal turismo di massa: ognuna delle “isole del paradiso” ha qualcosa di diverso e unico da offrire, per chi abbia pazienza e capacità di ascoltare. Un viaggio da queste partiinizia da Mahé, la maggiore delle isole delle Seychelles, la più antropizzata e per questo spesso tralasciata dai viaggiatori; eppure quest’isola sa raccontare molte storie a chi sa come leggere il grande libro della Natura camminando attraverso foreste primordiali in cui si incastonano laghetti verde smeraldo, dove fresche cascate appaiono quasi d’incanto; e alla fine di ogni percorso ci attendono spiagge straordinarie, raggiungibili soltanto in barca o a piedi attraverso la foresta.
Il viaggio continua a Praslin, seconda in ordine di grandezza fra le isole delle Seychelles, che ha mantenuto al suo interno tutta la potenza originaria di questi luoghi. Nella Vallée de Mai, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, cresce il “Coco de Mer”, un albero leggendario, con foglie ampie oltre 10 metri e semi di 50 cm di diametro con un peso che supera i 20 chilogrammi, la cui incredibile somiglianza con il corpo femminile ha fatto sognare generazioni di esploratori sull’esistenza di un popolo del mare di donne fantastiche, celate agli occhi dell’uomo moderno. A Praslin un’antica rete di sentieri riaperti solo di recente a colpi di machete conduce il visitatore a conoscere due fra le più belle spiagge dell’Oceano Indiano: Anse Lazio e Anse Georgette. Lontano dalla frenesia dei grandi resort, qui è ancora possibile bere un succo fresco di mango o papaya sotto una tettoia di paglia, chiacchierando con un vecchio marinaio che racconta di come, una volta, le spiagge erano tutte libere e ognuno poteva sceglierne una per sé… ed è bello pensare che ancora oggi in qualche modo questo sia ancora possibile!
Da Praslin non può mai mancare l’escursione all’isola di Curieuse, un tempo destinata ai lebbrosi che venivano così isolati dal resto della popolazione. Oggi Curieuse è un’isola disabitata che proprio per questa sua storia è rimasta preservata esattamente come era, e non a caso vi si trova la testuggine gigante di Aldabra, regina incontrastata di quest’isola, animale mansueto che con i suoi 200 chilogrammi si lascia avvicinare senza difficoltà sia in spiaggia sia durante il trekking nella parte interna dell’isola; qui si percorrono foreste di mangrovie, passarelle in legno sopra tappeti di granchi rossi, percorsi ombreggiati da innumerevoli tipi di palme, per terminare poi la camminata assaporando un succulento pesce alla griglia cucinato direttamente in spiaggia!
Per tutti coloro che a quella per l’escursionismo uniscono un’autentica passione per il mare, le Seychelles offrono qualcosa di veramente straordinario. Ogni spiaggia ha la sua barriera corallina, che nasconde soprese dai colori caleidoscopici: lascia senza fiato la varietà dei pesci trombetta, farfalla, pappagallo, angelo, soldato, chirurgo! E ancora tartarughe e aquile di mare, polpi, calamari e tantissime altre specie che accompagnano lo snorkeling; è un susseguirsi di emozioni irripetibili, fino ad arrivare allo sperduto e disabitato atollo di St. Pierre, nel bel mezzo dell’oceano, dove sembra davvero di essere in un documentario del National Geographic.
Come in un ideale itinerario di ritorno alle origini, ultima tappa del viaggio è La Digue, l’isola dove il tempo si è fermato. Qui non vi sono automobili, basta una bici e una buona scorta d’acqua per sentirsi parte di questo luogo tanto selvaggio quanto accogliente. La Digue va corteggiata, non si concede con facilità a chi la approccia in modo distratto per visitare in un giorno soltanto le sue spiagge da cartolina. Occorre fermarsi per qualche giorno, camminando e pedalando per i suoi sentieri, per scoprire scenari da sogno, come il Nido dell’Aquila, da dove è possibile ammirare una panoramica mozzafiato di tutte le isole circostanti, o come Anse Marron, una delle perle dell’Oceano Indiano raggiungibile solamente con un’escursione “anfibia” di un’intera giornata, preclusa al turismo di massa, ideale conclusione di un itinerario quasi onirico tra le isole del paradiso.
Nel cuore dell’Oceano Indiano si respira ancora un senso di selvaggia libertà: basta dismettere le vesti dei turisti per indossare quelle dei viaggiatori per respirare, camminando, la vera gioia di vivere che pervade ogni foglia accarezzata dal vento, ogni albero di mango e papaya, ogni figlio di questa natura inviolata, rispettando il suo ambiente. Un ritmo puro, da cui è difficile uscire alla fine del viaggio. Del resto, è nella natura delle cose: il sogno più bello ti lascia il suo sapore a lungo, anche dopo il risveglio.
Autore: Andrea Giorgi