Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono diventate patrimonio dell’umanità: l‘Unesco lo ha annunciato in Azerbaigian, alla 43a sessione del Comitato. Ma gli ambientalisti non ci stanno: «Premiate le monocolture industriali che mettono a rischio l’ambiente».
Il Comitato Marcia Stop Pesticidi ha reagito alla notizia affermando che si tratta della «vittoria dei “Signori dei vigneti”, di quell’ampio fronte politico ed economico che ha voluto a tutti i costi questo riconoscimento. Una battaglia vinta per qualcuno, che rischia di diventare la sconfitta per il territorio e per le popolazioni».
Una quarantina di associazioni – fra cui Pesticides Action Network (PAN Italia), WWF, Legambiente, Marcia Stop pesticidi, Colli Puri, ecc. – si erano già formalmente schierate contro la candidatura e avevano consegnato all’Unesco tutta la documentazione per spiegare dettagliatamente i motivi della loro contrarietà.
«Monocoltura industriale che fa uso smodato di pesticidi»
«Le colline di Conegliano Valdobbiadene sono ormai diventate il simbolo di una monocoltura vinicola industrializzata che fa un uso smodato di pesticidi, cancella la biodiversità, mette sempre più a rischio la qualità delle acque, del suolo e soprattutto la salute delle comunità locali – ha commentato l’oncologa Patrizia Gentilini, membro di Isde, l’associazione Medici per l’Ambiente – L’espansione dei vigneti non risparmia nessuno, neppure le aree in prossimità di scuole ed asili, come dimostra la vicenda dell’asilo di San Giacomo, dove i genitori sono scesi in campo per evitare l’ennesimo vigneto confinante con l’asilo, forti anche di una specifica sentenza del Tar che chiedeva il ripristino dello status quo ad area verde o l’obbligo ad a sole coltivazioni certificate biologiche».
«Rischio per i tumori infantili»
«Un’ampia letteratura scientifica attesta ormai come l’esposizione residenziale (valutata in genere entro 2 Km dall’abitazione) ad
erbicidi, insetticidi, fungicidi ampiamente usati anche nella viticoltura intensiva, rappresenti
un importante fattore di rischio per la comparsa di tumori infantili, malformazioni, autismo, deficit di attenzione ed iperattività e diminuzione del quoziente intellettivo – prosegue la dottoressa Gentilini – E’ davvero quindi poco comprensibile come l’Unesco trascuri queste istanze fondamentali e dimentichi che il paesaggio del Prosecco è in realtà messo a repentaglio,
come un recente articolo sul Washington Post ha denunciato nel gennaio scorso. Riprendendo uno studio dell’Università di Padova si denuncia infatti che l’erosione e la perdita di suolo a causa dei vigneti del prosecco è assolutamente
insostenibile, dato che l’“industria” del prosecco è responsabile del
74% dell’erosione totale del suolo e l’impronta annuale del terreno per bottiglia pari a circa 4,4 kg! Eppure anche i vigneti del Prosecco potrebbero ridurre la loro perdita di suolo, ad esempio lasciando l’erba tra i filari di vigna si ridurrebbe l’erosione del
50%, ma anche includendo piantumazione di siepi intorno a vigneti, vegetazione lungo le sponde di fiumi e torrenti per evitare che il terreno si lavi via. Ma soprattutto ripristinando la fertilità dei suoli e facendola finita con un sistema agricolo che non fa solo guerra alla natura, ma anche alle persone».
Cunial: «Non c’è nulla da festeggiare»
«Con il riconoscimento attribuito alle colline del prosecco dall’Unesco, la monocoltura industriale basata su un ampio uso di pesticidi e responsabile dell’avvelenamento del suolo e delle acque, delle persone e della vita, nonché dell’erosione del suolo e della scomparsa della biodiversità è divenuta Patrimonio dell’Umanità. E su questo da brindare non c’è nulla» ha dichiarato senza mezzi termini Sara Cunial, parlamentare del Gruppo Misto.
«Mentre gli abitanti delle terre del prosecco non possono neanche aprire le finestre, passeggiare fuori di casa o far giocare i bambini in giardino c’è chi esulta per un’assegnazione che di meritato e meritevole non ha proprio niente. La gioia di
Zaia, diffusa dai media e condivisa da colleghi e associazioni di categoria, è oltraggiosa nei confronti di tutte quelle persone che a causa di questa produzione hanno perso la propria salute e le proprie libertà e offensiva rispetto a tutti i contribuenti italiani. In questi anni a questa produzione sono stati concessi milioni di fondi pubblici serviti solamente a implementare veleni e devastazione. Non un euro è stato utilizzato nella creazione di un modello sistemico e sostenibile in grado di dare benessere e ricchezza a tutti. Niente di nuovo quindi rispetto al solito sfruttamento irresponsabile, prono al profitto qui e ora e tipico del governo leghista del nostro territorio basti ricordare la gestione
#Pedemontana,
#Pfas e
#Mose o i tanti altri scempi pagati carissimi dai cittadini, sempre in secondo piano rispetto agli interessi di quei pochi che sulla nostra terra speculano e lucrano da anni».
«A questi e con questi oggi Zaia brinda irridendo così un’intera popolazione stremata dall’aumento di carcinomi e di patologie legate ai fitofarmaci, da una vita ormai barricata in casa o in fuga dalla propria terra – prosegue Cunial – Terra ormai sterile, incapace di produrre se non vini avvelenati o alimenti dopati da queste sostanze. E così mentre la Lega continua a inneggiare all’autonomia, il Veneto sta perdendo l’autonomia più importante di tutte: quella alimentare. Spodestata dall’avidità e dall’inettitudine di chi forse pensa, un giorno, di mangiarsi quegli stessi soldi per cui ora sta svendendo la propria terra».