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Crocco: «Oggi, i diritti umani? L’umanità è tornata indietro»

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Oggi, 10 dicembre, ricorre la Giornata internazionale dei diritti umani. «Se guardiamo ai fatti, soprattutto a quello che è accaduto nell’ultimo anno, il compleanno lo dimentichiamo»: scrive Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante delle guerre.

Crocco: «Oggi, i diritti umani? L’umanità è tornata indietro»

Oggi, 10 dicembre, ricorre la Giornata internazionale dei diritti umani. «Se guardiamo ai fatti, soprattutto a quello che è accaduto nell’ultimo anno, il compleanno lo dimentichiamo»: scrive Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante delle guerre. 

«Anzi, lo ignoriamo proprio. C’è poco da festeggiare in questo 10 dicembre 2024, perché “l’anziana” Dichiarazione universale dei Diritti Umani, nata il 10 dicembre del 1948, sembra definitivamente messa in cantina. D’accordo, l’ottimismo della ragione ci fa dire che sopravviverà alle bufere, perché la storia e l’umanità sono dalla sua parte. Il pessimismo dei fatti, della cronaca, mette però in fila elementi che hanno la forma di una pietra tombale. Quello che nell’ultimo anno è accaduto nel vicino Oriente, a Gaza e in Libano, al di là dell’eccidio dei palestinesi e dell’invasione di uno Stato sovrano, ci dà la misura esatta di come la guerra sia tornata indietro di qualche secolo e noi, l’umanità tutta, con lei».

«La determinazione del governo israeliano nell’evitare che i giornalisti potessero vedere davvero ciò che sta accadendo è stata funzionale a coprire il comportamento “anti diritto umanitario” di Tel Aviv – scrive Crocco – Il governo Netanyahu, ignorando norme e convenzioni internazionali, non solo non ha accreditato le Nazioni Unite come possibile “parte terza” in grado di negoziare. No: ha anche attaccato e ucciso gli operatori umanitari, ha impedito alle agenzie dell’Onu di intervenire a favore della popolazione, ha cacciato l’Agenzia per i Profughi palestinesi (Unrwa) dal territorio e, in Libano, ha attaccato deliberatamente i Caschi Blu in missione di pace.  Sono state tutte azioni precise, nette, determinate, che segnano, ognuna di esse, il confine fra un prima e un dopo. Da oggi in poi, chiunque potrà mettere all’angolo le Nazioni Unite, ignorarle, screditarle e svuotarle di interesse. Così facendo, quel minimo di regole internazionali che, in guerra, cercavano di garantire la vita ai civili svaniranno. Morale: i cattivi vincono e la Dichiarazione, già in difficoltà, muore».

«Dal quel 10 dicembre del 1948 la Dichiarazione è invecchiata, inutile negarlo – prosegue Crocco – Nell’ultimo decennio è diventata un vecchio trofeo da esporre ogni tanto, per farsi belli, tenendola assolutamente staccata dalla vita di tutti i giorni, dalla quotidianità di un mondo a belligeranza crescente. A renderla decrepita e poco seguita sono stati gli interessi di sistema. Sono state le mire imperialiste e militariste della Russia di Putin e degli Stati Uniti di Biden, con la complicità dell’indifferenza cinese e dell’incapacità europea. È stata l’arroganza bellicista e assassina di Netanyahu. Sono stati i golpisti del Myanmar o dell’Africa Sub Sahariana. Come può vivere davvero, la Dichiarazione, in un mondo che deve fare i conti con 31 guerre e 25 aree di crisi? Come può essere un punto fermo condiviso, se ancora pochi sfruttano i molti, se non cancelliamo la cattiva distribuzione della ricchezza e delle risorse, lo sfruttamento degli esseri umani e del territorio, l’assenza di diritti politici, sociali, del lavoro? È incredibile: è l’incapacità che abbiamo di cancellare il peggio a rendere la Dichiarazione lontana dalla quotidianità, per almeno metà della popolazione mondiale».

