Francesco Benozzo: «Domani sarò di nuovo in aula, il green pass sanziona senza illecito»
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Mentre l’appello dei docenti universitari contro il green pass superava le mille firme, nell’aula dell’università di Bologna, qualche giorno fa, il professor Francesco Benozzo, docente di filologia e linguistica romanza, veniva allontanato durante una lezione perché sprovvisto di lasciapassare. Domani, martedì 5 ottobre, ha annunciato che sarà di nuovo in aula. Lo abbiamo intervistato. / In fondo all’articolo l’aggiornamento del 5 ottobre.
Mentre l’appello dei docenti universitari contro il green pass superava le mille firme, nell’aula dell’università di Bologna, qualche giorno fa, il professor Francesco Benozzo, docente di filologia e linguistica romanza, veniva allontanato durante una lezione perché sprovvisto di lasciapassare. Domani, martedì 5 ottobre, ha annunciato che sarà di nuovo in aula. Lo abbiamo intervistato.
Professore, lei ha scelto di continuare a presentarsi nell’aula universitaria per insegnare ai suoi studenti senza green pass. Ed è stato allontanato da quell’aula. Torniamo per un momento a monte di quella mattina: quali sono le ragioni che l’hanno indotta a non accettare il provvedimento del lasciapassare introdotto dal governo?
«È dal marzo del 2020 che mi sono esposto pubblicamente per segnalare forti e gravissime strategie manipolative messe in scena su vasta scala da un trinomio di egemonia letale costituito da potere politico, potere scientifico e potere mediatico. Ho pubblicato tre libri, ho mandato appelli alle cinque maggiori cariche dello Stato, ho ideato appelli per la comunità accademica segnalando anomalie narrative, giuridiche ed etiche in quelle che ho definito “prove tecniche di totalitarismo”, ho invitato i colleghi a forme di disobbedienza civile. La faccenda delle norme sul green pass (contro le quali, insieme al collega Luca Marini della Sapienza di Roma e all’avvocato Olga Milanese, ho proposto un referendum abrogativo) è uno degli esiti più allucinanti di queste strategie di controllo, dal momento che, ormai per ammissione degli stessi ideatori del tesserino verde, esso non ha niente a che vedere con questioni di tipo sanitario. Il green pass è uno strumento che sanziona i cittadini in assenza di un illecito. È un fine e non un mezzo, esattamente come i vaccini. Siamo in presenza di uno Stato che affama il popolo sotto ricatto. Qualcosa che, dal punto di vista storico, non si vedeva in Europa dall’epoca pre-risorgimentale».
Cosa ha pensato, provato ed espresso nel momento in cui, senza quella certificazione, ha dovuto uscire dall’ateneo?
«Mi sono sentito rattristato. Non per me (ero lì proprio per farmi espellere, nel tentativo di diventare una scheggia di dissenso e disobbedienza che potesse in qualche modo denunciare una situazione allarmante), ma per il degrado delle università, che non nasce certo in questi mesi. Con le svariate riforme susseguitesi negli anni ci siamo assuefatti a essere delle asettiche tessere di un progetto aziendale governato esclusivamente dall’economia e dal mercato. Il degrado della civiltà occidentale trova nel mondo universitario un termometro veritiero che non lascia spazio ad alibi o giustificazioni. Si tratta di un autentico tradimento dei principi su cui si fonda e per cui è nata».
Lei coltiva passioni, interessi e attività anche al di fuori dell’ambito strettamente accademico: impegno civico, musica, natura e un pensiero critico che si potrebbe definire a tutto tondo e che si comprende leggendo anche i suoi libri e i suoi scritti. Quanto si riconosce in questa società dell’oggi così provata, cambiata, ferita da tutto ciò che è accaduto e che sta accadendo?
«Non mi ci riconosco. I miei poemi e le mie musiche parlano di grandi luoghi e di canti perduti. Gli stessi luoghi e gli stessi canti che accompagnavano Homo sapiens prima dell’avvento del Neolitico, quando – attraverso la creazione di comunità sedentarie, stratificate, maschiliste, dedite all’accumulo di beni e al possesso e fondate su religioni di tipo patriarcale – il nostro declino è incominciato. La poesia, con la sua capacità di nominare il mondo restituendo alle nostre percezioni una parte di ciò che esse hanno perduto, è l’unica risorsa che individuo, insieme all’anarchia, per riscattare la nostra vita su questo pianeta».
Aggiornamento del 5 ottobre:
QUI in questo video quanto accaduto la mattina del 5 ottobre quando il professor Benozzo si è presentato nuovamente in università senza green pass
«La tregua deve reggere, deve diventare permanente, bisogna farsi carico dei bisogni della popolazione. Gaza non può rimanere chiusa in un assedio, e bisogna mettere fine all’espansione degli insediamenti in Cisgiordania»: a dirlo la Rete Disarmo dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
Ad annunciare che la tregua tra Israele e Hamasdovrebbe entrare in vigore domenica 19 gennaio è stato il primo ministro del Qatar. Il governo israeliano ha ratificato l’accordo (aggiornamento 18 gennaio).
La Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri dell’Interno e della Difesa, parte civile nel processo per le proteste in Val Susa, hanno chiesto 7 milioni di risarcimento agli attivisti No Tav.
Il movimento Free Assange, attivo anche in Italia, ha promosso una petizione per chiedere al presidente degli Stati Uniti di concedere la grazia al giornalista Julian Assange.
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