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Greenpeace: «A Sanremo non dovrebbe esserci spazio per chi contribuisce al cambiamento climatico»

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Greenpeace Italia denuncia «la nuova operazione di greenwashing di ENI, tra i principali sponsor del festival di Sanremo  per il terzo anno consecutivo. Per l’edizione 2024, ENI addirittura raddoppia: per fingersi green, il colosso del petrolio e del gas è infatti presente sul palco dell’Ariston sia con Plenitude che con Enilive». E al festival arriva la protesta contro il rigassificatore a Vado.
Greenpeace: «A Sanremo non dovrebbe esserci spazio per chi contribuisce al cambiamento climatico»
Greenpeace Italia denuncia «la nuova operazione di greenwashing di ENI, tra i principali sponsor del festival di Sanremo  per il terzo anno consecutivo. Per l’edizione 2024, ENI addirittura raddoppia: per fingersi green, il colosso del petrolio e del gas è infatti presente sul palco dell’Ariston sia con Plenitude che con Enilive».
«Mentre assistiamo all’aggravarsi della crisi climatica in Italia e nel mondo, ENI continua a inquinare promuovendo un’immagine green che non trova riscontro nella realtà», dichiara Federico Spadini, campagna clima di Greenpeace Italia. «Il greenwashing di ENI è subdolo e diffuso, con sponsorizzazioni di eventi culturali e manifestazioni sportive, accordi con scuole e università, pubblicità sui media per condizionare l’informazione sul clima. Il Festival di Sanremo non dovrebbe più accettare finanziamenti da un’azienda come ENI».

«ENI è il principale emettitore di CO₂ del nostro Paese e i suoi piani prevedono di continuare a investire sui combustibili fossili -scrive Greenpeace – Anche se la multinazionale prova a dipingersi come attenta all’ambiente, sappiamo che  per ogni euro investito in Plenitude, ENI ha investito 15 euro in petrolio e gas. Inoltre, poiché la gran parte degli investimenti di Plenitude sono diretti ad attività energetiche non rinnovabili, possiamo stimare che per ogni euro investito da ENI in fonti fossili meno di sette centesimi vengono investiti in energie rinnovabili. Le emissioni dell’azienda potrebbero essere evitate se ENI cambiasse il proprio piano industriale e abbandonasse le fonti fossili perseguendo gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima. Per questo motivo, lo scorso maggio Greenpeace Italia, ReCommon e dodici cittadine e cittadini italiani  hanno presentato “La Giusta Causa”, una causa civile nei confronti di ENI e, in quanto azionisti rilevanti, del Ministero dell’Economia e delle Finanze e di Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. L’intento è obbligare l’azienda a cambiare il suo modello industriale per non aggravare ulteriormente la crisi climatica a cui ha consapevolmente contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni. La prima udienza de “La Giusta Causa” si terrà il prossimo 16 febbraio presso il tribunale di Roma».

E davanti all’Ariston è anche arrivata la protesta dei cittadini contro il rigassificatore a Vado Ligure.

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