La tribù – che conta solo 1.000 persone – caccia, pesca e coltiva raccolti lungo le sponde del fiume Omo. Ma l’imponente diga Gibe III e la connessa irrigazione su larga scala delle piantagioni commerciali nelle terre indigene avranno l’effetto di fermare le piene del fiume Omo e distruggere le riserve di pesce da cui dipendono i Kwegu (la fotografia del bambino denutrito è di Survival).
Recenti immagini satellitari rivelano che il governo etiope ha già cominciato a riempire il bacino idrico della diga.
“Forse moriremo. Il fiume ci tiene in vita. Dove andremo a vivere se portano via l’acqua dal letto del fiume? Se non ci saranno più pesci, cosa daremo da mangiare ai bambini?” aveva detto un uomo Kwegu in una scioccante video-testimonianza del 2012, quando erano iniziate le
operazioni per spianare la loro terra.
Oggi molti membri della tribù denunciano che i loro alveari sono stati distrutti dalle piantagioni di canna da zucchero del progetto governativo Kuraz e che i raccolti di sorgo piantati lungo le sponde del fiume non sono cresciuti perché non ci sono state le piene stagionali. Per sopravvivere, i Kwegu dipendono dal cibo delle tribù vicine.
“Il governo ci ha detto che dobbiamo vivere in case nuove, ma noi non vogliamo…” ha dichiarato questa settimana a Survival un uomo Suri – un popolo che confina con i Kwegu. “Non hanno cercato di spiegarci cosa stanno facendo, né ci hanno chiesto cosa vogliamo.”
L’Etiopia è uno dei principali paesi beneficiari degli aiuti americani, inglesi, tedeschi e italiani. Di recente, il Dipartimento britannico per lo sviluppo internazionale (Dfid) ha annunciato che smetterà di finanziare un programma collegato ai reinsediamenti forzati delle tribù. L’agenzia britannica non ha, però, ridotto la quantità del suo aiuto all’Etiopia, né ha fatto alcun riferimento al programma di reinsediamento.
“Le agenzie dei donatori devono garantire che i soldi dei contribuenti non siano utilizzati per sostenere governi responsabili dello sfratto dei popoli indigeni dalle loro terre” ha dichiarato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. “Dichiarano di voler aiutare i più poveri – ma chiudono un occhio sulle numerose denunce di violazioni dei diritti umani nella bassa valle dell’Omo, e continuano a sostenere un governo oppressivo determinato a trasformare tribù auto-sufficienti in rifugiati interni dipendenti dagli aiuti.”
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Survival International è il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Aiutiamo i popoli indigeni a difendere le loro vite, a proteggere le loro terre e a determinare autonomamente il proprio futuro. Fondata nel 1969, Survival celebra quest’anno il suo 45° anniversario.