Crocco: «Va scardinato il consenso alla guerra, perché la guerra non è la soluzione”
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«C’è chi si ostina a raccontare la storia come una lunga linea retta fatta di guerre che si inseguono, ma ciò è utile a un sistema che vede nella guerra il motore. Noi vogliamo scardinare il meccanismo del consenso alla guerra»: così Raffaele Crocco, direttore responsabile dell’ Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo (Terra Nuova edizioni), alla presentazione che si è tenuta a Firenze il 3 aprile.
«C’è chi si ostina a raccontare la storia come una lunga linea retta fatta di guerre che si inseguono, ma ciò è utile a un sistema che vede nella guerra il motore»: così Raffaele Crocco, direttore responsabile dell’ Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo (Terra Nuova edizioni), alla presentazione che si è tenuta a Firenze il 3 aprile.
«La guerra ha bisogno di consenso per esistere; è banale ma è così. Quindi chi vuole la guerra vuole costruire le ragioni per convincere le persone ad accettarla e convincerle che quello sia lo strumento per risolvere i conflitti – prosegue Crocco – Invece ci sono ben altri strumenti. Anche oggi stanno cercando di convincere i cittadini europei che l’unica soluzione sia la guerra quindi che occorra militarizzare la democrazia». «Quindi occorre lavorare contro questo consenso alla guerra, per poterla fermare. Noi oggi abbiamo strumenti per prevenire le guerre, sappiamo quali sono le cause che le generano e quali le cause che generano consenso e quindi accettazione. Non possiamo più permettere che si viva in una costante assenza di diritti umani e cattiva distribuzione della ricchezza; questi sono propellenti per le guerre».
«Noi dell’ Atlante delle Guerre non trattiamo la guerra come un effetto inevitabile che va affrontato quando si presenta, ma come qualcosa che va prevenuto e che si può prevenire agendo sulle cause – prosegue Crocco – Quanti uomini e donne nel mondo impugnano un fucile perché vivono nella disperazione? Allora ecco che si può fare molto se si vuole veramente evitare la guerra. Il tentativo che, con l’Atlante, noi facciamo con il racconto delle vere cause e l’analisi accurata di ciò che accade nel mondo è quello di cercare di scardinare il consenso alle guerre e la loro accettazione come inevitabile, facendo comprendere che si può fare in altro modo».
«Da tempo la guerra è sempre più diventata strumento di terrore, si colpisce deliberatamente la popolazione civile perché la si vuole costringere a vivere nell’orrore, che diventa strategia – prosegue Crocco – Allora, per comprendere bisogna conoscere. Noi raccogliamo dati e fatti, analizziamo tutti gli elementi, andiamo a conoscere le scelte di sistema di governi e Stati, vogliamo creare una cultura contro la guerra perché cambi il punto di vista. E vogliamo aprire una finestra sui protagonisti veri, i civili, che soffrono, che muoiono. Ed è fondamentale il rigore nel fare questo; la nostra scelta è stata di metterci all’interno di uno schema di lavoro che prevede schede su tutte le guerre, non ce ne sono di meno importanti di altre. Nell’ Atlante le trattiamo in rigoroso ordine alfabetico per appartenenza ai continenti, perché tutte le guerre vanno conosciute e non ce ne sono di meno tragiche di altre. Peraltro il glossario è stato frutto di una discussione lunghissima; per esempio per noi è terrorista chiunque, a prescindere dalla ragione, colpisce deliberatamente una popolazione civile inerme».
«La tregua deve reggere, deve diventare permanente, bisogna farsi carico dei bisogni della popolazione. Gaza non può rimanere chiusa in un assedio, e bisogna mettere fine all’espansione degli insediamenti in Cisgiordania»: a dirlo la Rete Disarmo dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
Ad annunciare che la tregua tra Israele e Hamasdovrebbe entrare in vigore domenica 19 gennaio è stato il primo ministro del Qatar. Il governo israeliano ha ratificato l’accordo (aggiornamento 18 gennaio).
La Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri dell’Interno e della Difesa, parte civile nel processo per le proteste in Val Susa, hanno chiesto 7 milioni di risarcimento agli attivisti No Tav.
Il movimento Free Assange, attivo anche in Italia, ha promosso una petizione per chiedere al presidente degli Stati Uniti di concedere la grazia al giornalista Julian Assange.
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