Ceta: fa paura il parere della Corte UE
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Dopo aver impedito all’aula di discuterne poco più di due giorni fa, una netta maggioranza di eurodeputati, tra cui molti italiani, ha oggi respinto una richiesta trasversale di parere istituzionale promossa da 84 europarlamentari la settimana scorsa.
“Un fatto grave e preoccupante” sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia. “Dopo aver messo il bavaglio a una discussione democratica alcuni giorni fa, ora il Presidente Schultz ha messo in votazione la risoluzione impedendo agli eurodeputati di poter motivare il proprio voto. La risoluzione, se fosse stata approvata, avrebbe permesso di avere il parere autorevole della Corte di Giustizia Europea sul fatto che il CETA non metta in discussione il diritto comunitario. Volevano impedire ai Parlamenti nazionali di esprimersi, ora stanno mettendo il bavaglio al Parlamento Europeo. L’approvazione del CETA non deve avere ostacoli democratici, per il Partito Popolare Europeo e i Socialdemocratici. Molti parlamentari hanno votato a favore di un dibattito contro l’indicazione dei loro partiti e questo dimostra che le nostre argomentazioni sono convincenti. La maggioranza a Strasburgo sta correndo per quello: per evitare che siano sempre di più quelli che si rendono conto del grave errore che stanno facendo nel sostenere il Ceta“.
“Il gruppo dei Socialdemocratici si è spaccato sull’approvazione della risoluzione” precisa Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia. “Per questo si è impedito un dibattito chiaro e approfondito anche oggi. Ci sono stati 419 eurodeputati che hanno scelto di dare priorità all’interesse commerciale piuttosto che al diritto comunitario, come Campagna Stop TTIP Italia pubblicheremo i loro nomi e i cognomi, così da permettere agli elettori di chiedere conto del voto dato e della loro posizione sul CETA. Ora, fino al 14 dicembre giorno della ratifica finale, mettiamoli sotto pressione”.
La campagna Stop TTIP Italia invita a rilanciare e a diffondere l’iniziativa “Adotta un Europarlamentare”, con l’obiettivo di fare pressioni sugli eurodeputati in vista della ratifica finale del CETA prevista a Strasburgo per il 14 dicembre.