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Beagle salvi: Green Hill condannata anche in Appello

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Green Hill: la Corte d’Appello ha confermato le condanne di primo grado nei confronti del veterinario Renzo Graziosi, del co-gestore Ghislane Rondot, entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi, e del direttore dell’allevamento, Roberto Bravi, a un anno più risarcimento delle spese. Confermata anche la sospensione dalle attività per due anni per i condannati e la confisca dei cani.
«Non è vero che tutto andava bene a Green Hill, altro che centro di eccellenza del settore! Lo ha confermato anche la Corte d’Appello che ha emesso una nuova memorabile condanna per l’allevamento bresciano di beagle destinati alla sperimentazione, denunciato dalla LAV nel 2012»: queste le parole della Lav a commento denna sentenza su Green Hill. 
La corte d’appello di Brescia ha confermato le condanne emesse in primo grado nei confronti dei vertici di Green Hill, l’allevamento di cani Beagle di Montichiari, di proprietà della multinazionale Marshall, chiuso nel luglio del 2012. Resta la condanna ad un anno e sei mesi per Renzo Graziosi (veterinario della struttura) e per Ghislene Rondot cogestore di Green Hill. Condanna confermata ad un anno invece per il direttore Roberto Bravi. Erano accusati di maltrattamento e di uccisione di animali (articoli 544bis e 544ter del Codice penale), ovvero di eliminare i cani di razza Beagle non perfettamente rispondenti ai requisiti richiesti dalle aziende farmaceutiche che praticano sperimentazione animale.
“Maltrattamenti e uccisioni “facili”, senza necessità, e lacune nei controlli: anche la Corte d’Appello, con questa sentenza ha smentito ogni “alibi” per l’unico veterinario dell’allevamento che da solo avrebbe dovuto seguire circa 3.000 cani, per i gestori della struttura – commenta la Lav – Con questa nuova sentenza, si confermano rigore morale ed equità nell’applicare il diritto a esseri viventi capaci di provare sofferenze e dolore”. La Lega anti vivisezione, parte civile nel processo Green Hill,aggiunge che. “con questa sentenza storica, senza precedenti per numero di animali tratti in salvo e per la portata innovativa sul piano giuridico, è stato smantellato, dunque, l’inaccettabile teorema del cane ‘prodotto da laboratorio’ e per questo ‘usa e getta’”.
L’azienda Green Hill ha annunciato ricorso in Cassazione.

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