Greenpeace: «A Sanremo non dovrebbe esserci spazio per chi contribuisce al cambiamento climatico»
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«ENI è il principale emettitore di CO₂ del nostro Paese e i suoi piani prevedono di continuare a investire sui combustibili fossili -scrive Greenpeace – Anche se la multinazionale prova a dipingersi come attenta all’ambiente, sappiamo che per ogni euro investito in Plenitude, ENI ha investito 15 euro in petrolio e gas. Inoltre, poiché la gran parte degli investimenti di Plenitude sono diretti ad attività energetiche non rinnovabili, possiamo stimare che per ogni euro investito da ENI in fonti fossili meno di sette centesimi vengono investiti in energie rinnovabili. Le emissioni dell’azienda potrebbero essere evitate se ENI cambiasse il proprio piano industriale e abbandonasse le fonti fossili perseguendo gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima. Per questo motivo, lo scorso maggio Greenpeace Italia, ReCommon e dodici cittadine e cittadini italiani hanno presentato “La Giusta Causa”, una causa civile nei confronti di ENI e, in quanto azionisti rilevanti, del Ministero dell’Economia e delle Finanze e di Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. L’intento è obbligare l’azienda a cambiare il suo modello industriale per non aggravare ulteriormente la crisi climatica a cui ha consapevolmente contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni. La prima udienza de “La Giusta Causa” si terrà il prossimo 16 febbraio presso il tribunale di Roma».