«Nell’altra metà del Pianeta, quella dove viviamo anche noi, quella meno in crisi e meno povera, la vecchia carta dei diritti sta comunque sfumando nelle democrazie sempre meno inclusive, nei diritti del lavoro ormai superati dalla contrattazione ricattatoria individuale, nello stato sociale prosciugato di senso e significato, sostituito dalla carità e dalla buona volontà delle associazioni di cittadini – scrive ancora Crocco – Questa la fotografia odierna del documento più bello che mente umana abbia mai concepito. La Dichiarazione è, ancora oggi, una rivoluzione. È stata ed è capace di ribaltare convinzioni e convenzioni secolari. Pensate al principio su cui poggiano i 30 articoli. È semplicissimo: ogni essere umano della Terra, a prescindere da appartenenza geografica, sesso, colore della pelle, età, ha i medesimi diritti inalienabili, che nessuno può togliere o cancellare. E li ha, sono suoi, per il puro fatto di essere venuto al mondo, di essere nato. È un’idea stravolgente e grandiosa. Rovescia il pensiero prevalente di tutti i secoli precedenti, che i diritti fossero una concessione. Venissero cioè erogati, o negati, per volontà di un governo, un re, un dio. Invece no, i diritti diventano patrimonio individuale e, sommando gli individui, collettivo. Questa idea innovativa non ha mai convinto tutti. La Dichiarazione è diventata vecchia negli intoppi che ha trovato. Troppo nuova per piacere a tutti e trovare applicazione, l’abbiamo lasciata ingiallire, perseverando nei comportamenti contrari: sfruttamento del prossimo, chiusura delle frontiere e degli spazi, militarizzazione del confronto e della politica. Un esempio triste di tutto ciò è nella scomparsa dall’orizzonte comune di due cose che avevamo costruito faticosamente, proprio sulla base della Dichiarazione: il diritto umanitario e la cooperazione internazionale».

«C’è da essere pessimisti? No, c’è da reagire. Dobbiamo ricominciare a mettere e a far mettere la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani al centro dell’azione politica e del progetto sociale delle nostre amministrazioni e dei nostri governi  – afferma ancora Crocco – Dobbiamo rivitalizzare la Dichiarazione facendola conoscere, diffondendola, trasformandola negli atti concreti che ognuno di noi vive giornalmente: poter andare a scuola, riuscire a curarsi, avere un’idea ed esprimerla. Non conoscere la Dichiarazione significa, per ogni cittadina o cittadino del mondo, imparare a guidare senza fare l’esame teorico per la patente. Senza conoscere i segnali stradali o le norme del codice, prima o poi si va sbattere da qualche parte. È il destino che ci aspetta se lasciamo crescere la polvere sulla Dichiarazione: sbattere definitivamente contro un muro».

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LETTURE UTILI

ATLANTE DELLE GUERRE E DEI CONFLITTI DEL MONDO. XII EDIZIONE AGGIORNATA 

L’Atlante è uno strumento fondamentale di informazione e di costruzione di una coscienza civile.
La XII edizione dell’Atlante ha il suo focus sui conflitti tra Israele e Palestina e tra Russia e Ucraina. Contiene dossier tematici su:
• La recrudescenza del conflitto Israele-Palestina
• Gli sviluppi più recenti del conflitto Russia-Ucraina
• Riarmo e nuovo pericolo nucleare
• Il dramma dei civili in zone di guerra
• Cina e nuovi equilibri
• Guerra e beni artistici
• Guerra e finanza
• Peacebuilding
• Donne e diritti
Con schede conflitto e infografiche generali.

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Rete Disarmo: «Basta fornire armi a zone di guerra, si proteggano i civili»

LA NUOVA CHIAMATA ALLE ARMI

Sono oltre 30 le guerre in corso sul Pianeta. Gli Stati si affidano alle armi per trovare soluzioni, mentre sarebbe urgente investire sull’emergenza climatica, sui diritti umani, sulla democrazia. Crocco e Giordana invitano a guardare il Mondo con occhi differenti, abbandonando le logiche armate della geopolitica a favore di una “geografia dei diritti umani”, che ponga al centro delle relazioni tra Stati la cooperazione e il rispetto dei diritti. Non si tratta di un approccio teorico o ideale, è semplicemente realistico, forse l’unico che può fermare questa pericolosa corsa alle armi.

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