Nonostante la vittoria del sì all’ultimo referendum, le bollette dell’acqua ancora non vengono riviste, e le privatizzazioni non accennano ad arrestarsi. Ecco cosa possiamo fare.
Sull’acqua non si specula, e chi specula è stato sconfitto dall’ultimo referendum, anche se per ora solo sulla carta. Per questo, perché sia rispettato il voto dei cittadini e perché istituzioni e gestori del servizio idrico diano seguito a una revisione delle tariffe che ancora non c’è stata, è partita in tutta Italia la campagna di obbedienza civile Il mio voto va rispettato, promossa dal Forum nazionale dei movimenti per l’acqua.
Orecchie da mercante
«I sì hanno vinto e hanno consentito di abolire dalle bollette quella quota che va a rimpinguare le tasche dei gestori, la cosiddetta quota remunerativa del capitale investito, insomma i profitti» spiega Paolo Carsetti, rappresentante del Forum. «Già in sede di giudizio di ammissibilità, la stessa Corte Costituzionale aveva scritto nella sua decisione che, se i sì avessero prevalso, sarebbe stata subito applicabile la nuova tariffa con lo storno della quota criticata. Ma hanno fatto tutti orecchie da mercante: si rimpallano le responsabilità e nulla si muove, si continua a pagare come prima» ha aggiunto Carsetti.
Unica eccezione in tutto il Paese è rappresentata dall’Ato (Agenzia di Ambito) bellunese che invece ha proceduto, dietro sollecitazione delle associazioni e dei comitati cittadini. «E dire che abbiamo scritto immediatamente a tutte le Agenzie di Ambito italiane diffidandole, ma molte non ci hanno nemmeno risposto» spiega ancora il rappresentante del Forum. Ora la protesta si fa serrata, il Forum per l’Acqua ha istituito sportelli quasi in tutte le città italiane per assistere i cittadini e per fornire suggerimenti e consigli pratici, perché di fronte a colossi privati e istituzioni pubbliche che si permettono di ignorare una sentenza della Corte Costituzionale e il voto dei cittadini, la mobilitazione è indispensabile e può fare la differenza. Tutti possono aderire alla campagna, che è stata chiamata di «obbedienza civile» proprio perché «in questo modo i cittadini danno essi stessi attuazione agli esiti referendari» dice Carsetti.
Cosa fareIn sostanza, il Forum invita i cittadini a inviare una lettera al gestore del servizio idrico della sua zona e all’Ato territoriale, sottolineando che si stanno ancora ricevendo bollette dalle quali non è stata tolta la quota di remunerazione del capitale che va al gestore e invitando gli enti e le società a provvedere. Il cittadino, seguendo i suggerimenti del Forum, può anche scrivere che, in caso di immobilismo, ricalcolerà lui stesso la nuova tariffa e provvederà a pagare solo quella. Le modalità con cui ricalcolarla le fornisce lo stesso Forum sul proprio sito web
www.acquabenecomune.org.
È stato anche attivato il sito specifico della campagna,
www.obbedienzacivile.it, in cui si trova materiale informativoe si può inoltrare la richiesta d’aiuto, di informazioni o consulenza allo sportello territoriale più vicino.
«Sono già migliaia i reclami inviati dagliutenti ai gestori e agli Ato e in alcune zone hanno già iniziato a essere ricalcolate le tariffe» aggiunge Carsetti. «Chiaramente il nostro sostegno è totale e abbiamo anche un pool di avvocati che si sono messi a disposizione per studiare tutti i vari casi specifici e per organizzare un eventuale contrattacco, qualora i gestori dovessero minacciare azioni legali o pretendere il pagamento di quanto stornato in maniera coatta con strumenti quali il decreto ingiuntivo».
La privatizzazione non si è fermata
Tuttavia il mancato storno dalla bolletta della quota per la remunerazione del capitale non è il solo torto che si rimprovera alle istituzioni; la privatizzazione dei servizi locali infatti non si è affatto fermata. «Il quesito sulla tariffa era il numero due» spiega ancora Carsetti, «ma c’era anche il numero uno, che invece riguardava l’abrogazione del decreto che imponeva la privatizzazione dei servizi locali, tra cui quello idrico. Anche in questo caso hanno vinto i sì, ma la norma è stata riproposta dal governo Berlusconi, copiando persino ampie parti di testo, con il cosiddetto decreto di ferragosto, che all’articolo 4 ha inserito nuovamente la norma sulla privatizzazione, semplicemente escludendo il servizio idrico.
Eppure quel quesito abrogato riguardava tutti i servizi locali, per esempio anche la gestione dei rifiuti». Poi è arrivata la legge di stabilità che ha addirittura minacciato di commissariamento gli enti locali che non avessero proceduto a mettere sul mercato le quote delle aziende pubbliche che ancora possedevano. Ultimo in ordine di tempo il decreto sulle liberalizzazioni del governo Monti, che riprende l’articolo 4 del decreto di ferragosto e lo ripropone andando nella medesima direzione del governo Berlusconi. Insomma, un dedalo da cui si può uscire solo facendo comprendere, soprattutto alle istituzioni, a chi appartiene la sovranità in Italia, almeno fino a che sopravviverà la Costituzione.
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