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Firmato il Ceta, ma nessuno si arrenda

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Il primo ministro canadese Trudeau a Bruxelles ha apposto la sua firma sotto il testo del CETA. Il colpo di coda, tanto temuto, è arrivato nonostante la coraggiosa opposizione della Vallonia, che è riuscita comunque a ottenere qualcosa malgrado l’assordante silenzio degli altri Paesi membri (Italia in primis). Ma non è ancora detta l’ultima parola.
Grazie alla forte pressione dei movimenti sociali e delle Campagne Stop TTIP/CETA, alcuni Governi europei e la Commissione Europea sono stati indotti a definire il CETA “accordo misto”, quindi con necessaria ratifica da parte dei Parlamenti nazionali. Un grande risultato per la società civile europea e canadese, che rischiava di vedersi approvato un trattato così controverso e con competenze anche nazionali con la sola ratifica del Parlamento Europeo.
La firma avvenuta il 30 ottobre 2016 è un dato di realtà, ma per l’approvazione definitiva ci vorrà il voto favorevole delle assemblee elettive di tutti i Paesi europei, Italia in primis.
«Per questo il 5 novembre ci mobiliteremo in diverse città italiane per chiedere un dibattito pubblico e parlamentare sul CETA – spiegano dalla Campagna Stop TTIP e Ceta, di cui Terra Nuova fa parte – per chiedere che non venga approvata l’applicazione provvisoria che consentirebbe all’accordo di entrare in vigore anche prima delle ratifiche. Per chiedere, come campagna Stop TTIP, che il nostro Parlamento NON ratifichi l’accordo. C’è bisogno di un’ulteriore spinta dal basso, per evitare che scelte come quella che ha portato alla firma di oggi possa concludersi con conseguenze ancor più pesanti per i lavoratori e le nostre lavoratrici, i mercati locali, i piccoli produttori e le piccole e medie imprese».

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